C’è tanto su cui lavorare, ma la giusta reazione (tanto attesa) c’è stata. Il Palermo mette la parola fine alla serie di sconfitte e pareggia 2-2 contro un’arrembate Sampdoria. I blucerchiati si lasciano sorprendere dal cambio in panchina, rosicchiano un punto ma perdono la chance per avvicinarsi pericolosamente ai rosanero in classifica.
Esordio con tanti punti di riflessione per Mignani, che si presenta così davanti ai 23.372 sostenitori presenti oggi al Renzo Barbera. Aleggia ancora lo “spettro dell’era Corini“. Il match condotto con la nuova guida tecnica è parzialmente da promuovere, ma inevitabilmente macchiato, anche nel risultato, da scivoloni e strafalcione grossolani noti che ne hanno compromesso l’esito finale. E’ solo l’inizio, ma l’atteggiamento appare quello giusto per fronteggiare il rush finale.
Le note positive non sono mancate e il nuovo Palermo potrà iniziare a far vedere i suoi frutti solo dal prossimo turno contro il Cosenza, visto il poco tempo a disposizione per preparare lo scontro odierno con una delle formazioni più in forma del campionato.
Pirlo, dal canto suo, ha dovuto fare i conti con una coperta molto corta e sette uomini in infermeria: Ferrari, Vieira, Esposito, Ricci, Benedetti, Conti e Piccini. Il neo-tecnico, invece, ha arginato al meglio l’emergenza a centrocampo, preservando Henderson in panchina e schierando dal primo minuto Segre in coppia con Stulac. Se rallegra il rientro da titolare di Lucioni, la sorpresa più grande è in attacco, con il duo Mancuso-Brunori.
Si parte con il 3-4-1-2: con Diakité braccetto di destra, al fianco di Lucioni e Ceccaroni; Lund sulla fascia sinistra; Di Mariano lungo la corsia di destra; Di Francesco nell’inedito ruolo jolly libero e trequartista, alle spalle delle punte. L’avvio è frizzante, con le due compagini già reattive e il piede sull’acceleratore. Il Palermo, fin dai primi minuti, appare più compatto e con meno spazi liberi a disposizione per gli avversari. Nonostante gli sprint, le squadre prediligono le studio, senza farsi troppo male. Per i siciliani le opzioni più gettonate sono i lanci lunghi, soprattutto alla ricerca di Mancuso in area. Il classe ’92 è stato un importante punto di riferimento, spesso cercato dai compagni, con il numero 9 chiamato invece a scompigliare le carte e spezzare gli equilibri in avanti.
A dare la scossa al match sono i doriani al ventesimo minuto di gioco. Verre da punizione trova la testa di Gonzalez in tuffo, Yepes calcia male e svirgola il pallone dalla parti di Leoni, circondato da Brunori e Stulac. I due non si intendono e complice l’incertezza di Pigliacelli nell’uscita, il numero 46 spiazza tutti e imbuca la sfera in rete. Inutile il disperato tentativo in scivolata di Lucioni: 0-1.
Il club di viale del Fante non alza bandiera bianca e parte all’arrembaggio. L’errore di Leoni scatena la corsa del capitano, fermato solo dal falloso intervento di Ghilardi: calcio di rigore. Il bomber italo-brasiliano si presenta al dischetto e con cattiveria carica il tiro, piazzandolo sotto la traversa, imprendibile per Stankovic: 1-1.
Il Palermo cavalca l’onda dell’entusiasmo e in appena cinque minuti ribalta il tabellino. Stulac va al tiro di punizione, la palla spizzicata dalla testa di Segre raggiunge i piedi di Mancuso, bravo a liberarsi dalla gabbia composta da Stojanovic, Barreca e Leoni e in girata siglare il gol del 2-1.
Il primo tempo si accende e nell’ultima mezz’ora fioccano le occasioni. Stulac, tra i miglior performanti nonostante gli errori in fase di possesso, dettati soprattutto dalla mancanza di copertura, riconducibile agli uomini contati in mezzo al campo, mette a dura prova il portiere blucerchiato. Al trentaduesimo su punizione e dieci minuti più tardi con un insidiosissimo sinistro al volo. La Sampdoria resta in partita e i campanelli d’allarme provengono soprattutto dai duetti tra Verre e De Luca, ma sia la retroguardia sia Pigliacelli non si lasciano sorprendere, disinnescando le possibili chance di pareggio.
Il diagonale di Kasami inaugura il secondo tempo, ma Diakité allontana il pericolo spedendo sul fondo. La formazione di Pirlo appare la più determinata, nel tentativo di riaprire la gara. I rosa contengono bene e spingono soprattutto dalle parti di Di Mariano. Per lui tanta corsa e grande partita di sacrificio, soprattutto in fase di copertura. A mezz’ora dalla fine, però, Darboe, un po’ in maniera inaspettata, riacciuffa i padroni di casa con un mancino dalla distanza: 2-2.
Mignani non intende lasciar scappare i tre punti e rinfresca il reparto offensivo e il centrocampo: dentro Henderson e Soleri, fuori Stulac e Mancuso. La reazione è immediata ed evidente e passa dai piedi stanchi di Di Mariano e Di Francesco e da quelli dell’attaccante appena subentrato. I minuti persano anche per i doriani che si allungano in campo, regalando tanti spazi in favore dei padroni di casa. Il Palermo prova più volte la ripartenza. I tentativi si concretizzano e i siciliani sfiorando il tris. Prima al settantottesimo con un potente tiro del numero 10 rosanero stampato sul palo, poi con il faccia a faccia tra Soleri e Stankovic, dopo una grande cavalcata sulla destra. Nel finale il tecnico rosanero lascia spazio anche a Traorè, al posto di Di Francesco.
Gli sforzi sono vani e al termine dei cinque minuti di recupero, al Renzo Barbera, termina 2-2.