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Il piano

Messina, verso la fine delle baraccopoli: oltre 600 demolizioni e nuovi alloggi in arrivo per una ferita lunga cent’anni

martedì 28 Ottobre 2025

A più di un secolo dal terremoto del 1908, che distrusse Messina lasciando migliaia di sfollati nelle prime baracche di legno e lamiera, la città prova finalmente a chiudere una delle sue ferite più antiche. Il piano di risanamento delle baraccopoli, affidato al Commissario straordinario del Governo Renato Schifani con il supporto del subcommissario Santi Trovato, segna nel 2025 una fase di forte accelerazione.

Secondo la relazione annuale della struttura commissariale, diffusa a fine ottobre, gli interventi hanno riguardato tre grandi fronti: ricollocamento delle famiglie, demolizione e bonifica delle aree, e riqualificazione urbana degli spazi liberati.

Le baraccopoli messinesi, nate come soluzioni temporanee dopo il sisma del 1908, si sono trasformate nel tempo in quartieri stabili, spesso privi di fognature, spazi pubblici e condizioni minime di salubrità. Il Governo ha dichiarato lo stato di emergenza nel 2021, stanziando 100 milioni di euro per un piano di ricollocamento, demolizione e bonifica. Il programma coinvolge una fitta rete di enti: Invitalia, Arisme, ASP di Messina, Genio Civile, Regione Siciliana, ARPA, Comune, IACP e Università di Messina.

Gli interventi

Negli ultimi anni, e in particolare con i poteri speciali concessi al Commissario, il ritmo degli interventi è cresciuto in modo significativo. Dal 2018 a oggi sono stati acquistati 535 alloggi, di cui 342 negli ultimi tre anni grazie alla gestione straordinaria. Solo nel 2025 sono stati comprati 95 appartamenti, con un investimento di oltre 9,5 milioni di euro. Altri 38 sono in corso di acquisizione. Attualmente la struttura dispone di 112 alloggi pronti o in fase di manutenzione, destinati alle famiglie provenienti dagli insediamenti ancora esistenti.

Accanto all’acquisto sul mercato, è prevista anche la costruzione di nuove abitazioni: 60 a Fondo Basile/De Pasquale (fine lavori prevista nel 2027) e 44 a Fondo Saccà (fine lavori nel 2028), entrambe progettate con criteri di sostenibilità ambientale. È in corso anche il completamento della “Palazzina B” a Villaggio Contesse, che porterà altre 9 unità entro il 2026.

Oltre 600 baracche demolite

L’altra faccia del piano è quella della demolizione. Dal 2022 al 2025 sono state abbattute circa 630 baracche, con un picco di 354 solo nell’ultimo anno.
Le bonifiche ambientali, spesso complesse per la presenza di amianto o rifiuti speciali, hanno riguardato in totale 9 aree già consegnate al Comune di Messina, tra cui Fondo Fucile, Bisconte, Rione Matteotti, Fondo Ragusa, Annunziata e Via Trieste-Ciaramita. Il costo delle operazioni di demolizione e bonifica nel solo 2025 ha superato i 3 milioni di euro.

Parchi, spazi pubblici e memoria

Una parte importante del piano guarda alla rigenerazione urbana delle aree liberate. Alcuni interventi sono già in corso:

Via Macello Vecchio, dove è in via di completamento un percorso pedonale tra le antiche mura di Carlo V, con spazi verdi e un’area per eventi culturali;

Via delle Mura, con nuova viabilità e aree verdi, i cui lavori inizieranno a novembre;

Salita Tremonti, dove entro gennaio 2026 sarà pronto un parco urbano con campi sportivi e spazi fitness;

Parco Magnolia – Giostra, destinato a ospitare un grande giardino e il restauro di Villa De Gregorio;

Camaro Sant’Antonio, dove verrà completato l’anfiteatro del quartiere e realizzata una piazza pubblica, dopo la “Piazzetta Arcobaleno” inaugurata nel 2024.

Un intervento simbolico riguarda infine il restauro di una baracca storica all’Annunziata, costruita subito dopo il terremoto del 1908 e oggi recuperata come testimonianza della memoria collettiva della città.

I prossimi passi

Il piano commissariale prevede il completamento del risanamento entro la fine del 2025, con un cronoprogramma che estende alcune opere fino al 2028. Se il piano riuscirà a mantenere il passo promesso la città di Messina potrà finalmente mettere la parola fine alla lunga storia delle baraccopoli che per oltre un secolo hanno sporcato l’immagine di un territorio che da anni cerca di chiudere i conti con il tema dell’emergenza abitativa. La sfida sarà trasformare questo slancio in un cambiamento duraturo, capace non solo di cancellare le baracche, ma di restituire alle famiglie una vera integrazione urbana, fatta di servizi e spazi pubblici.

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