Dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro assistiamo a quello che potrebbe essere un cambiamento epocale nella gestione dell’immagine pubblica dei capi di Cosa Nostra.
Il modello di rappresentazione dell’immagine degli stragisti è mutato nel tempo, insieme alle dinamiche attraversate dall’organizzazione criminale.
Un’identità apparentemente subculturale e defilata quella di Totò Riina e Bernando Provenzano, che si tramuta in un’ immagine pubblica attenta e ostentativa per gli ultimi sodali contrapposta a quella di Matteo Messina Denaro, definito “elegante e gentilissimo” da chi si trovava nelle clinica al momento del suo arresto. In effetti, si è mostrato un capo accorto, attento all’apparenza e dedito al culto del bello. Abiti firmati e lussuosi, orologi dal costo inaccessibile a molti e un savoir faire, tipico dei gentlemen.
L’immagine del “campagnolo” cede il posto, quindi, all’uomo “metropolitano“, che ostenta il proprio volto nei social e calibra, accuratamente, posture e outift di ogni sorta. Nell’abitazione in cui il capomafia di Castelvetrano risiedeva, in quel di Campobello di Mazara, non sono state trovate armi, ma proprio indumenti costosi e firmati.
L’immagine pubblica di Cosa Nostra è sempre stata correlata alle dinamiche contestuali, nonché alla rappresentazione del sé che si voleva veicolare e Matteo Messina Denaro rappresenta il boss 2.0.
Oggi, nell’era cibernetica, i sodali dell’organizzazione si mostrano senza filtri, ostentando opulenza e nulla che abbia a che vedere con l’immagine remissiva e “popolare” dei precedenti boss, un po’ come nella cinematografia americana.
Tuttavia, restano alcuni elementi tipici della cultura mafiosa tradizionale. Pare infatti che la pratica del “dono“, sia l’unica a cui sia rimasto fedele il boss. Regalava olio ai medici e immortalava gli interventi chirurgici per immagini, durante una latitanza sui generis.
Anche il linguaggio segue i cambiamenti dell’organizzazione: dai pizzini ai social, il salto evolutivo è compiuto,
“Sono Matteo Messina Denaro” è un’affermazione forte, che in maniera inequivocabile, attesta quella rivendicazione identitaria cui il capomafia ricorre.
Controllo territoriale, potere e lusso: le carte della mafia stragista ai tempi dei social.