Uno sciame sismico con oltre centocinquanta scosse, una nube di cenere visibile da decine di chilometri di distanza, tre bocche su cinque in attività, una o più nuove fratture sul fianco della montagna. L’Etna si era risvegliato alla vigilia di Natale, anche se la nuova attività non sembra destare preoccupazione particolare tra gli esperti: l’allerta resta ferma sul giallo, il livello più basso e, se non interverranno situazioni nuove nelle prossime ore, non sarà innalzata. Dalle ore 13 l’aeroporto di Catania è tornato operativo con riapertura di tutti i settori dello spazio aereo. Le ultime due scosse in territorio etneo di magnitudo 3.4 a Biancavilla e 2.5 a Adrano.
L’attività sul vulcano attivo più alto d’Europa era cominciata poco prima delle 9 del 24 dicembre: gli strumenti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) che monitorano la montagna 24 ore su 24 avevano registrato oltre 130 scosse sismiche in poco più di tre ore. Due quelle più forti: una alle 13:08, con una magnitudo 4.0 registrata a due chilometri di profondità nella zona di Piano Pernicana, sul fianco nord est del vulcano a 6 km da Zafferana Etnea, e una di magnitudo 3.9 nella zona di Monte Palestra, sul fianco nord ovest. I terremoti sono stati accompagnati da quello che l’Ingv definisce un “graduale incremento del degassamento dall’area craterica sommitale” che, di fatto, sta interessando tre delle cinque bocche attive del vulcano.
Secondo gli esperti, prima si sono registrate sporadiche emissioni di cenere sia dalla Bocca Nuova sia dal Cratere di Nord-Est, culminate verso mezzogiorno in “un denso e continuo pennacchio di cenere scura” visibile da chilometri di distanza. E cinque minuti dopo è iniziata anche un’intensa attività stromboliana – vale a dire un’eruzione con esplosioni di energia moderata, lancio di brandelli di lava incandescente, lapilli e cenere – alla base meridionale del Nuovo Cratere di Sud-Est, verso Serra Giannicola.
Un’attività, dicono ancora gli esperti, dovuta all’apertura di una “fessura eruttiva”. L’attività stromboliana ha poi interessato anche la Bocca Nuova e al Cratere di Nord-Est. “Le reti geodediche Gps e clinometriche – sottolinea l’Ingv – mostrano vistose deformazioni dell’area sommitale”.
Lo Stromboli, nelle Eolie, risponde confermando il collegamento tra i due vulcani siciliani, come dichiarato dal vulcanologo catanese Salvatore Caffo. Lo Stromboli ha ripreso la sua attività caratterizzata dal lancio di lapilli e dopo una riunione il Dipartimento della Protezione Civile ha disposto il passaggio di livello di allerta da “verde”, che corrisponde all’attività ordinaria, al livello “giallo” e la conseguente attivazione della fase operativa di “attenzione” secondo quanto previsto dal piano nazionale di emergenza per l’isola di Stromboli. “La valutazione – sottolinea una nota della Protezione civile – è basata sulle segnalazioni delle fenomenologie e sulle valutazioni di pericolosità rese disponibili dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e il Dipartimento Scienza della Terra dell’Università di Firenze. L’innalzamento del livello determina il potenziamento del sistema di monitoraggio del vulcano e l’attivazione di un raccordo informativo costante tra la comunità scientifica e le altre componenti e strutture operative”.
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