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Il report

Sicilia e qualità della vita: una partita a perdere se non si inverte la rotta

giovedì 7 Dicembre 2023
Report "BesT" Sicilia

IlSicilia.it ha analizzato i dati della Sicilia e delle nove province del “Report BesT” dell’Istat che presenta il profilo di benessere della regione e delle sue province sotto vari aspetti: la posizione nel contesto nazionale ed europeo, i punti di forza, gli svantaggi, le disparità territoriali, le evoluzioni recenti. Queste letture, proposte annualmente, si completano con alcuni indicatori sul territorio, la popolazione, l’economia.

Il sistema di indicatori BesT, riferiti alle province e città metropolitane italiane, che l’Istat diffonde annualmente dal 2018, comprende un ampio set delle misure del Benessere equo e sostenibile (Bes) e le integra con ulteriori indicatori di benessere in grado di cogliere le specificità locali. Nell’edizione 2023 gli indicatori sono in totale 70, distribuiti in 11 dei 12 domini del Bes1.

I Report BesT sono disponibili alla pagina Il Bes dei Territori del sito web dell’Istat, dove è possibile accedere anche ai dati, ai metadati e agli strumenti di esplorazione e visualizzazione interattiva degli indicatori BesT.

 

I dati della Sicilia

 

Considerando le posizioni occupate dalle province della Sicilia nella distribuzione nazionale, la regione mostra un livello di benessere relativo ancora più basso di quello registrato nel complesso dei territori del Mezzogiorno . Nell’ultimo anno di riferimento dei dati, il 53,7 per cento delle misure delle province siciliane si colloca nei due livelli meno favorevoli, a fronte di un corrispettivo pari al 47,1 per cento per il Mezzogiorno e al 33,9 per cento per l’Italia.

All’opposto, nella regione la quota degli indicatori presenti nei due livelli di benessere relativo più alti è pari al 26,1 per cento, in linea con quella della ripartizione (26,4 per cento), ma considerevolmente inferiore a quella media nazionale (42,7 per cento).

Questi dati danno conferma della situazione in termini di benessere e qualità della vita, con i dati pubblicati il 20 novembre da ilSicilia.it realizzata da Italia Oggi – Ital Communications, e del successivo report pubblicato sulla “Qualità della vita 2023”  pubblicato il 4 dicembre dal Sole 24 Ore.

 

Il Bes dei territori: Sicilia

 

Fra le province si evidenzia una relativa omogeneità in riferimento alle due classi di benessere più elevate, cui si contrappone una considerevole eterogeneità per i due livelli più bassi. Considerando congiuntamente le quota di indicatori nelle classi alta e medio-alta, il range oscilla tra il 28,8 per cento dell’area metropolitana di Messina e il 23,0 per cento di quella di Palermo, descrivendo una bassa variabilità tra i territori.

Siracusa

Per contro, per i due livelli di benessere relativo più bassi la differenza tra Siracusa (61,7 per cento) da un lato, e Ragusa e Palermo dall’altro (49,2 per cento), risulta più ampia (12,5 punti percentuali). Anche Agrigento è tra le province maggiormente penalizzate, contando il 60,7 per cento degli indicatori nelle classi di coda.

 

Caltanissetta

Da notare il posizionamento di Caltanissetta che, tra le province siciliane, mostra le incidenze più elevate nelle due classi estreme, la bassa (43,3 per cento) e l’alta (20,0 per cento), con valori di molto superiori alle medie di confronto. Rispetto al 2019, nella regione si evidenzia una riduzione della quota di indicatori che ricadono nelle due classi di benessere più elevate pari a -5,0 punti percentuali, a cui si accompagna un calo delle frequenze registrate nelle due classi più basse (-2,6 punti percentuali). In sintesi, la regione mostra un parziale riposizionamento verso il livello medio di benessere relativo che interessa tutte le province dell’isola.

ragusa-ibla-
Ragusa Ibla

Emerge in positivo la provincia di Ragusa che è l’unica a registrare una diminuzione della quota di indicatori nelle classi bassa e medio-bassa (-13,1 punti percentuali rispetto al 2019) e un lieve aumento nelle due classi alte (+1,6).

Enna

Di contro, il calo più evidente nella parte alta della distribuzione si registra a Enna (-9,8 punti percentuali la frequenza nelle due classi di testa), seguita dalla città metropolitana di Palermo (-7,0 punti). Considerando ancora le differenze temporali, si osserva un aumento della quota di indicatori nelle classi basse fra le province di Siracusa, Messina e Agrigento in controtendenza rispetto alla dinamica regionale.

