Palermo in una giornata ottobrina di sole. Il cielo è azzurro, ma l’acqua è stagnate. Sì, stagnante e “lorda”, per utilizzare un termine gergale, che rende bene l’immagine.
La scena si prospetta al Giardino Inglese. Sono tantissimi i palermitani che in questo luogo immerso nella natura, approfittando del bel tempo, non esitano a concedersi qualche momento o, meglio ancora, una domenica di relax.
Alcuni leggono il giornale, altri fanno sport. Il ritmo è scandito dal suono dell’acqua che scorre da una delle tante fontanelle del parco. La fontana è una di quelle, tanto eleganti quanto pressappoco trasandate, che si vedono dall’esterno . Forse è per questo che è una delle poche funzionanti.
E le restanti? Nelle altre l’acqua è ferma e stagnate. In particolare quella che dà ospitalità ad alcuni animali del giardino. All’interno due tartarughe, acquattate su una pietra verdastra, a stento si immergono tra piume, pezzi di pane, bottiglie e tappi di plastica.
“Non toccare l’acqua” è l’ammonimento di una mamma al figlio. Il bambino, alla vista delle anatre su un rilievo in pietra al centro della fontana, cerca di osservare il più vicino possibile i pennuti.
Loro stanno immobili, scrutano i passanti, ogni tanto fanno capolino. Per nulla sembrerebbero propense a scendere quei gradini, appositamente costruiti, che le separa dal liquido acquitrinoso.
Una situazione, per così dire, paradossale, se si pensa che nella zona nord, lato via Duca della Verdura a fianco lo chalet, è tornata funzionante, a maggio di questo anno, una fontana con giochi d’acqua. Lavori, quest’ultimi, che sono durati circa quaranta giorni e che hanno permesso il consolidamento e l’impermeabilizzazione della vasca e il relativo rifacimento dell’impianto idrico ed elettrico.
Durante una breve e veloce passeggiata al Giardino Inglese è evidente lo stato, non affatto incerto, in cui si trova la serra in stile liberty.
Un magnifico esempio dell’art-nouveau, tipica dell’architettura del ‘900, risulta al giorno d’oggi abbandonata e priva di una recinzione. Perché invece non torna a risplendere nella sua magnifica bellezza, accogliendo lussureggianti piante piuttosto che resti di transenne distrutte?
Spiccano poi i bagni pubblici. Non tanto per le scritte sui muri, ma per un dato di fatto: sono chiusi. Il rischio quindi è quello di imbattersi in alcuni passanti che, in caso d’emergenza, il pudore sono costretti a metterlo da parte, nonostante ne sia segno l’appartarsi con una certa indiscrezione. Il vecchio cassone, colmo di rami ed erbacce, diventa la postazione più adatta, nei pressi della quale più che il suono dell’acqua, che scorre dalle fontane, si sente ben altro.