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Report di Cittadinanzattiva

Mensa negata: la Sicilia delle scuole a digiuno tra fondi Pnrr sprecati e diseguaglianze strutturali

mercoledì 14 Maggio 2025

L’VIII Indagine di Cittadinanzattiva svela un’Italia a due velocità: in Sicilia solo il 13,7% delle scuole ha una mensa, mentre aumentano i costi per le famiglie. Fondi stanziati ma non spesi, e la povertà educativa resta cronica.

Le mense scolastiche non sono solo un servizio. Sono un presidio di salute, uno strumento di giustizia sociale, un diritto educativo. Eppure, in Sicilia, migliaia di bambini vedono negata ogni giorno la possibilità di un pasto completo a scuola, se si considerano i dati forniti dal report.

L’VIII Indagine nazionale sulle mense scolastiche di Cittadinanzattiva, pubblicata nel maggio 2025, svela uno scenario ancora profondamente diseguale. In Sicilia solo il 13,7% degli edifici scolastici ha una mensa: oltre 8 scuole su 10 sono sprovviste del servizio.

Mentre al Nord si investe in qualità, sostenibilità e filiere bio, al Sud – e in particolare nell’Isola – si fanno ancora i conti con la carenza di infrastrutture, la debolezza amministrativa e l’incapacità di spendere i fondi stanziati.

Con una conseguenza chiara: chi nasce in Sicilia ha meno diritti, anche a tavola.

Un’Italia diseguale, una Sicilia a metà

La fotografia  scattata dall’indagine è netta. A livello nazionale, il 35% degli edifici scolastici è dotato di una mensa. Ma le diseguaglianze territoriali sono marcate: Emilia-Romagna (58%), Toscana (55%) e Lazio (52%) guidano la classifica, mentre la Sicilia, con il suo 13,7%, precede solo la Calabria (9%).

Il dato siciliano è allarmante se lo si confronta con il numero complessivo di scuole: su circa 3.000 edifici scolastici, solo poco più di 400 offrono un servizio mensa. Gli altri restano esclusi o ricorrono a soluzioni improvvisate, come pasti trasportati e distribuiti in aule, spazi ricreativi o corridoi. Una condizione che impedisce non solo l’accesso all’alimentazione scolastica, ma anche al tempo pieno – oggi possibile solo nel 12,6% delle scuole dell’isola, a fronte di una media nazionale del 28%.

PER IL REPORT INTEGRALE: VIII Indagine Mense 2025 di Cittadinanzattiva

Il paradosso del costo del servizio mensa: economico ma irraggiungibile per le famiglie

C’è un altro dato che rafforza il paradosso siciliano: quello relativo al costo medio del pasto a carico delle famiglie. La Sicilia è tra le regioni dove si spende meno: 3,37 euro a pasto, contro una media nazionale di 4,35 euro. A Trento, per esempio, si paga oltre 6 euro. Ma un prezzo basso non equivale a un facile accesso: al contrario, la limitata presenza delle mense rende il servizio un lusso per pochi.

Secondo l’indagine, molte famiglie che avrebbero diritto alla mensa sono costrette a rinunciare perché il servizio non è attivato o è accessibile solo in alcune zone urbane. Nei piccoli comuni, l’assenza è quasi totale.

In alcune province – come Enna, Caltanissetta o le aree montane dell’Etna – la copertura è inferiore al 10%. Le famiglie si arrangiano: panini, ritorni a casa durante la pausa, o – peggio – la rinuncia al tempo pieno, con ricadute sul lavoro dei genitori e sulla qualità dell’istruzione.

 

Storie di territori: tra Palermo, Caltanissetta e i piccoli comuni

La distanza tra i dati e le vite quotidiane si colma ascoltando chi vive la scuola dal basso. A Palermo, alcune scuole del centro storico – come l’istituto “R. Livatino” o la “P. Impastato” – riescono a offrire il servizio mensa grazie a progetti sociali integrati con il terzo settore.

Ma nei quartieri periferici come Zen, Borgo Nuovo o Brancaccio, il servizio resta discontinuo o inesistente.

A Caltanissetta, l’Istituto comprensivo “Don Milani” ha lottato per anni per ottenere una mensa stabile. “Il rischio era perdere anche il tempo pieno”, racconta la dirigente. Solo grazie a un progetto Pnrr in fase di esecuzione si è riusciti a partire nel 2025 con una soluzione in-house.

