Messina – Il curatore fallimentare batte cassa e chiede ai soci di Innovabic, la società di consulenza finanziaria nata nel ‘97 e partecipata da Università, Provincia e Comune di Messina messa poi in liquidazione quasi un milione e mezzo di euro per risarcire i creditori.
LA LETTERA
La messa in mora è stata recapitata all’Università di Messina, alla Città Metropolitana, al Comune di Messina ed all’amministratore unico Innovabic. La lettera del curatore è stata spedita il 20 gennaio, 3 giorni dopo il rinvio a giudizio davanti alla Corte dei Conti per chi, nel 2013, era nell’assemblea dei soci, ovvero l’ex sindaco Accorinti, l’ex Rettore Navarra, oltre ai vertici della partecipata.
Così, in attesa dell’esito del giudizio davanti ai giudici contabili, c’è una tegola molto più pesante che grava su Ateneo, Comune e Città Metropolitana (oltre che sull’amministratore unico Innovabic Dario Latella).
CHI PAGA IL CONTO?
Dovranno rispondere in solido e poiché al momento la situazione economica più certa è dell’Ateneo, il Cda nei giorni scorsi si è visto costretto ad accantonare la cifra e diffidare, così come richiesto da un parere dell’Avvocatura Distrettuale dello Stato di Messina, chi nel 2013 rappresentava l’Istituzione come socio Innovabic: l’ex Rettore Pietro Navarra ed il delegato in assemblea dei soci.
DEBITI PER 1 MLN E MEZZO
A fine gennaio 2022 il curatore fallimentare Antonio Arena scrive quindi a Università, Comune, Città Metropolitana e amministratore unico chiedendo di risarcire «il danno a qualunque titolo causato alla massa dei creditori, nella misura di € 1.463.461,00».
MESSA IN MORA
Nella messa in mora il curatore evidenzia come a causare l’aumento della massa debitoria sia stata una decisione presa durante l’assemblea dei soci del 16 dicembre 2013. In quella sede, nonostante una situazione economica che aveva portato ad una diminuzione del capitale sociale al di sotto della soglia limite, invece di procedere con lo scioglimento della società come previsto dalla legge, l’assemblea decise in senso contrario.
E I DEBITI LIEVITANO
La situazione era nota già da giugno 2013 quando il bilancio del 2012 presentava una perdita di oltre 300 mila euro. Invece di liquidare la società i soci, a metà dicembre, diedero mandato all’amministratore “per la prosecuzione dell’attività sociale in continuità aziendale (…).
Decisione che, oltre a portare le conseguenze in sede di Corte dei Conti, ha fatto anche lievitare i debiti fino a 1 milione e 700 mila euro alla data del fallimento (avvenuto con sentenza dello scorso anno).
IL PARERE DELL’AVVOCATURA
Di fronte alla messa in mora del curatore il rettore Cuzzocrea ha chiesto un parere all’Avvocatura Distrettuale dello Stato di Messina che il 15 febbraio 2022 evidenzia come « … la posizione debitoria nei confronti del curatore fallimentare consistente nell’aver autorizzato l’amministratore a proseguire l’attività sociale pur in presenza di una causa di scioglimento della società – è da imputarsi all’operato del soggetto che, al tempo del fatto in questione, rappresentava codesta Università all’interno dell’assemblea dei soci. La condotta di quest’ultimo, difatti, ingenerando un onere risarcitorio a carico dell’Ateneo, ha cagionato un danno erariale di rilevante entità”.
I CREDITORI
L’Avvocatura chiarisce come il depauperamento delle casse pubbliche in questo caso riguarda esclusivamente il pregiudizio nei confronti dei creditori (in nome dei quali agisce il curatore fallimentare) ed è distinto dal concorso dell’Ente nella mala gestio delle risorse pubbliche per il risarcimento del quale è in corso per l’appunto il giudizio davanti alla Corte dei Conti.
AZIONE DI RIVALSA
“ Se ne ricava, dunque- spiega l’Avvocatura Distrettuale– che in caso di accertamento giudiziale della responsabilità di codesto Ateneo, l’azione di rivalsa nei confronti del rappresentante illo tempore potrà essere legittimamente esercitata … nella misura in cui il danno erariale in questione – si ribadisce, riguardante il pregiudizio subito dai creditori sociali – non venga risarcito già nell’ambito del giudizio attualmente pendente presso il giudice contabile”.
TUTELARE L’ATENEO DAL DANNO
Il parere emesso quindi invita l’Università a diffidare chi al tempo dei fatti, cioè nel dicembre 2013, rappresentava l’Ateneo ed a “tenere indenne l’Amministrazione universitaria dalla pretesa risarcitoria di cui è stata destinataria”.
LA DIFFIDA
Al Cda dell’Università non è rimasta altra scelta, attuando quando indicato dall’Avvocatura Distrettuale dello Stato , che diffidare chi nell’assemblea dei soci Innovabic del 16 dicembre 2013 ha deliberato per la prosecuzione dell’attività della società e cioè l’ex Rettore Pietro Navarra ed il Delegato del rappresentante dell’Ateneo.
LE SOMME VINCOLATE
L’obiettivo è tutelare l’Amministrazione universitaria dalla pretesa risarcitoria di cui è stata destinataria. Nel frattempo però le somme devono necessariamente essere accantonate perché l’Università risponde in solido e sarà sicuramente “aggredita” in sede di risarcimento dal curatore. Sono state quindi vincolati € 906.407 sul fondo rischi contenzioso pari alla differenza tra quanto richiesto dal curatore del fallimento € 1.463.461,00 e quanto già previsto sul fondo accantonamento perdite partecipate per la società Innovabic pari ad € 557.054,00.