Continua a crescere il numero dei firmatari del Manifesto dei 71. Il documento riunisce adesso circa cento docenti dell’università di Palermo, che contestano non tanto la scelta di Fabrizio Micari di candidarsi alla regionali, quanto piuttosto l’idea che lui abbia voluto intraprendere la corsa, rivestendo la carica di rettore, nonostante il ricorso all’autosospensione.
Secondo i firmatari, Micari, in quanto legale rappresentate dell’università, avrebbe avuto “il dovere di mantenere indipendente” la carica, cosa che sarebbe stata disattesa in quanto “leader di una coalizione politica”.
Tra i firmati c’è anche un componente del Cda, Massimo Miridi. Il professore, in quanto aderente al Manifesto dei 71, tiene a sottolineare la sua posizione, pur separandola in maniera netta dal ruolo svolto all’interno del Cda.
“Sono uno dei firmatarie e faccio parte del Cda: sono due ruoli chiaramente distinti”, precisa. “In consiglio di amministrazione, tuttavia, abbiamo affrontato il problema della legittimità degli atti redatti in questo periodo di congedo, divenuto dopo il cinque ottobre straordinario. Mi sono subito posto il problema di quale dovesse essere il meccanismo giuridico alla base del rilascio di questo tipo di permesso“.
Sulla scelta di aderire al Manifesto dei 71, puntualizza: “È la prima volta che l’Università di Palermo si trova a dovere affrontare un problema in cui il suo rappresentate decide di concorrere con una posizione politica alla presidenza della Regione. Nulla chiaramente si può dire sulla scelta del professore Micari di volersi candidare, ma il problema è che il mantenimento della carica di rettore fa in qualche modo venire meno il concetto di terzietà, che l’Università dovrebbe inevitabilmente avere. C’è alla base un problema di sensibilità politica”.
Sul tema regionali e università incalza la deputata, Giulia Di Vita (Gruppo Misto), che ha presentato un’interpellanza al presidente del Consiglio, al ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, al ministro per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione e al ministro dell’interno.
”La candidatura del rettore dell’Università Di Palermo, Fabrizio Micari, alle prossime elezioni regionali in Sicilia, senza lasciare l’incarico accademico, sta suscitando numerose polemiche, per ragioni Di opportunità e Di potenziale ineleggibilità dello stesso alla presidenza della Regione o alla carica Di deputato, in virtù del ruolo ricoperto nell’ateneo”. Due i dubbi legali segnalati dalla parlamentare: ”La sua potenziale ineleggibilità legata alle mancate dimissioni da rettore, che sarebbero dovute avvenire entro il 27 luglio scorso, ma anche le forzature procedurali per ottenere il congedo già annunciato per dedicarsi alla campagna elettorale: il professor Micari ha infatti utilizzato a partire dal 7 settembre lo strumento del congedo con assegni, prima ordinario e poi straordinario”.
Di Vita richiama il caso della Valle d’Aosta, ”sul quale proprio riguardo alla figura del rettore-candidato si è espressa la Consulta affermando che le peculiarità che caratterizzano la figura del rettore dell’Università della Valle d’Aosta consentivano Di ritenere ragionevole la prevista ineleggibilità al fine Di evitare che dette peculiarità potessero dare luogo a interferenze sulla consultazione elettorale regionale, sia per le funzioni che è chiamato a esercitare, sia per le modalità della sua nomina, nonché per le interazioni con gli altri organi dell’università”.
Chiede se gli interpellati non ritengano che ”sia il caso di inviare un monito allo stesso Micari con riferimento all’inopportunità istituzionale della sua candidatura, data la manifesta violazione dello Statuto dell’Università Di Palermo, nonché del potenziale danno patrimoniale e Di immagine che rischia Di arrecare allo stesso ateneo’‘.