Anche la procura di Trapani starebbe indagando sui soccorsi delle Ong nel Mediterraneo. La notizia viene confermata da fonti giudiziarie ma il procuratore aggiunto, Ambrogio Cartosio, sul punto preferisce “non parlare“. E nulla vuole dire, né per confermare né per smentire, relativamente alle indiscrezioni su un’inchiesta penale a carico di una organizzazione non governativa, in particolare, che sarebbe entrata in azione in assenza di una richiesta di aiuto e di un intervento da parte delle autorità italiane.
Dal primo gennaio a Trapani sono sbarcati 2.370 immigrati. L’accusa, che viene mossa alle Ong dalla procura, sarebbe di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’indagine trapanese viene condotta dalla polizia di Stato che, però, non intende commentare.
L’inizio dell’indagine della Procura di Trapani è precedente all’ultimo rapporto pubblicato da Frontex. Nel silenzio, gli investigatori della Squadra Mobile della Polizia di Stato hanno raccolto elementi e testimonianze che descrivono anche le modalità di intervento delle ong nel Mediterraneo. Il fascicolo per “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina” è affidato al sostituto procuratore Andrea Tarondo ed è scaturito dalle indagini che hanno condotto all’arresto di alcuni scafisti, individuati sul molo Ronciglio in seguito ai numerosi sbarchi avvenuti nel 2016. Alcuni di loro avrebbero raccontato di soccorsi “nei pressi dei confini libici“.
Sulle indagini vige il massimo riserbo e alcuni degli investigatori impegnati nell’inchiesta si dicono “rammaricati per le notizie pubblicate nelle ultime settimane che rischiano di compromettere mesi di indagini”. Tra gli atti raccolti, oltre a “conversazioni intercettate” ci sarebbero anche i verbali di testimonianza di uno “scafista occasionale” condannato dal Tribunale di Trapani che disse di aver visto arrivare i soccorsi poco dopo l’allontanamento dell’uomo che sino ad allora aveva condotto l’imbarcazione.