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“Munnizza accatastata 2020”: l’ironia sull’emergenza rifiuti a Palermo | VIDEO

martedì 8 Dicembre 2020

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“Munnizza accatastata 2020” | Opera “site specific diffusa” di un noto artista palermitano | Palermo 1° dicembre 2020 ore 8:00.

Era il 12 agosto 2018 quando a Palermo, Capitale della cultura italiana 2018 che al contempo ospitò la prestigiosissima biennale itinerante di arte contemporanea Manifesta 12, inaugurata il 15 giugno dello stesso anno, emerse ed ebbe un incredibile successo di visitatori e visualizzazioni (si narra di oltre 200 mila persona che videro e apprezzarono l’opera!) l’installazione site specific di arte contemporanea, installata a Piazza Bologni, dal titolo “Munnizza accatastata” realizzata da Anonimo palermitano.

(Leggi in proposito l’articolo «L’opera “Munnizza accatastata” diventa installazione “site-specific”» del 01 settembre 2018 pubblicato su questo magazine: https://ilsicilia.it/lopera-munnizza-accatastata-diventa-installazione-site-specific/ ).

Anonimo palermitano, “Munnizza accatastata”, 10 agosto 2018

Fu in quella fantastica e straordinaria cornice storica e artistica di Piazza Bologni, che il geniale artista Anonimo palermitano ebbe l’idea di creare un’opera controversa e provocatoria al contempo, attraverso una interessante installazione costruita con oggetti poveri e di facile reperibilità cittadina, dal titolo appunto “Munnizza accatastata”, che oggi, visti gli sviluppi artistici, possiamo a ragione re-intitolare “Munnizza accatastata 2018”. L’opera scatenò allora grande interesse, profonde riflessioni sul suo significato artistico e filosofico, critiche contradittorie, emozioni contrastanti, accesi dibattiti sui social, e un interesse sorprendente da parte di artisti locali e internazionali… Un vociare diffuso, critico e dibattuto che portò in quella piazza migliaia di turisti che ogni giorno visitavano la bellissima Palermo e gli assi del centro storico della città per ammirare la sorprendente opera site specific.

Vennero scritte fiumi di pagine e migliaia di commenti sui social più seguiti… alcuni di questi, da parte di artisti e noti critici d’arte di fama nazionale e internazionale, li riportiamo a seguire.

Ma quello che oggi – o quasi, almeno fino al 3 dicembre 2020 – è importante scrivere è che ritorna in prepotente auge artistico-culturale, nelle mani di un altro grande artista palermitano, l’opera d’arte contemporanea che certamente si ispira all’opera che ebbe cotanto successo che nel 2018 e della quale abbiamo già scritto. Nel videoclip che apre queste righe, potrete certamente voi lettori ammirare e sorprendervi per la bellezza, l’eleganza, lo stile personale, innovativo e originale dell’opera “Munnizza accatastata 2020” che si distingue per genialità e incisività emozionale e per pathos(logico?)! Tutto è chiaramente a benefico della città e dei palermitano che non possono far altro che apprezzarne la maestosità ed essere fieri ed orgogliosi del suo artista e dell’opera de quo!

Andrea Giostra

 

Post Scriptum:

Il 10 agosto 2018, una foto dell’opera “Munnizza accatastata” fu postata su Facebook e su Instagram. Da quel momento il dibattito sui social divenne sempre più ricco ed intenso, ed attrasse anche qualche Troll, tra i quali spicca una professionista di Terrasini, bellissima cittadina balneare in provincia di Palermo, che commentò, rispondendo ad un utente meravigliato dall’originalità dell’opera, che “Munnizza accatastata” non esisteva, ovvero … «Infatti non deve crederci. Ci sono stata esattamente oggi (10 agosto 2018) e la foto non è di oggi! Cmq è vero che Palermo pecca di pulizia.». In sostanza la Troll negò l’esistenza dell’opera, sostenendo che era frutto di una ingegneristica macchinazione da parte di chi si inventò la foto. La replica del reporter improvvisato non si è fatta attendere ed è stata immediata «… ma che dice signora… il numero è il 10 di piazza Bologni… Open your eyes before talking… Avrai guardato l’ingresso principale di Palazzo Alliata di Villafranca. Prima di scrivere bisogna essere sicuri di quello che si dice, altrimenti meglio tacere per evitare di fare magre figure… Domattina vai a vedere l’opera, e poi mi dici se dico il vero o sono un bugiardo … ».

