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La sentenza

Messina Denaro, condannati a 13 e 6 anni i coniugi Bonafede

venerdì 12 Gennaio 2024

Nel primo anniversario della cattura del boss latitante Matteo Messina Denaro, il gup di Palermo ha condannato a 13 anni e 8 mesi in abbreviato, per concorso esterno in associazione mafiosa, Lorena Lanceri, la donna che ha per mesi ha accudito durante la latitanza il boss Matteo Messina Denaro. A 6 anni e 8 mesi è stato condannato il marito Emanuele Bonafede, imputato di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena. A Lanceri, legata sentimentalmente al capomafia, era stato contestato inizialmente il favoreggiamento: nel corso delle indagini l’accusa è stata modificata.

L’INDAGINE

L’inchiesta che ha portato a scoprire il ruolo della Lanceri e del marito, cugino del geometra che ha prestato l’identità al boss, è stata coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido. L’accusa in aula è stata sostenuta dai pm Gianluca de Leo e Piero Padova. Emanuele Bonafede e Lorena Lanceri per mesi hanno ospitato Matteo Messina Denaro, durante la latitanza, a pranzo e cena nella loro casa di Campobello di Mazara.

“Così consentendogli – dicono gli inquirenti – non solo di trascorrere molte ore in piena tranquillità e in loro compagnia in un contesto domestico – familiare ma, anche e soprattutto, di incontrarsi con numerose persone e infine, ma non per importanza, di entrare ed uscire dalla loro abitazione effettuando accurati controlli per ridurre il rischio di essere avvistato dalle forze dell’ordine”. Oltre a preparare il cibo al capomafia ricercato, infatti, la coppia effettuava una stretta vigilanza sulla zona: i video della telecamere di sorveglianza di alcuni negozi hanno ripreso i due mentre, dopo essersi accertati che per strada non ci fossero polizia o carabinieri, davano il via libera al loro ospite per farlo uscire indisturbato dalla abitazione. Un rapporto di fedeltà assoluta legava la coppia al boss che ricambiava con regali di valore: al figlio dei Bonafede, nel 2017, il capomafia fece da padrino della cresima e donò un Rolex da 6300 euro.

La spesa fu poi puntualmente annotata da Messina Denaro in un pizzino. Dalle indagini è emerso chiaramente inoltre che Lanceri e il boss avevano una relazione. Gli inquirenti hanno trovato una lettera firmata Diletta, secondo i pm nome in codice di Lanceri, in cui la donna, che sarebbe stata vicina al boss durante tutta la malattia, dichiarava a Messina Denaro il suo amore. La donna, inoltre, smistava la corrispondenza tra il padrino. Un’altra sua amante storica Laura Bonafede, anche lei ora in carcere. Nel corso delle indagini sono venute fuori inoltre impronte della Lanceri sul diario di Matteo Messina Denaro e su diversi cd e dvd custoditi dal boss nel covo di Campobello di Mazara e una serie di acquisti di oggetti a lui destinati (felpe, scarpe, libri poster) fatti su Amazon dall’account della Lanceri.

L’ANNIVERSARIO DALL’ARRESTO

In occasione del primo anniversario dall’arresto del capomafia, martedì 16 gennaio, ore 10, presso il cineteatro Olimpia di Campobello di Mazara, si terrà l’incontro ‘Sentinella di legalità’ con i giovani degli istituti scolastici cittadini. Relazionerà Nicolò Mannino, presidente del parlamento della legalità internazionale. Al termine sarà sottoscritto un protocollo d’intesa culturale tra Comune e lo stesso parlamento. Campobello di Mazara è stato il paese dove è stato trovato l’ultimo covo abitato dal boss oggi defunto: un appartamento in vicolo San Vito acquistato dal prestanome Andrea Bonafede

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