Il Sud sta dimostrando una sorprendente capacità di crescita nel settore delle medie imprese industriali, con un’accelerazione notevole rispetto al Centro-Nord del Paese. Secondo l’ultimo rapporto presentato a Catania e realizzato dall’Area Studi di Mediobanca, dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere, le imprese meridionali stanno registrando risultati significativamente positivi.
Nel dettaglio, l’87% di queste medie imprese del Sud prevede un aumento di fatturato entro la fine dell’anno, in netto contrasto con il 76% delle aziende del Centro-Nord. Ancora più impressionante è la previsione per le esportazioni, con il 92% delle imprese meridionali che prevede aumenti, rispetto all’81% del Centro-Nord.
I dati dello studio
Questo quadro positivo è confermato dai dati che mostrano che queste realtà produttive, seppur rappresentando solo il 12,6% del valore aggiunto manifatturiero totale del Mezzogiorno con appena 361 imprese, stanno giocando un ruolo chiave nella dinamica economica dell’area. In particolare, in Sicilia, circa una quarantina di queste imprese contribuiscono con un fatturato aggregato di 1,8 miliardi di euro e impiegano oltre 4.500 unità di lavoro.
Guardando al futuro, emerge un ottimismo ancora più marcato tra le imprese meridionali, con il 40% che prevede un aumento significativo della propria quota di mercato, in netto contrasto con il 22,9% delle imprese delle altre aree d’Italia. Questo atteggiamento positivo si traduce in scelte strategiche mirate, con sei imprese su dieci che pianificano investimenti nel digitale e nella sostenibilità entro il 2025.
Tuttavia, non tutte le imprese del Sud stanno adottando la stessa strategia. Circa il 40% di esse non ha ancora investito nella “Duplice Transizione” o non ha intenzione di farlo, principalmente a causa di barriere economiche che frenano oltre la metà di queste aziende dal compiere investimenti 4.0. Le barriere culturali rappresentano un ostacolo significativo alla Transizione Green, con il 38% delle imprese del Sud e il 33% delle altre imprese che riconoscono questo elemento come principale freno.
Medie imprese del Mezzogiorno dinamiche e flessibili, anche più del Centro-Nord
La dinamicità delle medie imprese del Mezzogiorno emerge chiaramente dai risultati ottenuti nell’ultimo decennio. Tra il 2012 e il 2021, queste aziende hanno registrato una crescita del fatturato del 44,4%, superiore al 40% delle altre. La loro produttività è cresciuta del 33,1%, rispetto al +31% del resto d’Italia, mentre la competitività è aumentata di 29,6 punti percentuali rispetto a un incremento di 15,3 punti percentuali delle altre, con un notevole ampliamento della forza lavoro (+29,3% contro +20,7%).
Il 2022 si è chiuso con ulteriori successi per le imprese meridionali, che hanno registrato un incremento del fatturato nominale del +20,9%, superando le performance delle altre aree (+16,1% nominale, +1,4% reale). Le vendite oltreconfine hanno visto le imprese del Mezzogiorno chiudere il 2022 con un +25,4% nominale (+10,2% reale), sovraperformando rispetto alle altre aree (rispettivamente +15,7% e +1,7%). Queste performance sono particolarmente significative considerando il contesto non sempre favorevole, come dimostrato dal fatto che nel decennio 2012-2021, il livello di tassazione delle medie imprese meridionali è risultato più elevato rispetto al resto d’Italia, con un valore medio del 32,7% contro il 29,9%.
Le medie imprese meridionali stanno guardando al futuro con ambizione, ritenendo strategico l’incremento della dimensione aziendale e favorendo l’ingresso di competenze più evolute nei propri CdA. Il Capitale Umano è identificato come il più importante tra i ‘capitali’ strategici per lo sviluppo futuro, con il 48,6% di esse che ritiene utile incrementare la dimensione aziendale e favorire l’ingresso di competenze più avanzate nei CdA.