 

Le misure che indicano uno svantaggio sono molto più frequenti. Il 53,7 per cento delle misure relative alle province siciliane si concentra nella coda della distribuzione nazionale, ovvero nelle due classi di benessere
relativo medio-bassa e bassa. Se si considera soltanto la classe di benessere bassa, l’incidenza degli svantaggi nella regione (31,8 per cento) supera di 8,4 punti percentuali quella del Mezzogiorno (23,4 per
cento) e di 16,7 punti percentuali quella dell’Italia (15,1 per cento).

 

I RISULTATI

 

Nell’ultimo anno i livelli di benessere relativo più elevati si osservano nelle province di Messina (28,8 per cento degli indicatori nelle classi di benessere relativo alta e medio-alta), Ragusa e Enna (rispettivamente
con il 27,9 e 27,8 per cento).

 

I punti di forza

 

 

I domini Sicurezza e Politica e istituzioni rappresentano gli ambiti nei quali le province siciliane detengono i livelli più elevati di benessere relativo, con quote pari rispettivamente al 33,3 per cento e 20,5 per cento di posizionamenti nella classe alta e al 25,9 e 38,6 per cento in quella medio-alta.

Anche per gli indicatori relativi all’Ambiente le province siciliane riportano discreti risultati, con il 36,5 per cento delle misure nelle classi alta e medio-alta, a fronte tuttavia di un 39,4 per cento di posizionamenti nelle due classi di coda.

 

I punti di debolezza

 

 

Le province più svantaggiate della regione sono Siracusa e Agrigento, che nell’ultimo anno si trovano nelle due classi di coda della distribuzione nazionale per il 61,7 per cento e per il 60,6 degli indicatori, seguite da Catania (55,8 per cento).

Nel dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita il 75,9 per cento degli indicatori ricade nelle due classi di benessere più basse (la metà in quella di coda) e nessun indicatore si riscontra nelle classi alta e medio-alta. Nel dominio Benessere economico il 75,0 per cento degli indicatori è nelle due classi di coda. Anche nel Paesaggio e patrimonio culturale le province siciliane si posizionano prevalentemente su livelli di benessere relativo bassi e medio-bassi (74,1 per cento), come del resto la maggioranza delle province italiane (75,1 per cento) e del Mezzogiorno (86,0 per cento).

Infatti, a livello nazionale, tutti e tre gli indicatori considerati per misurare questo dominio si distribuiscono in maniera fortemente asimmetrica, con poche province su livelli molto elevati e a notevole distanza da tutte le altre.

 

Le disuguaglianze territoriali

 

Le differenze tra i livelli di benessere delle province con i risultati migliori e quelle con i risultati peggiori sono significative in tutti i domini, ad eccezione del dominio Benessere economico, dove gli indicatori denotano divari più contenuti.

 

Dominio Innovazione e Ricerca

 

Nel dominio Innovazione, ricerca e creatività la larga maggioranza dei risultati (94,4 per cento) colloca le province siciliane nelle due ultime classi, con Palermo che, tuttavia, si inserisce in testa alla distribuzione nazionale per quota di addetti nelle unità locali delle imprese culturali e creative.

I maggiori squilibri si osservano nei profili della provincia di Caltanissetta, che presenta la più alta percentuale di indicatori nelle due classi estreme.

 

Salute e Istruzione: grandi criticità

 

Nell’ultimo anno disponibile, il profilo della Sicilia nel dominio Salute ricalca quello della ripartizione di appartenenza con la quasi totalità degli indicatori, al netto di quello relativo alla mortalità per demenza malattie del sistema nervoso (65 anni e più), che mostrano livelli di benessere inferiori alla media nazionale. A fronte di valori regionali non soddisfacenti, tutti gli indicatori del dominio denotano ampi divari tra le province dell’isola, per molte delle quali si osservano svantaggi ancor più rilevanti in rapporto ai corrispettivi valori nazionali. Al tempo stesso, le province con i risultati migliori mostrano penalizzazioni molto contenute e qualche posizione di vantaggio.

Lo svantaggio più consistente in confronto al corrispettivo dato nazionale si registra nella speranza di vita alla nascita, che si attesta sui 81,3 anni, inferiore di 1 anno e 4 mesi rispetto alla media nazionale.

Enna, Messina e Siracusa sono tra le province più colpite. Tuttavia, Ragusa si distingue con una speranza di vita di 82,1 anni, la migliore nell’isola, anche per una bassa mortalità evitabile (17,2 per 10.000), mentre Siracusa mostra una situazione critica (20,4).

La mortalità infantile è superiore alla media nazionale, con Agrigento particolarmente colpita (6,9 per mille). La mortalità stradale dei giovani nel 2021 è di 0,8 decessi per 10.000, con Ragusa in evidenza (2,3) e Siracusa con il valore più basso (0,4).

