Gliene hanno dette di tutti i colori, l’ultima: sfascia famiglie, politiche s’intende. La colpa maggiore di Gianfranco Miccichè è quella di avere portato in Forza Italia ben tre nuove deputate che hanno cambiato i rapporti all’interno della maggioranza e del suo stesso partito dove sono in parecchi a non amarlo. Ma neanche i partiti alleati sono teneri con lui: le sue repentine mosse, infatti, lo rendono imprevedibile ed anche antipatico. Ancora di più adesso che ha “rubato” tre deputate ai partiti alleati. Un affronto che non è facile da digerire. Ed hanno ragione: l’Udc non può più puntare i piedi per terra per conservare due assessori nella giunta regionale, dopo l’addio di ben tre deputati, ma solo Margherita La Rocca Ruvolo ha aderito a Forza Italia, per Marianna Caronia si è trattato di un ritorno alla casa madre.
E’ rimasto solo lui di quella schiera di nuovi politici che contribuirono a fondare la Seconda Repubblica, gli altri o erano scampati alla Prima, come Cuffaro e Lombardo, oppure sono stati autentiche meteore.
A Miccichè non sfugge e gestisce il potere a volte con arroganza, a volte con malcelata accondiscendenza. Un arrogante che si nasconde dietro le sembianze del guascone. In quasi 27 anni di attività politica, ha perso l’impazienza che lo contraddistingueva nei primi tempi ed ha imparato ad attendere il momento giusto per dare la zampata finale. E probabilmente, è questo momento che teme il presidente della Regione, Nello Musumeci. Perché il tempo del cambio in giunta di un paio di assessori, prima o poi arriverà. “Non chiedo un rimpasto – ha detto Miccichè – perché in questo momento non sarebbe opportuno, ma il riequilibrio territoriale della rappresentanza in giunta di Forza Italia”. La Dc nuova di Cuffaro? “Per lui è un’emozione, per me no”, ha sibilato con freddezza il presidente dell’Ars.
Sento un mescolarsi di odori: incenso e zolfo. Chi dei due, tra Miccichè e Cuffaro, odora di zolfo e chi puzza d’incenso, secondo voi?