Mentre il tasso occupazionale aumenta in tutta Italia ma non al Sud e mentre anche Messina patisce le conseguenze di una crisi economica e sociale, il caso dell’aumento degli stipendi della giunta Basile tiene banco. Soprattutto dopo il caso ArisMe (leggi qui) con le dimissioni (qui) tra le polemiche dell’ormai ex presidente Alessia Giorgianni verso la quale il sindaco aveva avviato revoca dell’incarico dopo che quest’ultima aveva disposto l’aumento delle indennità (anche con valore retroattivo).
A intervenire sulla questione sono consiglieri comunali del Pd Antonella Russo e Felice Calabrò.
“Ci interroghiamo sull’opportunità dell’adozione della determinazione n. 6428 del 25.07.2022, passata ormai agli onori della cronaca come l’aumento dello stipendio dei politici (sebbene ciò non è interamente vero, infatti il detto aumento concerne soltanto alcuni politici, tuttavia questa è un’inezia rispetto al vero tema). Senza entrare nel merito della nostra non condivisione del provvedimento, e particolare (determinazione comunale) e generale (legge nazionale e legge regionale), attesa la non rilevanza in questa sede, appare, invece, utile evidenziare l’inopportunità assoluta della determinazione in relazione alla situazione economico-finanziaria deficitaria del nostro ente, che ricordiamo essere ancora sottoposto a procedura di riequilibrio, il cui esito è ancora incerto”.
I due consiglieri ricordano come a Messina vi siano molte famiglie che hanno serie e concrete difficoltà a garantirsi l’essenziale e molte imprese affrontano enormi disagi, tali da metterne in dubbio l’esistenza stessa. “Era così necessario adottare una determina del genere? Riteniamo di no, assolutamente di NO.Differentemente da quanto sostenuto dall’amministrazione, l’aumento in questione non è un atto dovuto, non è un adeguamento automatico, ma è un atto facoltativo, o ancora meglio discrezionale”.
Russo e Calabrò ricordano come la L. 234/2021 (legge statale) all’articolo 1 commi 583,584 e 585, ha previsto gli aumenti delle indennità degli amministratori locali, stanziando anche le relative risorse, ma soltanto per gli amministratori degli enti locali ricadenti all’interno delle regioni a statuto ordinario. Per contro, nelle regioni a statuto speciale, come la Sicilia, è il legislatore regionale che deve recepire la norma nazionale, cosa che la regione siciliana ha fatto con la legge del 25.05.2022 n. 13, articolo 13, comma 51. Tuttavia, con tale ultima disposizione, il legislatore isolano, concedendo ai comuni la facoltà di adeguarsi alla norma nazionale, ha specificato chiaramente che in tal caso le risorse per far fronte alla maggiore spesa devono essere prelevate dal bilancio del singolo ente locale.
“Quindi, in soldoni, l’ente locale che dispone l’aumento delle indennità degli amministratori dovrà mettere le mani nelle proprie tasche.Ma allora, era davvero opportuno?- si chiedono i due esponenti del Pd- Inoltre, sotto altri profili, squisitamente tecnico-giuridico-finanziari, il provvedimento adottato pone notevoli dubbi”
- la forma del provvedimento adottato, ovvero la determinazione dirigenziale, è corretta? Riteniamo di no- spiegano Russo e Calabrò-I comuni siciliani, attesa la norma regionale del maggio scorso, hanno la facoltà di adeguarsi, facoltà che presuppone l’esercizio di un potere discrezionale, che presuppone una chiara scelta politica, scelta che spetta soltanto ed esclusivamente alla giunta municipale, del resto non potrebbe essere altrimenti. Tale impostazione trova riscontro nella condotta di molti comuni siciliani, i quali, esercitando la facoltà concessa dall’Assemblea Regionale, per adeguare le indennità degli amministratori locali, hanno emesso, correttamente, una delibera di giunta municipale. Inoltre, con circolare del 16.01.2020, l’Assessorato regionale alle Autonomie Locali, con riferimento ai comuni più piccoli, ha evidenziato che l’ammontare delle indennità degli amministratori è stabilito con delibera di giunta o delibera consiliare.
- Sono stati posti in essere tutti gli adempimenti contabili-finanziari necessari? Anche in questo caso riteniamo di no, ragione per la quale abbiamo inoltrato apposita interrogazione agli organi competenti.
“Per quanto sopra, da un’amministrazione attenta e coscienziosa ci attendiamo l’immediata manifestazione dell’indirizzo politico volto ad ottenere l’annullamento del provvedimento contestato”. In sintesi secondo gli esponenti del Pd poichè la decisione è una scelta discrezionale e squisitamente politica, la giunta Basile avrebbe dovuto “metterci la faccia” ed assumersi la responsabilità politica della decisione.