Il tasso di mortalità per tumore nelle persone di 20-64 anni è superiore alla media nazionale, con Catania e Siracusa tra le province più penalizzate. Le province di Agrigento e Ragusa presentano risultati migliori, con una riduzione nella mortalità negli ultimi anni.

Per quanto riguarda le demenze e le malattie del sistema nervoso nelle persone con 65 anni e oltre, la Sicilia mostra una penalizzazione inferiore alla media nazionale. La provincia di Messina registra il tasso più basso, mentre Palermo mostra un aumento rispetto al 2019.

 

 

Quasi tutti gli indicatori del dominio Istruzione e Formazione invece posizionano la Sicilia su livelli inferiori a quelli del Mezzogiorno e ancora di più rispetto alla media nazionale. L’unica eccezione è rappresentata dalla partecipazione al sistema scolastico dei bambini di 4-5 anni (93,7 per cento), indicatore che si allinea a quello dell’Italia (+0,9 punti percentuali), ma denota uno svantaggio della regione nel confronto con la media del Mezzogiorno (95,8 per cento).

I maggiori divari si rilevano nella quota dei giovani che non lavorano e non studiano (NEET), che in Sicilia nel 2022 è pari al 32,4 per cento (13,4 punti percentuali più elevata che in Italia), nei livelli di istruzione degli adulti con percentuali di persone di 25-64 anni con almeno il diploma (52,4 per cento) di persone di 25-39 anni laureate (19,4 per cento) che sono inferiori dei corrispettivi nazionali rispettivamente di 10,6 e 9,2 punti percentuali, e nella partecipazione alla formazione continua, che è oltre un terzo più bassa della media-Italia (6,3 per cento contro il 9,6).

Si rilevano marcati svantaggi anche per le notevoli percentuali di studenti di terza media con competenze insufficienti, che in Sicilia superano il corrispettivo italiano di 18,1 punti per quelle numeriche (61,7 per cento contro 43,6) e di quasi 13 punti per quelle alfabetiche (51,3 per cento in Sicilia, 38,6 in Italia).

Meno pronunciata è la differenza tra la quota di neodiplomati che si iscrivono all’università nello stesso anno in cui hanno conseguito il diploma, 46,8 per cento nel 2020 nella regione e 51,9 in Italia, mentre il dato è in linea con quello della ripartizione (-0,4).

 

La Sicilia tra le regioni Europee

 

La Sicilia si colloca ultima tra le regioni europee per due dei nove indicatori BesT disponibili per il confronto:

Giovani che non lavorano e non studiano nel dominio Istruzione e Formazione (228°posto su 228
regioni, anno 2022);
Tasso di occupazione (20–64 anni) nel dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita (234° posto
su 234 regioni per cui il dato è disponibile, anno 2022);

Ad eccezione dei Rifiuti urbani prodotti nel dominio Ambiente (66° posto su 139 regioni) e della Speranza di vita alla nascita nel dominio Salute (109° posto su 234 regioni) i restanti indicatori nei domini Salute, Istruzione e formazione, Politica e istituzioni, Innovazione, ricerca e innovatività si mantengono su livelli decisamente inferiori alla media Ue27.

Anche nel dominio Qualità dei servizi non andiamo molto bene a livello generale nelle province.

 

 

Territorio, la popolazione, l’economia: capoluoghi, piccole città e aree interne

 

 

Il territorio siciliano, al 1° gennaio 2023 comprende 391 Comuni, 6 Province e tre Città metropolitane. Il 10,1 per cento della popolazione vive in zone rurali, il 57,2 per cento in piccole città e sobborghi e la restante parte (32,7 per cento) in città.

Al 1° gennaio 2023 la popolazione regionale supera i 4,8 milioni di abitanti e rappresenta l’8,2 per cento della popolazione italiana. La dinamica demografica resta moderatamente negativa (-1,5 per cento dal 1° gennaio 2020, -1,3 la variazione a livello nazionale).

L’economia regionale mostra una modesta vocazione industriale nel settore manifatturiero e una marcata specializzazione nel settore agricolo e nei servizi: gli occupati nell’industria in senso stretto sono l‘8,5 per cento (16,9 per cento la media nazionale), e quelli del settore agricolo il 7,8 per cento (3,6 per cento il dato italiano).

Il valore aggiunto complessivo generato dal sistema produttivo regionale nel 2020 è di 75.958 milioni di euro correnti (15.647 euro per abitante), il 5,1 per cento del valore aggiunto nazionale.

 

Fonte Dati: Report Integrale BesT Sicilia 

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