Sono più di un centinaio i posti di lavoro che stanno andando in fumo in Sicilia nell’ambito della cessione di ramo d’azienda dei punti vendita Mercatone Uno presenti nell’Isola. Se per i lavoratori di Carini non c’è niente da fare, poichè il punto non rientra negli interessi dell’acquirente, la situazione è sicuramente difficile per quelli di Palermo e Misterbianco (Catania), dove peraltro da pochi giorni gli amministratori hanno preferito chiudere i battenti piuttosto che continuare a rimanere aperti e accumulare perdite. Qui solo una parte continuerà a lavorare. L’azienda subentrante, la Cosmo Spa titolare del marchio Globo, ha intenzione di mantenere rispettivamente 19 dipendenti su 49 e 15 su 85. Una riduzione drastica del personale rispetto alla quale i margini di contrattazione dei sindacati sono molti stretti. L’alternativa, infatti, è il fallimento.
Il confronto con i sindacati proseguirà il 22 giugno a Roma e il 29 a Bologna. Per Monja Caiolo della Filcams Cgil Palermo “Poco chiaro e convincente il primo incontro di giorno 1 a Bologna con Cosmo, non ci convince il numero esiguo di lavoratori che dovrebbero essere ricollocati in Sicilia rispetto ai punti vendita che acquisiranno soprattutto per le grandi quadrature degli spazi. Importanti e decisi saranno gli incontri a Roma e Bologna del 22 e 29 Giugno per un eventuale accordo sindacale senza la quale non si potrà definire il passaggio. Ci auspichiamo che venga rappresentato un piano industriale convincente e che possa rivedere al rialzo i numeri dei Lavoratori da ricollocare nei punti vendita Siciliani, senza tralasciare ogni possibile spiraglio per i lavoratori del punti vendita di Carini ad oggi non interessato a questa cessione”.
“E’ chiaro che per noi é l’inizio di un ragionamento”, dichiara Mimma Calabrò, segretaria della Fisascat Sicilia. “Il nostro obiettivo – aggiunge – è quello di ridurre al massimo l’impatto della caduta occupazione. Speriamo di poter aumentare la percentuale di ricollocazione. Perdere un solo posto di lavoro in Sicilia è una tragedia perchè spesso si condannano i lavoratori e le famiglie ad un vero e proprio calvario. Qui le speranze di ritrovare un’occupazione sono davvero minime. Ci auguriamo pertanto che le nuove aziende facciano scelte oculate e strategiche che assicurino la stabilità dell’impresa e l’occupazione dei lavoratori”.