L’Orto Botanico di Palermo è il giardino più importante d’Italia e tra i più importanti d’Europa per varietà e rarità di piante presenti. Oggi l’Orto è un’istituzione accademica dell’Università degli Studi di Palermo a cui le scienze botaniche sono parecchio debitrici. Infatti, l’Orto è stato ed è ancora uno dei punti di riferimento più importanti per lo studio della botanica a livello professionale e accademico.
Le origini dell’Orto risalgono al 1779, anno in cui fu fondata l’Accademia di Regi Studi e venne istituita la cattedra di “Botanica e materia medica”. Un primo Orto accademico venne realizzato nei pressi di Porta Carini dove venivano coltivate piante medicinali utilizzate per finalità didattiche. Ma ben presto questo spazio risultò insufficiente per le esigenze dell’epoca, così nel 1786 l’Orto fu trasferito in un’area adiacente a Villa Giulia, dove si trova tutt’oggi. L’inaugurazione ufficiale avvenne nel 1795 e da quel momento in poi furono collezionate varietà vegetali provenienti da ogni angolo del mondo, soprattutto dall’Asia, dall’Africa, dal Sudamerica e dall’Australia divenendo un fiore all’occhiello del mondo botanico italiano ed europeo. L’Orto fu finanziato da diversi soggetti pubblici e privati tra cui da re Ferdinando, dal viceré Caramanico, dal duca di Monteleone Ettore Pignatelli, dall’Arcivescovo di Palermo Filippo Lopez y Royo. Inoltre, il viceré prelevò dall’erario pubblico ben 13.644 once per la realizzazione del giardino. Nei decenni successivi continuarono i lavori di ampliamento dell’Orto fino a quando tra fine ‘800 e inizio ‘900 fu raggiunta l’attuale estensione di circa 10 ettari.
Prima di addentrarci nella vegetazione del giardino, è interessante sottolineare la bellezza di alcuni suoi elementi architettonici. I lavori di costruzione del Gymnasium, del Tepidarium e del Calidarium iniziarono nel 1789 e terminarono nel 1795, anno della solenne inaugurazione dell’Orto. Questi edifici vennero realizzati in stile neoclassico da alcuni degli architetti più importanti dell’epoca come il francese Léon Dufourny ma anche architetti locali di talento come Pietro Trombetta e Domenico Marabitti. E poi numerosi furono gli artisti che attraverso il proprio estro contribuirono ad abbellire le strutture del complesso architettonico. Ad esempio, la volta della cupola e del tetrastilo furono affrescati dal pittore Giuseppe Velasco; lo scultore Gaspare Firriolo fu l’artefice delle statue che rappresentano le quattro stagioni; lo scultore Domenico Danè pensò ai bassorilievi che si estendono sulle facciate del Calidarium e del Tepidarium; lo scultore Vitale Puccio realizzò diverse statue tra cui quella che rappresenta Carlo Linneo, collocata all’interno del Gynnasium.
In oltre due secoli di attività scientifica e accademica l’Orto Botanico di Palermo ha contribuito in misura rilevante alla conoscenza e alla diffusione di molte specie vegetali esotiche, tropicali e subtropicali, in Sicilia, in Europa e nel Mediterraneo. Un vero e proprio cuore pulsante della scienza botanica internazionale. Ma quali sono le specie vegetali che hanno reso così importante questa istituzione scientifica? Ebbene, a tal proposito dobbiamo andare alla scoperta dell’organizzazione generale dell’Orto così come delle sue principali collezioni.
Intanto bisogna ricordare che l’Orto Botanico di Palermo si differenzia da qualsiasi altro giardino botanico non soltanto perché le collezioni sono ordinate secondo criteri estetici ma anche perché, in gran parte, sono organizzate e si sviluppano sulla base di categorie scientifiche, in particolar modo in relazione a classificazioni sistematiche, biologiche, geografiche ed ecologiche. La superficie dell’Orto Botanico di Palermo può essere suddivisa in ordinamenti e settori, alcuni dei quali risalenti alla fondazione (fine ‘700 come abbiamo visto), altri invece agli ampliamenti dei decenni e dei secoli successivi. Gli ordinamenti e i settori più importanti sono quelli organizzati su base sistematica: il sistema di Linneo, quello di Engler, il Palmetum e il Cycadetum.
Il sistema di Linneo con i suoi 11mila m2 è il settore più antico dell’Orto ed è anche il più visitato dal pubblico. È organizzato in 4 quartini, ognuno dei quali a sua volta articolato in 22 aiuole rettangolari, gli ortuli, al cui interno le collezioni si sviluppano per classi e sottounità, per lo più secondo i caratteri sessuali dei fiori (il tipo di classificazione usata da Linneo). Non si può non segnalare in questa collezione il Ginkgo biloba.
Invece, l’ordinamento di Engler, che prende il nome dal botanico tedesco Adolf Engler, il quale studiò le relazioni filogenetiche tra i vari gruppi di vegetali, è il settore più moderno dell’Orto. Qui le piante sono disposte secondo la classificazione dello studioso tedesco, per cui le collezioni sono suddivise in Angiosperme e Gimnosperme. Gli esemplari sono raggruppati per affinità in 38 aiuole e sono disposti dai meno evoluti ai più evoluti.
Il Cycadetum è dedicato ad una classe di piante a semi primitive. Si tratta di una vera e propria collezione di fossili viventi, gimnosperme in larga misura provenienti dall’emisfero australe e antecedenti al Mesozoico. In questa collezione vi è un esemplare di Cycas revoluta del 1799 donato da Maria Carolina di Borbone ed è ritenuto il primo esemplare di questa specie coltivato all’aria aperta in Europa. Numerosissimi sono gli esemplari di pregio di questa collezione.
Il Palmetum riguarda il gruppo delle Arecacee, si tratta della collezione più estesa con ben 455 esemplari appartenenti a 43 famiglie e 42 generi differenti. Non a caso numerose sono le specie provenienti dall’Asia tropicale, dall’America centrale e meridionale e da molte isole tropicali. Per non parlare degli ordinamenti bioecologici e geografici che comprendono il 47% di tutti gli esemplari dell’Orto.
L’Orto Botanico di Palermo con i suoi circa 3500 esemplari in piena terra appartenenti a 166 famiglie articolate in 616 generi, 1507 specie, 19 sottospecie e 86 varietà è uno spettacolo di biodiversità, natura e scienza, in grado di affascinare e suggestionare ogni anno migliaia di visitatori oggi come nel passato. A tal proposito ricordiamo la reazione di alcuni viaggiatori illustri come Massimiliano d’Austria che cita l’Orto nel suo “Tagesbuecher” (diario di viaggio); oppure Richard Wagner che, secondo la testimonianza del diario della consorte Cosima, dopo la visita dell’Orto “rientrò subito in albergo per comporre di getto due nuove pagine di partitura del Parsifal”. E la regina Maria Carolina ebbe molto a cuore l’Orto dando addirittura un suo personale contributo all’ampliamento delle collezioni. Questi sono soltanto alcuni esempi ma si potrebbe continuare ancora a lungo in quanto non vi è stato viaggiatore, intellettuale, artista o naturalista che non sia rimasto stupefatto dinanzi al giardino botanico più grande e importante d’Italia che sembra essere un vero e proprio giardino delle meraviglie.