Sostenibilità aziendale, transizione digitale ed ecologica e great resignation: elementi chiave del futuro
La sostenibilità è un elemento chiave nelle politiche aziendali delle medie imprese del Mezzogiorno, con il 62,9% che considera le tematiche ESG come un trend destinato a perdurare e a fornire un vantaggio competitivo. Anche in questo ambito, le imprese meridionali mostrano un atteggiamento proattivo, con il 65,6% che adotta questa prospettiva, mentre il 38% investirà in digitale e sostenibilità entro il 2025.
Tuttavia, emerge anche un lato più cauto, con il 27% delle imprese meridionali che non ha investito nel passato nella “Duplice Transizione” e non intende farlo in futuro. Le barriere economiche rappresentano un ostacolo per oltre il 50% di queste imprese, mentre le questioni culturali frenano prevalentemente la Transizione Green (38%).
Infine, le imprese del Mezzogiorno stanno cercando soluzioni per affrontare la “great resignation” (grandi dimissioni), fenomeno che coinvolge un’azienda su tre. Il 29% di esse non adotta ancora politiche per trattenere i talenti, ma quando decidono di farlo, la leva salariale rimane lo strumento principale (29%), seguito dai benefit aziendali (21%).
“Le medie imprese sono un universo composto ancora da poche aziende nel Mezzogiorno, ma stanno dimostrando di potere fare la differenza per sostenere lo sviluppo del Sud e recuperare il ritardo accumulato con il resto del Paese, anche grazie ad una loro elevata propensione ad investire nella Duplice Transizione e sui temi ESG”, ha sottolineato il presidente di Unioncamere Andrea Prete che ha aggiunto: “per questo vanno incoraggiate, anche attraverso una più equa fiscalità, affinché possano proliferare numericamente e contribuire a creare nel Meridione un tessuto produttivo più solido e competitivo a vantaggio dell’Italia intera.”
“Non esiste un unico Mezzogiorno a cui attribuire un’indiscriminata etichetta di area depressa e senza speranza, ma più Mezzogiorni, alcuni dei quali intraprendenti e ponte di collegamento con il Nord. La provincia di Catania, ad esempio, ha una densità imprenditoriale superiore a quella di Forlì-Cesena, Pesaro-Urbino e Parma. È fondamentale valorizzare le iniziative imprenditoriali di successo del Sud, certamente nell’ambito delle medie imprese, e diffonderle nelle aree meno sviluppate, ha affermato direttore dell’Area Studi Mediobanca, Gabriele Barbaresco.
“Ospitare oggi la presentazione del rapporto sulla competitività delle medie imprese del Mezzogiorno d’Italia è per la Camera di Commercio del Sud Est Sicilia un momento di passaggio strategico quasi a sancire una nuova e più vigorosa ripartenza dopo l’impasse degli ultimi anni” ha evidenziato Antonio Belcuore, Commissario straordinario della Camera di Commercio del Sud Est Sicilia.
“Sarà anche il giusto momento di confronto – ha aggiunto – per fare emergere con sempre più convinzione la vitalità e la complementarità produttiva dei territori del Sud Est Sicilia e la visione di sviluppo comune che oggi il mercato richiede”.
In conclusione, le medie imprese del Mezzogiorno stanno emergendo come attori chiave nella crescita economica dell’area, dimostrando una notevole dinamicità e capacità di adattamento alle sfide contemporanee. La loro visione ambiziosa, focalizzata sulle dimensioni aziendali e sull’innovazione, potrebbe contribuire in modo significativo al rafforzamento dell’economia meridionale e nazionale.
Fonte dati:
- comunicato stampa
- report integrale medie imprese del Mezzogiorno
- Il Mezzogiorno e la forza di vincere i ‘venti contrari’ – Gabriele Barbaresco (Direttore Area Studi Mediobanca)
- Le medie imprese del Mezzogiorno e il ruolo dei ‘capitali strategici – Emanuela Salerno (Senior Analyst di Area Studi Mediobanca)