Sono stati tutti scarcerati gli indagati dell’indagine “Artemisia” che il 21 marzo scorso ha svelato l’esistenza di una presunta organizzazione segreta nel Trapanese che secondo gli inquirenti avrebbe gestito affari e condizionava il mondo della politica e della pubblica amministrazione.
Scarcerato quindi anche Giovanni Lo Sciuto, ex deputato regionale ritenuta la figura centrale del “sistema”. Revocata la custodia cautelare anche per l’ex sindaco di Castelvetrano Felice Errante e per il candidato a questa tornata elettorale, poi ritiratosi dopo gli arresti, Luciano Perricone
Il tribunale del Riesame ha confermato quindi l’incompetenza territoriale del tribunale trapanese sull’inchiesta. Non molti giorni fa era stato il turno anche dell’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio e del presidente dell’ente di Formazione Anfe Paolo Genco. Le cause che hanno portato alla scarcerazione di massa risiedono attorno al luogo in cui sarebbe stato commesso il reato più grave dell’intera inchiesta. Lo Sciuto è indagato per peculato: avrebbe stipulato un falso contratto di portaborse con Maria Luisa Mortillaro, moglie di un suo grande elettore, Giuseppe Angileri. “Reato commesso in Palermo e Marsala”, c’è scritto nell’ordinanza del gip. Dunque il giudice competente non sarebbe quello di Trapani.
Una lettura contestata dai pm trapanesi che lunedì scorso avevano presentato una memoria che provava a “puntellare” l’inchiesta: per i magistrati “non è noto il luogo ove il reato di peculato contestato è stato commesso”. È un errore consideralo come commesso a Palermo soltanto perché è la città dove ha sede il parlamento siciliano. Il reato non sarebbe stato consumato nel luogo dove è stato sottoscritto il contratto, ma dove Lo Sciuto avrebbe utilizzato il denaro per fini diversi da quelli per cui era stato erogato dalla Regione. Ma il Riesame ha confermato l’orientamento che aveva portato alle prime scarcerazioni.