A questo, che fu il primo vero scontro virtuale sull’opera, ne successero centinaia, ma che dico!, migliaia. Alcuni di quegli interventi pubblici sui social misero in forte dubbio la veridicità dell’opera, la sua reale installazione, e persino che fosse un’opera d’arte contemporanea, ritenendo più semplicisticamente plausibile che fossero invece dei sacchetti di plastica pieni di roba varia, messi lì a caso da un senza tetto o da un viaggiatore senza dimora. Ebbene, a questo proposito i dubbi espressi da queste persone furono legittimi, ma non ragionevoli. E il motivo fu molto semplice e lapalissiano. Le domande, per fugare allora qualsiasi dubbio in merito, furono queste:

1) Vi sembra possibile che in una cornice quale quella di piazza Bologni della quale abbiamo brevemente ricordato la storia e l’importanza artistica e culturale per la città, possa essere lasciata incustodita una montagna di sacchetti di plastica senza che vi sia una espressa autorizzazione dell’autorità comunale?

2) Vi sembra minimamente possibile che in una cornice quale quella di piazza Bologni, location odierna di importantissime mostre di arte contemporanea di Manifesta12, del Polo museale di arte moderna e contemporanea della Regione Siciliana, e di Palermo capitale della cultura italiana 2018, che “un chiunque” possa buttare lì a casaccio una montagna di sacchetti di plastica senza che vi sia stata una precedente autorizzazione formale delle autorità comunali?

3) Vi sembra follemente possibile che accanto all’interessante e davvero potente installazione “La spirale della vita” dell’artista veneziano Gianfranco Meggiato possa starci una montagna di sacchetti di plastica senza che nessuno delle autorità comunali li rimuova immediatamente, se invece non fosse, come nella realtà è, un’importante opera site specific d’arte contemporanea?

È impossibile!

Le conclusioni furono che certamente quella fu un’opera d’arte contemporanea di indiscusso valore artistico e culturale da ammirare e che certamente accese riflessioni e dibattiti da parte di tantissimi palermitani, di visitatori, di turisti e di amanti dell’arte e della cultura di ogni latitudine.

Ma andiamo ai nostri artisti e critici d’arte. Cosa scrissero allora – 10 agosto 2018 – dell’opera site specific “Munnizza accatastata 2018”? Ecco alcuni commenti di illustri e noti personaggi dell’arte e della cultura italiana e internazionale:

