La storia del 33enne Siful, che viene dal Bangladesh ed è scampato all’ultimo naufragio avvenuto al largo delle coste libiche.
“Fate sapere alla mia famiglia che sono vivo, che sono riuscito a salvarmi. Io ce l’ho fatta, mentre tanti altri miei compagni di viaggio sono annegati davanti ai miei occhi“: sono le parole di Siful che viene dal Bangladesh, ha 33 anni ed è il più grande di tre fratelli. L’uomo è uno dei 17 sopravvissuti nell’ultimo naufragio avvenuto davanti alle coste libiche. L’ennesima tragedia del mare “annunciata” da una segnalazione di Alarm Phone e che sta innescando nuove polemiche dopo la tragedia di Cutro. Il trasferimento all’ospedale dopo la frattura per salvarsi Siful è sbarcato la sera del 13 marzo a Pozzallo, dopo essere stato soccorso dal mercantile “Froland“. Ha una frattura alla gamba destra dovuta al tentativo di arrampicarsi sulla barca che si era ribaltata e per questo motivo è stato trasferito all’ospedale ‘Maggiore-Baglieri’ di Modica. Trema ancora al ricordo e mantiene lo sguardo basso mentre continua a raccontare.
Il dolore e l’orrore li affida alla carta, scrivendo di pugno il suo nome, disegnando le scene del naufragio e ricostruendo quanto è accaduto. “Eravamo in 47, tutti uomini, su una vecchia barca di 8 metri che non poteva ospitare tutti“, ha detto trattenendo a stento le lacrime e confermando che all’appello mancano ancora trenta dispersi. “Dopo qualche ora che ci siamo allontanati dalle coste libiche il mare era sempre più agitato. Alcuni volevano ritornare indietro. Eravamo stipati uno addosso all’altro, faceva molto freddo e le onde mi facevano venire la nausea. Il freddo era insopportabile. Quando i trafficanti ci hanno fatto salire avevano detto che a bordo ci sarebbero stati acqua e cibo, ma non era vero“, ha continuato. “Ho visto scomparire molti tra le onde’ A un certo punto la barca si è ribaltata a causa della furia del mare: Tutti urlavano e chiedevano aiuto, io mi sono aggrappato al relitto con la forza della disperazione, ma molti non sapevamo nuotare e li ho visti scomparire tra le onde. Cercavamo di incoraggiarci, qualcuno verrà a salvarci, abbiamo dato l’allarme per telefono. Poi è arrivata la nave“, ha ricordato. Ma Siful ha rivelato anche che il viaggio era stato pianificato da tempo: “Dal Bangladesh ho raggiunto la Libia in pochi giorni al prezzo di mille dollari, raccolti in anni di lavoro e pagati al trafficante. Nel mio Paese facevo il falegname per vivere, ma ho sempre sognato di arrivare in Italia. Adesso spero soltanto di potere riabbracciare la mia famiglia“, ha concluso.