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Musumeci getta acqua sul fuoco sui conti: “Risolveremo, a Roma non chiederemo elemosina”| VIDEO INTERVISTA

mercoledì 18 Dicembre 2019

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Una lista di cose da fare e cose già fatte. Numeri, cifre e obiettivi raggiunti quelli illustrati dal presidente della Regione Nello Musumeci oggi pomeriggio (18 dicembre ndr) che ha invitato la stampa per gli auguri natalizi a Palazzo d’Orleans. Una campana è stato il dono che ha elargito il governatore a tutti i giornalisti come monito di una “sveglia” amministrativa e di uno slancio positivo per la Sicilia.

Lunghe le sue dichiarazioni durante la conferenza stampa: “Il clima alla Regione è cambiato – ha detto il governatore –, buona parte del personale ha trovato la motivazione, la voglia di essere coprotagonista di una stagione di rilancio. E’ un percorso lungo, nessuno si fa illusioni sulla sua durata, dopo decenni di trascuratezza e omissioni. Sapevamo che avremmo trovato strade in salita: non sono abituato a scaricare sugli altri la responsabilità sul presente che appartiene al presidente della Regione e al suo governo, credo di avere diritto di rivendicare che il punto di partenza era assolutamente diverso da quello di una condizione di normalità. Sono stati due anni di semina che sembra avviata alla chiusura”. Queste le parole di Nello Musumeci. Un incontro che non poteva evitare di avere tra gli argomenti principali  il bilancio e i tagli ‘lacrime e sangue’, inevitabili dopo la sentenza di parifica della Corte dei Conti sul rendiconto 2018

La condizione finanziaria sarà un elemento che limiterà, per fortuna, solo la spesa corrente e non quella per gli investimenti: dovremo necessariamente operare tagli per un anno, forse per due, poi andremo in pianura se non in discesa”, ha detto il governatore mostrandosi ottimista. “Siamo fiduciosi di potere rispondere alle richieste della Corte dei conti anche se con molta difficoltà – ha aggiunto
Musumeci – Fuori dal Palazzo non si può pensare che il problema della finanza regionale, che il pm dice risalente almeno al 1994, si possa affrontare senza sacrifici e rinunce da parte di tutti”.

Poi un breve passaggio sui cavalli di Ambelia:  “Mi accusano di pensare sempre ai cavalli. Non sono mai salito su un cavallo. Mi piacciono. Sono ingiustamente accusato di alcuni investimenti ad Ambelia, che è un pezzo del patrimonio della Regione ma ricade nel comune di Militello dove io 64 anni fa sono nato. Ma lì i cavalli ci sono dal 1875, è l’unica stazione di monta in Sicilia. Che colpa ho se ho voluto valorizzarlo? Non ho commesso nessun abuso. Abbiamo previsto milioni anche per la Favorita. Se oggi il presidente viene accusato di queste cose mi considero un uomo fortunato . Prima si parlava di mafia, corruzione, peculato“.

E rispondendo ai cronisti parla dell’assenza del governo centrale in risposta d’aiuto per la Sicilia: “Lo Stato non c’è. Non c’è nella finanza locale, non c’è nel prendersi cura delle strade. Ha ragione il presidente Miccichè quando dice che ci vuole più Stato. Lo Stato deve capire che per il Mezzogiorno d’Italia serve un piano anticiclico. Provenzano fa fatica a dimostrare che il problema sta nell’impiego dei fondi europei. Ma lo Stato deve darci procedure veloci. L’altro giorno il ministro Provenzano è entrato in polemica. Deve avere più rispetto istituzionale, soprattutto per la sua terra. Ha stanziato 10 milioni per le strade, neanche la leggo la notizia, non ce ne facciamo niente, servono miliardi, non milioni“. Infine: “Il voto segreto è stato il mercato nero – ancora Musumeci – Non deve essere abolito ma modificato, così come nelle altre regioni“, ribadisce Musumeci. “Il rimpasto? Si fa quando se ne sente il bisogno. Questa estate non lo abbiamo ritenuto necessario, a giugno prossimo saremo a due anni e mezzo ed è possibile che procederemo a degli interventi“.

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