Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Marsala, Sara Quittino, ha archiviato il procedimento penale avviato due anni fa nei confronti di due coniugi, lui di Marsala e lei ucraina, che nel gennaio 2022 avevano presentato al consolato italiano a Kiev la richiesta di trascrizione nei registri anagrafici italiani di un bambino nato in Ucraina con la tecnica della “maternità surrogata”.
Le pratiche di surrogazione della maternità sono consentite dalla legge ucraina, ma in Italia è un reato punito con la reclusione fino a 6 anni e multa da 600 mila a un milione di euro. A difendere i coniugi sono gli avvocati Giovanni Galfano e Andrea Accardi, del Foro di Marsala, che davanti al gip hanno sostenuto “l’insussistenza della competenza del giudice italiano, che la maternità surrogata in Ucraina è legale, che nella formazione dell’atto di nascita del neonato non era stato dichiarato il falso e non erano stati utilizzati documenti falsi e che la Corte europea in diverse pronunce ha ritenuto legittime le tecniche di procreazione assistita nel preminente interesse dei bambini”. I legali spiegano che il bimbo era stato già iscritto nel 2022 all’anagrafe italiana, all’ambasciata d’Italia a Kiev, e la stessa ambasciata aveva segnalato il caso alla procura di Marsala, luogo di residenza del padre.