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Nudismo letterario: a Palermo ci si scopre con le “Letture in campo” di Gian Mauro Sales Pandolfini

sabato 28 Agosto 2021
foto di Monica Maniscalco

La scrittura lega le parole e gli esseri, gli esseri tramite le parole, il lettore all’autore e i lettori tra loro”, Marc Augé.

Torna a Palermo un nuovo appuntamento con “Letture in campo, il progetto nato dall’antropologo Gian Mauro Sales Pandolfini per condividere i libri amati, magari accompagnati da un recitato o da buona musica.

Il prossimo incontro si terrà mercoledì 1 settembre alle ore 21:00 all’Enoteca letteraria – Prospero, in via Marche 8. Per partecipare è necessario prenotarsi ed essere muniti di Green pass, anche se all’aperto.

Come dice Marcel Proust: Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L’opera dello scrittore è soltanto uno strumento ottico offerto al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso“. Basandosi su questo principio, l’antropologo ci parla della sua iniziativa e del “nudismo letterario”.

Gian Mauro, parlaci un po’ di te?

“Sono un antropologo palermitano, mi occupo di spiritismo storico e magia popolare. Forse la mia naturale inclinazione verso l’arte, sia essa figurativa e musicale sia essa letteraria, mi ha reso più affascinato dall’universo simbolico che l’essere umano ha da sempre “costruito” per sé e intorno a sé. Un modo, a mio avviso sublime e infinitamente ricco di risorse alternative, per interpretare il mondo, la vita e i suoi traumi. Il libro è una porta d’eccezione che consente, alla Melville, di viaggiare, veleggiare per biblioteche e oceani. Rientra in quelle possibilità dell’uomo di immaginare alternative o porsi su orizzonti diversi e sorprendenti”.

La lettura è un’attività usualmente silenziosa e solitaria. Come mai hai deciso di avviare questo progetto di condivisione letteraria?

Non credo che la lettura sia soltanto un’attività da svolgersi intimamente. Abbiamo numerosi esempi come la grande oratoria classica o la ritualità religiosa con tanto di pubblico, di ecclesia, che ascolta. Semmai l’intimità è svelata già dalle scelte che facciamo. Un po’ questo mi ha incuriosito e divertito nella creazione di questa iniziativa.

Le nostre librerie, le nostre biblioteche domestiche, sono in qualche modo specchio della nostra intimità, ci mettono a nudo. Quando entriamo in casa di qualcuno e scorriamo i titoli dei suoi libri possiamo già farci un’idea dei suoi gusti, della sua personalità, delle sue ricerche, delle sue tensioni più intime e nascoste. Il libro ancora una volta mostra il suo potere salvifico, ma anche il suo statuto di “porta” sulla nostra coscienza.

Ecco perché mi piace parlare di “nudismo letterario”, del piacere di tornare ad ascoltarci mentre parliamo o “leggiamo di noi”, nudi,  in spazi ameni, aperti, suggestivi, come un prato, una villa pubblica, una spiaggia, un chiostro, una corte o un locale letterario. La prima puntata al prato del Foro italico di Palermo è stata meravigliosa. Ci siamo conosciuti in tanti, abbiamo parlato di noi, abbiamo ascoltato noi che parlavamo di noi, sia direttamente – presentandoci – che attraverso i nostri libri! Ora la seconda si farà all’Enoteca letteraria Prospero”.

Per te, cosa non dovrebbe mancare in un libro?

Sembra strano a dirsi, ma più che l’originalità – sono dell’idea che veramente i Greci hanno detto quasi tutto –, mi incuriosisce lo spirito della ricerca. Amo l’avventura, l’escursione in natura come tra le orme della creatività umana. Considerando il libro medium privilegiato per altri mondi, compreso quello interiore, penso che esso dovrebbe infondere curiosità, non schivare la melanconia (purché non fine a se stessa), proporre modelli di vita, costruire colonne immaginifiche su cui sognare ancora e segnare anche a colpi d’ironia, virtù che considero figlia dell’intelligenza. In un’espressione essere un “tuttopossibile” in grado di suscitare una reazione nel lettore e farsi proposta di un’ulteriore azione“.

Tu hai lavorato per molti anni nell’ambito dell’editoria. Secondo te perché oggi si legge meno? È colpa della tecnologia?

Credo sia un problema legato sia alla diversa concezione del tempo che alle priorità socio-culturali dominanti e uniformanti. Viviamo in un tempo veloce, spazzino, che spazza via l’idea della riflessione, di una lenta e attenta osservazione, un tempo fatto di ritmi lavorativi snervanti, di opinionismi da social, di immagini continue che depistano la nostra attenzione e inclinazione alla ricerca di noi stessi e dei nostri tempi, quelli intimi, più lenti. E poi c’è il fattore più inquietante, a mio avviso.

Il bisogno di sentirsi gruppo che non si basa più su leggi e norme imposte dallo stesso gruppo-comunità a cui si appartiene, ma dall’alto, dall’economia, dal mercato globale. E quindi anche le scelte di lettura ne risentono. Accade poi che leggere non è visto come una cosa interessante, di moda, “figa”, “cool”, almeno in Italia, ma come una cosa noiosa, da sfigati, pesante. In questo la colpa è anche della Scuola, dei nostri obsolteti programmi ministeriali, che, con tutto il rispetto, perdono ancora tempo con Carducci e lo tolgono a basilari sacerdoti della modernità come Pasolini. Pasolini insegnerebbe molto a queste nuove generazioni avvezze non a una possibile alternativa di vita, ma all’alternativismo che porta con sé, come tutti gli –ismi, ideali e non idee.

La globalizzazione potrebbe essere una bomba culturale di notevole spessore se invece di omologare, uniformare e annullare le differenze, fosse, scrive l’economo indiano Amartya Sen, “un sano viaggio di idee”. La tecnologia non ha nessuna colpa. L’uso improprio che di essa si fa è la causa”.

Pensi che questo progetto possa spingere le persone a leggere di più?

“Una buona percentuale delle persone, oltre a leggere sempre meno, legge male e sceglie magari i libri più di moda, quelli commerciali, per partecipare di un’identità condivisa. A volte le scelte che facciamo sono anche il risultato di una domanda globale. Molte persone non amano sentirsi “isolate” e allora approdano su lidi più sicuri, che consentano loro di mostrare che loro sanno, hanno letto quel testo magari in voga.Un atteggiamento del genere purtroppo ha la sua controparte.

Siccome la nostra vita, diceva Seneca, non è lunghissima e abbiamo poco tempo da dedicare a noi stessi, schiacciati da un accelerato e sfiancante tran tran quotidiano, converrebbe leggere magari pochi libri ma buoni. Quindi è vero, si legge meno o si legge male. Ma meglio leggere un Best Seller che passare la vita a fare balletti e storie sui social… In questa iniziativa sono comunque accolti tutti i tipi di letture, a prescindere dai miei gusti personali, ci mancherebbe! Sono certo che ognuno potrà trovare titoli nuovi e interessanti e leggere di più o altro! L’altra volta ho annotato due titoli che non conoscevo e che rientrano nel contemporaneo“.

Cartaceo o digitale?

L’e-book è un mero supporto. Un tempo si usavano le pareti rocciose delle grotte, poi i rotoli di pergamena e infine è arrivata la stampa. Pur amando la carta, il supporto cartaceo, il libro in sé, di cui sono pure collezionista, è anche vero che il digitale consente di allargare la possibilità di lettura a tutti e per tutto ed è anche un modo come un altro per leggere. Il mondo però appare al tempo stesso “spettacolarmente ricco e disperatamente povero””.

 

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