Il Comune di Caccamo si è costituito parte civile al processo per l’omicidio di Roberta Siragusa, avvenuto a Caccamo la notte tra il 23 e il 24 gennaio del 2021. Imputato è l’ex fidanzato della vittima, Pietro Morreale.
Il processo si celebra davanti alla sezione seconda della Corte di Assise del Tribunale di Palermo presieduta dal giudice Vincenzo Terranova. L’imputato, accusato di omicidio aggravato e occultamento di cadavere, ha partecipato tramite il sistema di video conferenza.
Si sono costituiti parti civili il Comune di Caccamo e tre associazioni che hanno come scopo quello di contrastare la violenza di genere. La difesa dell’imputato, sostenuta dall’avvocato Gaetano Giunta, ha reiterato la richiesta di giudizio abbreviato, sollevando la questione di illegittimità costituzionale dell’art. 438 del codice di procedura penale che vieta la celebrazione del rito abbreviato per i reati puniti con la pena dell’ergastolo. Le difese di parte civile, sostenuta dagli avvocati Sergio Burgio, Giovanni Castronovo e Giuseppe Canzone, e il pm Giacomo Barbara si sono opposti.
La corte costituzionale si è già espressa ribadendo che il processo non si può celebrare con l’abbreviato per i reati puniti con la pena dell’ergastolo. La Corte di Assise ha rigettato la richiesta avanzata dalla difesa dell’imputato che ha anche chiesto che venisse disposto un esperimento giudiziale, finalizzato a riprodurre l’incendio durante il quale sarebbe stata bruciata la ragazza, avvenuto presso il campo sportivo di Caccamo e ripreso dalle telecamere di video sorveglianza di un bar.
Le difese delle parti civili si sono opposte, ritenendo impossibile replicare il rogo perché non si possono riprodurre le medesime condizioni atmosferiche della notte in cui è morta Roberta Siragusa. La corte si è riservata e ha ammesso tutti i mezzi di prova richiesti dalle parti, riducendo il numero dei periti indicati dalla difesa dell’imputato. Il processo è stato rinviato al prossimo 15 marzo per sentire i primi testimoni, pubblici ufficiali, indicati dal pm. In aula erano presenti soltanto i componenti della famiglia i genitori di Roberta e alcuni parenti della giovane.