La citazione di Emily Brönte “Solo gli inquieti sanno com’è difficile sopravvivere alla tempesta e non potere vivere senza” dà il titolo alla mostra che si inaugura giovedì 21 marzo a Palazzo Ziino, curata da Alessandro Bazan e Gianna Di Piazza.
L’esposizione accoglie quattro giovani artiste di età differenti che si sono formate presso l’Accademia di Belle Arti, Rita Casdia, Mirela Morreale, Francesca Polizzi, Linda Randazzo, con l’intento di rintracciare quel filo emotivo, esistenziale ed estetico che attraversa e congiunge il loro lavoro.
Stimolando un confronto sui complessi risvolti del desiderio e dell’inquietudine, le opere presentate restituiscono uno spaccato generazionale femminile volto ad indagare una profondità condivisa di territori carnali, viscerali, onirici, entro cui la riflessione sull’arte assume la struggente forza di una sfida irresistibile.
Il risultato è una polifonia di linguaggi, “strutturata intorno ad elementi narrativi tesi ad esplorare la radice dell’essere e la sua trasformazione nell’indicibile, invitandoci ad accogliere con empatia il sentire di quel desiderio che è schiavo della sua stessa irrequietudine“.
I lavori di Rita Casdia, partendo da una messa a fuoco delle dinamiche generate dai legami affettivi e dalla sessualità, propongono un’indagine dei meccanismi elementari dei sentimenti e un’analisi concreta della crudeltà dell’intimo. Che siano video, sculture o disegni, i corpi celibi dei suoi personaggi si insinuano in forma germinale sotto le spoglie di un’immagine scarna, dura, spersonalizzata, sempre in procinto di una trasmutazione. L’opera diventa il luogo in cui la sostanza psichica precipita dentro la materia dell’arte, il punto dove un immaginario perturbante corre incontro al suo approdo formale.
La pittura di Mirela Morreale è forza vitale che apre le porte a un viaggio senza freni, un viaggio verso quei territori in cui la libera pulsione della mano si impossessa di un’energia che accoglie e annienta l’inquietudine individuale.
Attraverso un processo che plasma e dissolve le forme, Mirela mette in atto un meccanismo che esterna i fenomeni psichici e fisici che avvengono al limite della soglia della coscienza, costruendo una rappresentazione rituale ripetuta, un ritmo, o un respiro, di una pittura che diventa parte di una tessitura iconografica in continua ridefinizione.
Francesca Polizzi imprime ai suoi feltri processi “rimemorativi”. La lana grezza, utilizzata come materiale di elaborazione e traduzione della memoria, diventa fibra capace di dare forma e riceverla, un lento processo di stratificazioni organiche ed esistenziali, pregno di tracce che emergono o che rimangono sepolte sotto lo spessore della lana.
Una materia-pelle che accoglie segni, forme, scorie, processi di imprimitura, in un percorso che li rende immagini dalla rigorosa definizione formale, per darsi infine come reliquie di una dimensione sensoriale profonda.
Immersi tra le pennellate pastose e vibranti di Linda Randazzo il colore penetra la realtà nascosta dietro le apparenze fenomeniche e ci fa scoprire le segrete corrispondenze che legano un corpo ad un altro.
La visione è così colma di luce, forme, segni, pause, ritmi, che si rende necessario uno stato di sospensione, di calma. Quella calma che ha la stessa sostanza della contemplazione pittorica, quel tempo dilatato che serve alla pittrice per riempire di profonda intimità i suoi incontri umani, di incessante pratica artistica le sue riflessioni sulla luce, di sofferta inquietudine il suo rapporto con una storia e un presente della pittura.
Il progetto espositivo è il nono appuntamento del programma triennale VISUAL STARTUP Progetti del contemporaneo / Contemporary Projects, il programma di direzione artistica di Palazzo Ziino che il Comune di Palermo ha affidato all’Accademia di Belle Arti per promuovere la scena artistica giovanile.
Ingresso libero, fino al 17 maggio; dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 18.30.