Negli ultimi anni, il Sistema Sanitario Nazionale (Ssn) si è trovato ad affrontare una crescente carenza di personale medico. Un problema acuito dall’invecchiamento della popolazione, dai pensionamenti e da una generale insufficienza di nuove leve nei reparti ospedalieri. In risposta a questa emergenza, sempre più medici stranieri sono stati integrati nel Sistema per coprire i vuoti lasciati nei presidi sanitari, specialmente nel Sud. Tuttavia, una particolarità caratterizza una parte significativa di questi professionisti stranieri: molti di loro non sono iscritti negli Ordini dei Medici.
La situazione in Sicilia è un esempio emblematico delle difficoltà che molte regioni italiane stanno affrontando. Il Ssn, in un contesto globale, deve bilanciare qualità e flessibilità. I medici italiani, quindi, chiedono procedure chiare per riconoscere i titoli dei colleghi stranieri e iscriversi all’Ordine dei Medici. Questo processo garantirebbe che tutti i professionisti operanti nel Ssn abbiano competenze uniformi e siano sottoposti al controllo deontologico da parte degli Ordini professionali.
“Quando un medico entra nel nostro territorio nazionale con un titolo di studio conseguito all’estero, questo deve essere notificato al Ministero della Ricerca Scientifica e al Ministero della Sanità. Questi enti valutano se le competenze sono state acquisite in modo conforme agli standard europei”, spiega il presidente dell’Ordine dei medici di Palermo Toti Amato, componente del direttivo Fnomceo.
“Tuttavia, in diversi casi, si è bypassata questa procedura. Alcune regioni, come Calabria, Sicilia, Puglia, Lombardia e Veneto, hanno assunto questi medici con certificazioni estere bypassando un controllo adeguato. Questo comporta che tali medici non siano iscritti all’Ordine, che ha il compito di garantire ai cittadini la competenza e la professionalità dei professionisti sanitari – prosegue -. Recentemente, una delibera della Regione Lombardia ha proposto di estendere questa situazione di emergenza fino al 2027. Questo crea disparità: i medici che conseguono il titolo in Italia devono passare attraverso l’Ordine, mentre i medici stranieri possono operare senza lo stesso controllo. È una situazione che rischia di compromettere la tutela della salute pubblica”.
“Noi, come Federazione nazionale, siamo pronti a opporci, anche ricorrendo alla magistratura o al Consiglio di Stato, per stabilire la correttezza di tali decisioni amministrative – conclude -. L’Ordine dei Medici non difende i medici, ma tutela la loro professionalità a garanzia della salute dei cittadini”.