Omicidio stamattina a Palermo, con una dinamica tipica delle esecuzioni mafiose alla vigilia del giorno del ricordo della strage di Capaci. Il delitto è avvenuto in via D’Ossuna, nel quartiere Zisa, non lontano dal Palazzo di Giustizia. A cadere sotto il piombo dei sicari il boss Giuseppe Dainotti, 67 anni, che era a bordo di una bicicletta elettrica.
Dainotti era stato condannato all’ergastolo ma dal 2014 era tornato in libertà fra le polemiche. Sarebbe stato affiancato da una moto con due killer, uno dei quali ha esploso un colpo di pistola. La vittima è stata colpita alla nuca ed è morta all’istante.
Sul posto, all’altezza del civico 98, gli agenti della polizia di Stato, la Scientifica e le unità cinofile. Sono attualmente in corso accertamenti. Sul luogo del delitto anche il pm della Dda Anna Maria Picozzi.
Alcune persone, sentite dagli investigatori, avrebbero dichiarato di avere udito alcuni colpi d’arma da fuoco e di avere chiamato le forze dell’ordine.
Un’esecuzione, proprio alla vigilia dell’anniversario della strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta.
Il delitto a soli 30 metri da uno dei due ingressi dell’istituto Sant’Anna che ospita la scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado. L’istituto è gestito dalle suore.
LA VITTIMA. Quello di Giuseppe Dainotti è un nome importante negli organigrammi mafiosi. Boss del mandamento di Porta Nuova, fu condannato per omicidio e per la rapina miliardaria al Monte dei Pegni nel 1991. Venne scarcerato, nonostante la condanna all’ergastolo, grazie a una sentenza della Corte Costituzionale che bocciò il cosiddetto “ergastolo retroattivo”, giudicando illegittima una norma che, in determinati casi, consentiva retroattivamente l’applicazione del carcere a vita anziché quella della pena più favorevole dei 30 anni. La Cassazione, in forza del verdetto, dovette commutare in 30 anni diverse condanne all’ergastolo, tra cui quella di Dainotti. Che nel 2014 fu liberato per espiazione della pena. Il verdetto della Consulta seguiva la cosiddetta legge Carotti che, entrata in vigore nel gennaio 2000, consentiva ai colpevoli di reati per cui era previsto l’ergastolo di vedere commutata la pena in 30 anni di carcere se chiedevano il rito abbreviato. A questa legge, nel novembre 2000 seguì un decreto interpretativo, che, di fatto, all’art. 7 ne cancellava i contenuti, stabilendo che chi chiedeva l’abbreviato aveva diritto solo a non fare l’isolamento diurno. Ma questa lettura della norma venne prima respinta dalla Corte di Strasburgo, poi dalle sezioni unite della Cassazione nell’aprile 2012 e quindi dalla Corte Costituzionale.
LA CURIOSITÀ DEL QUARTIERE. Un gruppo di studenti che frequentano il liceo scientifico nella vicina via Imera a Palermo, nell’ora di ricreazione è andato in via D’Ossuna sul luogo del delitto del boss mafioso Giuseppe Dainotti. “Abbiamo letto la notizia su alcuni giornali online e siamo venuti qui a vedere di persona – dice uno studente – noi veniamo qui a scuola a due passi. E così siamo venuti a vedere di presenza cosa fosse successo. Non mi era mai capitato di vedere una persona uccisa. L’avevo vista solo in televisione. Bruttissima esperienza”. Gli studenti passano velocemente lungo il filo bianco e rosso che delimita l’area dove è avvenuto l’omicidio. Guardano qualche secondo e vanno via.
“Mi trovavo nel portone dell’istituto Sant’Anna in di via D’Ossuna che è aperto per consentire agli alunni di entrare a scuola. Erano entrati alcuni ragazzini. Noi non abbiamo sentito nulla. Solo attorno alle 8 le sirene della polizia”. A parlare è una delle suore dell’Istituto San’Anna, scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di I grado. “Abbiamo ricevuto alcune telefonate delle mamme degli alunni che hanno chiamato allarmate per sapere cosa fosse successo. Abbiamo rassicurato tutti i genitori che dentro l’istituto il clima è rimasto sereno. Le attività scolastiche sono proseguite garantendo agli alunni la massima serenità”. Avete visto qualcuno che passava a bordo di auto o moto? “Non abbiamo visto niente – ribadisce la suora – abbiamo sentito le sirene della polizia e ci siamo chieste cosa fosse successo. Poi abbiamo saputo dell’omicidio”.