Nei piccoli centri – come Raffadali, Nicosia o Patti – il problema è ancora più accentuato: spesso le scuole non hanno locali idonei, e i Comuni non riescono a sostenere le spese di gestione. In molti casi si rinuncia in partenza.

 

Il diritto negato al tempo pieno e alla corretta educazione alimentare

L’assenza di mense scolastiche incide in modo diretto sulla possibilità di attivare il tempo pieno. In Sicilia, secondo l’indagine, solo il 12,6% delle scuole offre un tempo scolastico superiore alle 36 ore settimanali, contro il 44% del Nord. Ma il tempo pieno non è un lusso: è una garanzia di uguaglianza, che riduce il gap tra chi ha supporto familiare e chi non ce l’ha. È anche uno strumento fondamentale per le donne: laddove la scuola copre l’intera giornata, le madri possono lavorare con maggiore continuità.

La mensa è anche – e soprattutto – educazione alimentare. Dove il servizio è attivo, si può lavorare su diete equilibrate, filiere locali, introduzione di prodotti biologici, riduzione degli sprechi. Dove manca, si aprono le porte a cattive abitudini, a squilibri nutrizionali, al junk food.

L’indagine rileva come i bambini delle regioni con meno mense abbiano maggiori tassi di sovrappeso o obesità infantile. In Sicilia, i dati del Ministero della Salute indicano che oltre il 35% dei bambini tra i 6 e gli 11 anni è in sovrappeso. Non è un caso: senza un’educazione sistematica al cibo e all’ambiente, si cresce male.

E la scuola – che dovrebbe essere uno spazio protetto – finisce per amplificare le disuguaglianze.

I fondi del Pnrr: un’occasione sprecata?

Con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la Sicilia ha avuto un’occasione storica per colmare il divario infrastrutturale. Sono 101 i progetti finanziati in Sicilia con fondi Pnrr destinati alla costruzione o ampliamento di mense scolastiche, per un importo di circa 47 milioni di euro.

Tuttavia, secondo quanto rilevato da Cittadinanzattiva, meno del 37% di questi fondi è stato effettivamente speso o è in fase avanzata di realizzazione.

Le cause sono molteplici: difficoltà tecniche, ritardi nei bandi, mancanza di personale negli uffici tecnici dei Comuni, gare andate deserte, ostacoli burocratici. E così, mentre i soldi restano bloccati, gli alunni continuano a pranzare in casa. O a non pranzare affatto.

Un esempio emblematico arriva da Palermo: qui, su 25 scuole inserite nel piano, solo 6 hanno cantieri avviati. Le altre sono ferme a progetti preliminari, in attesa di autorizzazioni. Intanto il tempo scorre, e la scadenza del Pnrr (2026) si avvicina.

Le responsabilità: tra Stato, Regione e Comuni

Il quadro desolante che emerge in Sicilia è il risultato di responsabilità diffuse e condivise. Lo Stato ha stanziato fondi, ma non ha sempre garantito un supporto tecnico ai Comuni per accedervi. La Regione Siciliana ha poteri limitati in materia scolastica, ma può e deve agire sulla programmazione territoriale, sulle sinergie con i fondi europei e sulla formazione degli amministratori locali. I Comuni – titolari della realizzazione delle mense – spesso sono lasciati soli, con personale insufficiente e tempi stretti.

regione siciliana palazzo d'orleans
Palazzo d’Orléans

Manca una cabina di regia regionale, un piano di lungo periodo, una strategia integrata che tenga insieme mense, tempo pieno, povertà minorile e infrastrutture scolastiche. Senza una regia, si naviga a vista. E si perdono occasioni storiche, come i fondi Pnrr dedicati.

Costruire mense scolastiche non è solo un problema edilizio. È una questione culturale, sociale e politica. È una questione di giustizia, che riguarda l’infanzia, la salute, l’istruzione, l’uguaglianza di genere, l’occupazione femminile e la tenuta democratica del Paese.

La Sicilia non può permettersi di restare indietro. Serve un piano straordinario regionale per l’attivazione delle mense, che coinvolga Comuni, dirigenti scolastici, Asl, associazioni, famiglie. Servono bandi chiari, supporto tecnico, personale formato, trasparenza sull’utilizzo dei fondi. Servono scelte politiche coraggiose: perché il diritto al pasto non sia più questione di residenza.

Nel piatto c’è il futuro. E negarlo significa perpetuare la diseguaglianza. A tavola, come nella vita.

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