Il 15 settembre saranno passati 30 anni dal martirio di Padre Pino Puglisi. “Me l’aspettavo – Il sorriso di Don Puglisi’’ è il documentario sulla vita del primo martire della Chiesa ucciso dalla mafia che, a distanza di un mese dalla messa in onda in seconda serata su Rai Uno che ha fatto registrare più del 9 per cento di share e un milione di telespettatori, fa ancora centinaia di accessi quotidiani sulla piattaforma on demand Raiplay.
Prodotto da Officina della Comunicazione in collaborazione con Rai Documentari, con il contributo dell’Assemblea Regionale Siciliana e della Sac – Aeroporto di Catania, il lungometraggio, scritto da Matteo Billi e diretto da Simone Manetti, racconta la vita di Don Pino Puglisi attraverso le testimonianze di chi ha lavorato e vissuto al suo fianco: suore e sacerdoti a lui vicini; i ragazzi di Brancaccio salvati dalla strada, oggi diventati adulti; i giornalisti che hanno documentato il contesto sociale e criminale in cui operava Puglisi; gli uomini che, in Vaticano, hanno gestito e condotto il processo di beatificazione di Don Pino, celebrato il 25 maggio del 2013.
Nel documentario, attraverso la registrazione delle deposizioni del killer Salvatore Grigoli, oggi collaboratore di giustizia, è possibile ascoltare la ricostruzione dell’agguato mortale del 15 settembre 1993 nel quartiere Brancaccio di Palermo.
Nella sala Piersanti Mattarella di Palazzo dei Normanni, alla proiezione di un estratto del documentario è seguito un dibattito moderato da Emiliano Abramo, presidente della Comunità di Sant’Egidio di Catania. Tra i relatori, in collegamento Monsignor Domenico Mogavero, vescovo emerito di Mazara del Vallo, oltre a Monsignor Dario Edoardo Viganò, vice cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e presidente della Fondazione Memorie audiovisive del cattolicesimo, Nicola Salvi ed Elisabetta Sola, amministratori di Officina della Comunicazione e, infine, David Perluigi, direttore esecutivo di Loft Produzioni.
“Dobbiamo tornare a parlare con chi vive nella povertà – sottolinea Abramo – in una Sicilia complicata, per trovare la bussola per venire fuori dalla lunga notte. Dobbiamo ripensare gli aiuti alle fasce più deboli della società, rivedere le soluzioni contro l’emergenza abitativa. Le alternative ci sono. Bisogna crederci e lavorare insieme”.