Nel nome di Pino Puglisi, eroe semplice e buono che, ha spiegato nella sua omelia Papa Francesco:“Non viveva di appelli antimafia, ma seminava tanto bene”
Il Papa argentino che conosce la Sicilia più di quanto i siciliani non fossero disposti a riconoscere, lancia al popolo radunato oggi nella messa del Foro Italico una testimonianza essenziale, ruvida, ma netta e chiara, lasciando in una zona intrinseca di comprensione un messaggio ancora più ampio di quello citato nelle singole frasi: “Padre Pino coronò la sua vittoria con il sorriso che non fece dormire il suo uccisore”, e ancora: “La voce più forte non è quella di chi grida di più “.
Il ragionamento prosegue e va oltre diventa ben più ampio, di quello che può appartenere a una comunità spirituale essenziale, che non indulga al suo interno: “Abbiamo bisogno di tanti preti del sorriso, ricchi solo della gloria e della gioia di Dio”, ha toccato le corde di un universo ben più ampio di quello che il parterre del Foro Italico potesse contenere.
Il Papa ha detto ai siciliani di cambiare la logica di una costruzione sociale fatta di tessuto mafioso e prevaricazione. Un atteggiamento mentale che spesso viene fuori incontrollato e produce i veri ritardi culturali del sistema-paese Sicilia.
“Dio ci liberi dal vivere al ribasso” ha spiegato Francesco dunque, partendo dal dato spirituale di una vita rivolta al prossimo, senza però dimenticare l’approccio laico di una società che il Pontefice continua ad immaginare diversa da quella dei giorni di oggi.
Nell’era dell’elitismo competitivo sfrenato che deprime e riduce a difficili antagonisti del nostro tempo la dimensione individuale il Papa così commenta: “Chi vive per sé perde la vita intera, occorre scegliere amore o egoismo, sennò il diavolo ha le porte aperte”.
E se “l’egoismo è anestesia molto potente”, oggi i siciliani hanno trovato uno spunto altrettanto forte, tornando a casa su cui riflettere: “Il mondo non gira così solo con soldi e potere. Questa è solo una grande illusione”.