Mai stata Pd. Mentre i malumori in casa dem per catapultati, blindati & affini nelle liste per le Politiche, diventano sempre più “arrabbiature” (per usare un eufemismo), a finire al centro della bufera è Valentina Scialfa, voluta direttamente dall’alto come capolista alla Camera collegio Sicilia 2 ed all’uninominale a Catania.
Sconosciuta sia ai Pd del territorio che al territorio stesso, al punto che la direzione provinciale del partito ha approvato un ordine del giorno di fuoco chiedendo a Barbagallo “l’immediato ritiro della candidatura della dottoressa Valentina Scialfa sconosciuta all’intera comunità politica del Pd catanese ed in netto contrasto con anni di militanza di tante donne iscritte, loro sì, al nostro partito sin dalla sua nascita”.
Barbagallo prova a sminuire i toni della vicenda, ma, per usare la frase di chi il Pd l’ha costruito a Catania, Enzo Napoli “questa storia provoca una grandissima incazzatura in chi crede ancora nella politica”.
Il clima, già surriscaldato pochi minuti dopo la pubblicazione degli elenchi, si fa sempre più incandescente. Il vice segretario nazionale del Pd Giuseppe Provenzano (che si è messo capolista in due collegi) e il segretario regionale Pd Anthony Barbagallo (che si è blindato a Catania), hanno detto molti sì a Letta, aprendo le porte a paracadutati ed a decisioni poco legate dal territorio, lasciando fuori ad esempio l’uscente Fausto Raciti. La capolista al Senato Annamaria Furlan, genovese, ex segretaria nazionale della Cisl che non è dato sapere quante volte sia stata nell’isola e quante ci tornerà da eletta, ha causato il ritiro di Cracolici, slittato al secondo posto. A seguire anche il segretario Pd di Ragusa, Giuseppe Calabrese, piazzato al terzo posto alla Camera ha rifiutato: “è un errore non aver candidato in posizioni eleggibili persone espressione del territorio”.
Anche al Senato della Sicilia Orientale il capolista è Antonio Nicita, siracusano di nascita ma da decenni trasferito a Roma dove adesso fa parte della segreteria di Letta. Il Senato poi, per disposizione della legge (e della Costituzione) è espressione del territorio, non a caso il calcolo della distribuzione dei seggi viene fatto su scala regionale, non può diventare “piattaforma d’atterraggio” per i prescelti dei big.
La base scalpita, si sente offesa, e soprattutto passa il messaggio che il Pd nazionale non ritiene gli esponenti siciliani in grado di rappresentare l’isola a livello nazionale.
Sulla graticola finisce Barbagallo anche in vista di un altro terreno di guerra, quello delle liste per l’Ars che avranno forte ripercussioni dopo quanto accaduto. A Messina ad esempio è rimasto fuori l’ uscente Pietro Navarra, a favore di una capolista, Stefania Marino, di Enna. Navarra, che ha preso un paio di giorni per riflettere, si è detto sereno. Ma nel Pd di Letta la parola “sereno” non è sempre foriera di buone nuove.
Nel mirino intanto a Catania finisce appunto la capolista Valentina Scialfa, classe ’75, medico del lavoro. Mai stata tesserata Pd, ha una sola esperienza politica, nella giunta di Enzo Bianco del 2013 (in quota Udc-Udeur). Vi restò, con delega prima alla scuola e poi allo sport, fino al 2018 quando si dimise perché “tentata” dalla candidatura in Forza Italia alle Politiche. Poi non se ne fece nulla.
Quattro anni dopo ecco che direttamente da Letta viene la decisione, avallata da Barbagallo, di inserire Valentina Scialfa, molto vicina al presidente del Coni Giovanni Malagò, capolista a Catania. Se la direzione provinciale del Pd di Catania ha approvato l’ordine del giorno, un’altra riflessione viene da Enzo Napoli, ex segretario provinciale Pd di Catania, ex coordinatore della segreteria regionale del Pd Sicilia che su facebook sbotta: “posso dire che questa cosa mi fa schifo?”.
Nel post evidenzia come ci siano tantissime donne nel Pd di Catania (peraltro la riflessione vale anche per le tantissime donne del Pd di Palermo, che potevano essere candidate al Senato ad esempio….. o a Messina, dove invece sono state relegate nei posti meno appetibili per non dire impossibili).
“Ci sono tantissime donne nel PD di Catania. Donne che quando è necessario organizzano riunioni, raccolgono firme, fanno volantinaggio, stanno giorni interi ai gazebo, si candidano nei consigli comunali, fanno campagna elettorale, raccolgono ad una ad una le preferenze, chiedono agli amici di tesserarsi, partecipano alle riunioni, sacrificano il proprio tempo perché amano la politica e credono che serva a cambiare le cose. Donne intelligenti, capaci, determinate, combattive- tuona Enzo Napoli su Facebook-Poi arriva il momento in cui si decidono le nomine al parlamento nazionale ed il Segretario Nazionale del PD, il suo vice ed il Segretario Regionale stabiliscono che alla Camera dei Deputati, a rappresentare questo territorio, le donne e gli uomini che giorno per giorno si battono per cambiarlo, debba essere una signora (rispettabilissima, per carità), che non ha mai messo piede in un circolo del PD, che non ha mai distribuito un volantino, fatto una tessera (nemmeno la sua), che credo abbia, del popolo e degli iscritti, anche un qualche aristocratico disgusto. A poco servono le indignate prese di posizioni degli organismi dirigenti, dei circoli, dei militanti che non si riconoscono in questa scelta. L’ha chiesto Malagò e Letta, Barbagallo e Provenzano non possono certo dare ascolto a quelli che per il PD si fanno in quattro. Debbono accontentare il capriccio di un potente. Posso dire che questa cosa mi fa schifo? Mi fa schifo perché conosco decine di donne del PD etneo che meriterebbero quella candidatura e vengono mortificate da chi, con le chiacchiere, dice di quanto siano importanti le donne del PD. Si candidi alle regionali, la futura deputata nazionale, dove altre donne si misureranno coraggiosamente e con sacrificio a raccogliere preferenze e vediamo quanti voti lei e Malagò sono in grado di spostare”.
E siamo ancora all’inizio, perché con l’election day, i mal di pancia, rischiano di diventare epidemia. Lo stesso Cateno De Luca ne ha approfittato per lanciare un appello ai giovani Pd. Ma occorre ricordare che la presentazione delle liste per le Politiche avviene entro il 22, quindi quattro giorni prima della presentazione delle liste per l’Ars (entro il 26 agosto). Innervosire la base e i “portatori d’acqua” fino a questo punto non è proprio la più brillante delle strategie.