Anna Rita Barbieri, artista bolognese, scrisse che «Personalmente osservo queste opere e ne prendo atto, alcune mi hanno colpito molto, le ho trovate interessanti ed incisive, la maggior parte le ho trovate una colossale presa in giro nonché scontata operazione mediatica, sicuramente trovo superflua tutta l’enfasi cui vogliono avvolgerle spesso perché non c’è null’altro di cui valga la pena parlare.». Le replica Carlo Barbieri, noto scrittore palermitano, che scrisse che quella di Munnizza accatastata «È un’opera bene inserita in Manifesta, che ha visto capolavori come la “Fellatio Verde” o come si chiama quel video in cui un uomo nudo fa il servizietto a una pianta, esposto all’Orto Botanico per l’edificazione culturale di grandi e piccini. La “Munnizza Accatastata” esprime l’anima di Palermo, riassunta dal motto del suo Genio, “Palermo nutre gli altri e divora i suoi”: da sempre sfruttata da altri, non rispetta sé stessa e si autodistrugge.». Paolo Battaglia la Terra Borgese, critico d’arte palermitano, non si sbilanciò e ci scrisse che «Se volessi essere gentile potrei dirti tantissime belle cose, ma preferisco sempre la sincerità, quando questa non reca danno ad alcuno, e, dunque, come suggerisce il Sommo, mi taccio, con la consapevolezza di non essere io in grado di apprezzare positivamente.» Il notissimo critico d’arte emiliano, Marco Cagnolati, ci disse invece che «È indubbio che, accanto all’installazione “La spirale della vita” di Gianfranco Meggiato, non si possa lasciare dell’immondizia senza che nessuna autorità comunale la rimuova immediatamente. Quindi se è rimasta, significa che, anche se non ha l’aspetto dell’opera volutamente creata, la è. Non significa per questo che debba essere automaticamente considerata di valore: infatti, dal mio punto di vista critico, di originale non ha nulla, vi è molto di “già visto” con diversi riferimenti all’“arte povera”.» Dagli States ci scrisse Giusi Di Leonardo, artista italo-americane che vive a Pittsburgh, che ne rimase sconvolta tanto da scrivere d’impeto che sono… «Cose veramente di arrizzari li carni… non sanno più cosa fare… si va sempre più indietro e verso le bruttezze…». La talentuosa Nadia Fanelli, pittrice lombarda, ci scrisse che… «questa installazione, in modo provocatorio, fa emergere come effettivamente, l’arte contemporanea spesso si riduca a sola provocazione, fregandosene dell’estetica e mandando in “tilt” lo spettatore, che non capisce più la natura di ciò che guarda (mi viene in mente il fatto accaduto ad Art Basel, dove una donna accoltellata da una psicopatica era accasciata mentre intorno la gente guardava senza soccorrerla credendo ad una performance)». Ritornando a Palermo con Anna Maria Esposito, critico d’arte siciliana, ci scrisse che «La critica ironica e ideologica è chiara, per il fatto che viene bloccato un ingresso, l’ingresso di un bellissimo palazzo in abbandono. La riflessione è chiara: inabitabile per l’abbandono, allora tanto vale chiuderne l’accesso.» Antonella Madonia, scrittrice palermitana appassionata d’arte, sottolineò l’aspetto riflessivo che suscitò l’opera scrivendo che «La provocazione è forte. A me ha suscitato una riflessione… La Munnizza interiore che abbiamo. Quella che non vogliamo far vedere a nessuno ma che forse, ciò nonostante, sta lì in bella mostra attendendo di essere rimossa.» Giuseppa Matraxia, note artista e pittrice palermitana, andò subito al cuore della questione ritenendo che «… è più pericolosa la spazzatura dentro la testa di certa gente che la spazzatura vera. La spazzatura dalle strade si può rimuovere con una buona gestione di chi è di competenza, e con la collaborazione dei cittadini stessi. L’altra non saprei proprio…». Da Mantova Monica Tonello, viaggiatrice lombarda e amante della bellezza, si soffermò sulla condizione attuale delle nostre città che l’opera ben richiama alla mente dell’osservatore… «È la rappresentazione delle nostre città purtroppo, è ciò che ci meritiamo…». Anche il mondo delle letterature social intervenne con Cristina Pace, book blogger e scrittrice palermitana, che scrisse… «Mi piace credere che Anonimo Palermitano volesse raccontare la storia di chi tenta di sbarcare il lunario contro chi non sa neanche cosa significhi lavorare, una storia forse la sua, di chi ha dato voce a chi non ne ha e che tenta di trovare riscatto in futuro. Oggetti poveri per un nuovo inizio, oggetti poveri per ricordare… chi fossero i padroni e di chi sarebbero potuti diventare.» La nota giornalista e scrittrice palermitana Giusi Patti Holmes, rimase interdetta e ci scrisse che … «Letto l’articolo, molto interessante e nobilitante un’opera che, secondo i miei gusti, di arte ha poco e niente…» Betty Scaglione Cimò, giornalista e scrittrice sciacchitana, essendo stata a visitare l’opera, raccontò che… «Mi avvicino un po’ e sento anche un certo odore. Miiiiiiii, penso tra me e me, ora fanno le istallazioni odoranti. Mentre sono attenta a dare una mia lettura dell’opera, mi passa accanto un palermitano, si ferma mi guarda e dice: “Ha visto chi belli cose chi avemu a Palermo? Un’opera d’arte. “Munnizza accatastata” se gira per la città ne trova altre.” Alza le spalle e va via. Sarà forse una nuova corrente di artisti?». Concludiamo con il maestro Valerio Toninelli, noto artista, scultore e pittore pistoiese della scuola dei Macchiaioli, che per primo scoprì l’opera di Anonimo palermitano, e ci scrisse queste bellissime parole: «Per quanto concerne l’immagine, la foto dell’opera Munnizza accatastata di Anonimo palermitano, e la descrizione della medesima, ribadisco il mio pensiero… anzitutto la foto, la scelta del soggetto, l’intuizione, è opera d’arte già di suo. Il titolo lascia mille risvolti di discussioni aperte a tutti i fruitori… Il titolo “Munnizza accatastata”, ti riporta e mette in luce anche diversi temi. Quello dell’incuria, da parte di cittadini, che non hanno nel cuore il problema di un ordine che dovrebbe avere una città, perché sono distanti dal bello, dal pulito… al contempo, il disordine, il caos, che si trasforma in materia didattica e serve a risvegliare anche sentimenti persi… il tutto in una cornice energica e di colore. La simmetria, la geometria della disposizione degli oggetti accatastati davanti alla porta di Palazzo Alliata di Villafranca. Attentamente, da caos, pare strano, diviene ordine… infinite sono le sfumature, e, credo che il maestro Michelangelo Pistoletto (1933), avrebbe totalmente rubato il gesto e l’idea, all’artista Anonimo palermitano…»

