La corte d’appello di Palermo ha confermato l’assoluzione con la formula ‘perché il fatto non costituisce reato‘ di Annamaria Vancardo, impiegata del palazzo di giustizia di Palermo accusata di rivelazione di segreto d’ufficio.
La donna, che nel 2015, lavorava presso la segreteria della Procura, era difesa dagli avvocati Giuseppe Crescimanno e David Castagnetta ed era accusata di avere inserito nella mailing-list dei magistrati della Dda l’indirizzo di posta elettronica di un giornalista de L’Espresso che, per mesi, ricevette indebitamente i verbali top secret delle riunioni della Direzione distrettuale antimafia destinati ai soli componenti del pool e agli aggiunti.
Vancardo, dopo la scoperta e l’avvio dell’indagine, venne trasferita all’ufficio decreti di citazione. A scoprire la ‘falla’ nella trasmissione delle comunicazioni riservate fu la stessa Procura che aprì un’inchiesta e dispose una consulenza informatica per accertare chi avesse inserito il nome del cronista nell’indirizzario. Dalla consulenza venne fuori il pc dal quale le email erano partite e si accertò che il nome del cronista compariva sia nella maling-list dei giornalisti, che in quella dei pm.
La funzionaria si è difesa sostenendo di avere spostato per errore l’indirizzo del cronista. “Giustificazione” a cui ha creduto la corte.