“Non ho parlato con Oscar Camps, non prendo lezioni da comandanti di navi che si sentono al di sopra delle leggi. Ci sono sicuramente dei motivi economici, in Italia ci sono diverse inchieste sui soldi che le Ong guadagnano con questa loro attività. Non vorrei che al di là dell’umanità ci fosse dietro un interesse economico in questo traffico di essere umani perché alcune sentenze in Italia, seppure in primo grado, hanno già condannato qualcuno per avere rubato grazie all’immigrazione clandestina“. Così Matteo Salvini, rispondendo a una domanda dei media spagnoli presenti davanti al carcere Pagliarelli.
Per l’avvocato Giulia Bongiorno, che difende Matteo Salvini nel processo Open Arms che si è aperto a Palermo, “non c’è stato nessun ritardo per lo sbarco dei migranti, semmai il tempo necessario per stabilire di chi era la competenza e dove dovevano sbarcare i migranti“.
“Il sequestro di persona è un reato previsto nel caso in cui la vittima è costretta a stare in un posto – sostiene il legale – In questo caso la nave aveva la possibilità di andare in Spagna o a Malta e non era costretta a stare in Italia, quindi mancano i presupposti del sequestro”.
“Noi abbiamo insistito su una cosa – aggiunge Giulia Bongiorno – Catania e Palermo sono processi gemelli. Chi ha assistito a quello di Catania ha avuto modo di ascoltare da tutti che ci fu una condivisione nel governo di allora, un vero e proprio consenso da parte dei ministri e del presidente del Consiglio in particolare, al fine di cambiare il tipo di linea politica: prima di tutto la salute, ma contemporaneamente la richiesta di aiuto all’Europa – sottolinea la penalista – Prima si fanno gli accordi di redistribuzione e poi i migranti possono sbarcare. Significa che anche con l’inizio del governo Conte 2 la Lamorgese ha seguito la stessa procedura: prima si fanno gli accordi e poi si sbarca”.