La Sicilia è il principale approdo di migranti nel Mediterraneo. Dal primo gennaio al trentuno dicembre 2022 sono giunti in Italia 105.131 migranti irregolari a seguito di 2.539 sbarchi.
In Sicilia, nello stesso anno, sono stati oltre 79 mila gli sbarcati nella Regione. La maggior parte dei migranti arriva dalla Libia (circa 53.300 persone), a seguire Tunisia (32.371), Turchia (16.205), Libano (1.603), Algeria (1.389), Siria (243), Grecia (6) e Cipro (4).
Molti di questi migranti, chiedono la protezione internazionale perché hanno il timore fondato di essere perseguitate nel loro Paese di origine. Le motivazioni sono: razza, religione, nazionalità, opinione politica, appartenenza ad un determinato gruppo sociale e che non possono ricevere protezione dal loro Paese di origine.
Dal Rapporto del Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) lo scorso anno sono state presentate 77.195 richieste di protezione internazionale in Italia. Le domande esaminate sono state 52.625 e il 53% (27.385) sono state respinte. Solo al 12% (6.161) è stato riconosciuto lo status di rifugiato (6.161), il 13% (6.770) ha ottenuto la protezione sussidiaria, mentre il 21% (10.865) la protezione speciale.
Ma chi vuole chiedere protezione dallo Stato italiano cosa deve fare se è entrato in modo irregolare nel Paese, privo di documenti? Ovviamente deve motivare le circostanze di persecuzione o danno grave che ne hanno motivato la fuga.
Molti i furbetti che non possono chiedere la protezione dello Stato o di rimanere nel nostro Paese “sine causis”. Dal primo approdo, ovviamente, chi non ha effettive giustificazioni, ha commesso crimini contro la pace, l’umanità, le Nazioni Unite, di guerra, non può essere riconosciuto rifugiato o beneficiario di protezione sussidiaria.
Le indagini
Già dallo sbarco vengono fatti i primi controlli: dalla foto segnalazione a quelli sanitari. Nei centri d’accoglienza, con l’ausilio degli interpreti, i migranti vengono divisi per etnie e si iniziano a scoprire le loro storie, o bugie. In alcuni hotspot, come ad esempio quello di Lampedusa, vi è all’interno un Commissariato di polizia. L’Ufficio migrazione sin da subito inizia a individuare alcuni soggetti che hanno commesso dei crimini. Alcuni migranti sono spacciatori e criminali di vario genere, altri fanno finta di stare male o di essere vittime di abusi. altri fingono di venire da altri Paesi.
L’autorità competente alla decisione in merito alla domanda di protezione internazionale è la Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale.
L’esperienza della tortura lascia segni indelebili: fisici e psicologici. Quindi, oltre alle indagini fatte dalla Questura, interviene la medicina legale.
La disciplina studia la realtà fisica e psichica dell’uomo nei suoi rapporti con il diritto. In questo caso, si occupa di effettuare un’analisi d’accertamento di eventuali lesioni subite dai rifugiati e richiedenti asilo. Inoltre, si occupa di verificare l’età dei minori non accompagnati.
In Sicilia, il Dipartimento di medicina legale del Policlinico universitario Paolo Giaccone di Palermo per le valutazioni medico-legali.
La visita
Il richiedente d’asilo viene sottoposto a un’intervista alla presenza di un mediatore culturale e gli viene chiesto di raccontare la sua storia e cosa lo ha portato a fuggire dal proprio paese di origine. Nello specifico ci si concentra sugli episodi violenti al fine di ricostruire nel modo più chiaro possibile una mappa delle cicatrici presenti sul corpo.
Poi si passa alla visita medica vera e propria, in cui vengono descritti e fotografati in modo dettagliato i segni presenti sul corpo e verificare l’attuale stato di salute della persona. I medici, in seguito, stendono una relazione completa di tutte le informazioni e dati raccolti, corredata da fotografie. In questo documento il medico legale evidenzia l’attribuzione del grado di coerenza delle lesioni, in accordo con quanto stabilito dal Protocollo di Istanbul.
La documentazione viene poi consegnata direttamente al richiedente asilo, il quale ha piena libertà di scelta nel rendere disponibile alla consultazione il documento, durante l’audizione con la Commissione Territoriale.
L’espulsione
Ne esistono di tre tipi.
L’espulsione amministrativa data dal Ministero dell’Interno sono destinatari coloro che vengono considerati un pericolo alla sicurezza dello Stato o per l’ordine pubblico.
Quella amministrativa data dal Prefetto è per: chi è entrato clandestinamente; chi è entrato legalmente ma non ha richiesto un permesso di soggiorno entro 8 giorni dal suo ingresso; chi ha il permesso scaduto da più di 60 giorni e non ha chiesto il rinnovo; chi ha il permesso revocato o annullato; chi non può provare che il suo reddito proviene da fonti lecite e quindi può essere sospettato dalla polizia di vivere con soldi illegali; chi è sospettato dalla polizia di appartenere ad associazioni di tipo mafioso, anche se ha il permesso o la carta di soggiorno; chi è già stato espulso.
Mentre a titolo di sanzione alternativa alla detenzione per chi è stato condannato per un reato se la pena è inferiore a due anni, se non si può applicare la condizionale e solo se il cittadino straniero è clandestino o irregolare (chi ha il permesso di soggiorno deve espiare interamente la pena).
Queste persone, che devono rientrare nel loro Paese, nell’attesa del rientro, vengono ospitati in centri come ad esempio quello di Caltanissetta e di Trapani.