 

A proposito di Piazza Bologni:

Piazza Bologni, si trova a pochi passi dal centro della città antica, i Quattro Canti, un piazzetta di pianta ottagonale che incrocia i due assi principali della Palermo dentro le mura, l’attuale corso Vittorio Emanuele, meglio conosciuto dai palermitano come il Cassaro, e via Maqueda. Piazza Bologni si trova nell’antico quartiere dell’Albergheria, e venne realizzata per volere del Viceré Carlo d’Aragone Tagliavia nel 1566, ha una forma perfettamente rettangolare ed è circondata da prestigiosissime dimore nobiliari del Cinquecento e del Seicento palermitano. Il palazzo nobiliare più importante di questa piazza è senza ombra di dubbio Palazzo Alliata di Villafranca appartenuto al potente e ricchissimo barone di Campofranco Luigi Bologna, dal quale la piazza prese successivamente il nome. Ai due lati di Palazzo Alliata di Villafranca, ci sono altre due prestigiosissime dimore nobiliari, alla destra Palazzo Ugo delle Favare appartenuto ai marchesi di Salvo di Pietraganzili, e alla sinistra il bellissimo Palazzo Belmonte Riso, oggi sede istituzionale ed espositiva del Polo Museale di Arte Moderna e Contemporanea della Regione Siciliana. La piazza è pavimentata con basolati in pietra viva che la rendono ancora più bella e interessante, ed al centro espone la statua bronzea dell’imperatore Carlo V d’Asburgo (1500-1558), opera scultorea di Scipione Li Volsi del 1631, che celebra il ritorno trionfale da Tunisi del 1535. Piazza Bologni è ricordata anche per la sosta di Giuseppe Garibaldi quando, dopo lo sbarco dei Mille a Marsala, diretto a Palermo per la sua conquista, sostò per poche ore proprio a Palazzo Alliata di Villafranca, dove nella facciata principale è posata una grande lapide marmorea con incisa questa scritta: «In questa illustre casa | il 27 maggio 1860 | per sole due ore | posò le stanche membra | Giuseppe Garibaldi».

 

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