Illustrare e mettere in campo i processi di digitalizzazione che i Comuni intendono portare avanti per la gestione e valorizzazione del proprio patrimonio culturale. E’ questo il tema centrale del webinar “Grandi, piccoli e piccolissimi Comuni per la Cultura al digitale” svolto questa mattina e presentato dalla Scuola nazionale del patrimonio e delle attività culturali e l’Anci, Associazione Nazionale dei Comuni Italiani. In prima linea il Museo Civico di Castelbuono.
L’iniziativa è promossa nella cornice di “Dicolab. Cultura al digitale”, il sistema formativo aperto, gratuito e certificato, sviluppato dal Ministero della Cultura e dalla Scuola nell’ambito del Pnrr Cultura 4.0 con l’obiettivo di migliorare ed ampliare le competenze dei professionisti pubblici e privati della cultura e favorire la trasformazione digitale del settore.
Un modo per offrire ad assessori e dirigenti una panoramica sulle attività formative per rafforzare le competenze digitali di dipendenti e collaboratori, e a funzionari delle pubbliche amministrazioni locali e operatori che intendano esplorare le potenzialità del digitale nei processi di conservazione, gestione, valorizzazione, fruizione del patrimonio da essi gestito, anche in termini di modelli interazione con il pubblico e le comunità.
L’incontro lega così Castelbuono con i Comuni di Milano e di Cesena. Insieme ai musei delle rispettive città, infatti, sono state presentate tre esperienze di digitalizzazione, individuate in collaborazione con Anci attraverso un processo di ascolto dei territori. Ad intervenire sono la responsabile dell’Unità musei scientifici di Milano Chiara Fabi, il dirigente della Biblioteca Malatestiana Elisabetta Bovero e il direttore del Museo Civico di Castelbuono Laura Barreca.
“Oggi abbiamo portato la testimonianza del progetto che stiamo portando a Castelbuono“. Ha commentato Barreca, che ha sottolineato come “prima di parlare di innovazione tecnologica bisognerebbe parlare di innovazione sociale, che passa attraverso le persone. Comuni e istituzioni culturali dovrebbero impegnarsi nel sostenere l’innovazione sociale, ad esempio con la partecipazione dei cittadini al patrimonio o la coprogettazione della narrazione del patrimonio attraverso le forme di coinvolgimento diretto delle persone a partire dalle scuole, dall’associazionismo civico, dalla costruzione di reti locali, regionali, nazionali, internazionali. Un investimento che riconosce alla cultura un driver di sviluppo, anche economico, ma questo avviene su lunga gittata e spesso non coincide con i mandati politici“.
“Tutto il territorio siciliano è costellato da siti culturali di straordinario valore che mancano di questa cultura della valorizzazione e della promozione. Oggi – ha aggiunto il direttore del Museo Civico di Castelbuono – il ministero della Cultura, attraverso la Scuola nazionale del patrimonio e delle attività culturali, che gestisce i fondi del Pnrr, per la transizione digitale, siamo tutti chiamati a percorrere questa nuova strada ed è necessario che questo passo venga fatto anche e soprattutto dai siti siciliani. Quello che sta facendo la Scuola nazionale su questi fondi può essere erogato anche online all’interno del sito. Tutti gli amministratori delle città è e dei paesi possono accedere a questi materiali. L’innovazione passa dall’aggiornamento e questo aggiornamento è necessario perché tutto passa attraverso nuovi percorsi multimediali, sperimentazioni e promozioni di linguaggi digitali, l’uso dell’intelligenza artificiale nella gestione per esempio degli archivi ma anche nell’implementazioni del patrimonio culturale. I musei – ha dichiarato – devono così porsi come dispositivo di mediazione tra i pubblici, che ormai chiedono e vivono in una transizione digitale che tutti noi oggi viviamo quotidianamente e devono applicarla all’accessibilità del patrimonio culturale. Devono mettere a disposizione il patrimonio culturale e attraverso la mediazione, anche il digitale, perché permette di essere più accessibile. Il patrimonio è disponile alle persone attraverso percorsi che non sono più destinati a un pubblico di nicchia, ma un patrimonio mediato anche attraverso la tecnologia o sistemi tecnologici o sistemi che sperimentano anche linguaggi digitali che permettono però un’interazione diversa e quindi – ha concluso – una partecipazione diversa. Partecipare a un patrimonio culturale significa evolversi“.
Al termine del webinar, i partecipanti hanno ricevuto una guida digitale che, attraverso una selezione di percorsi formativi e casi studio, possa orientare lo sviluppo di competenze per la gestione e valorizzazione del patrimonio culturale del proprio Comune.