“Il valore di rimborso della partecipazione per cui Italplaza ha esercitato il recesso da Hera Hora – e dunque il credito di cui Italplaza è titolare nei confronti di Hera Hora – è pari a un importo di circa Euro 11,9 milioni“. Tanto chiede Tony Di Piazza a Dario e Daniele Mirri per il recesso esercitato dalla società Hera Hora. E’ quanto si evince dal Ricorso per sequestro conservativo ante causam presentato dagli avvocati dell’imprenditore italo-americano.
Lo svuotamento delle prerogative del cda, il ridimensionamento del ruolo del direttore operativo della Palermo SDD Gianluca Paparesta, la gestione della vendita della partecipazione di Palermo Fc e la realizzazione del nuovo centro sportivo di Torretta. Sono queste alcune delle questioni tirate in ballo da Tony Di Piazza nel ricorso presentato contro Hera Hora, la società che aveva costituito con Daniele e Dario Mirri e dalla quale l’imprenditore, che era socio di minoranza al 40%, è uscito sbattendo la porta.
Nelle 64 pagine del documento firmato fagli avvocati Andrea Bernava, Aurelio Mirone e Giovanni Rosanio si fa riferimento al legame di Di Piazza con la Sicilia e con il Palermo calcio, alla decisione di entrare in società di Di Piazza e al progressivo deteriorarsi dei rapporti. E su quest’ultimo punto i legali si dilungano non poco.
Per esempio, una delle questioni che avrebbe portato alla rottura tra Di Piazza e i Mirri, a leggere il ricorso, sarebbe legata al mancato rinnovo del contratto a Gianluca Paparesta nel ruolo di direttore operativo del Palermo, che era l’uomo di fiducia di Di Piazza in Sicilia (essendo quest’ultimo residente all’estero). Secondo quanto si evince dal ricorso, a Paparesta sarebbero state offerte condizioni contrattuali “addirittura peggiorative” per la stagione calcistica successiva a quella in cui aveva svolto l’incarico. Ciò, secondo Di Piazza, avrebbe messo l’ex arbitro in condizione di non poter accettare l’incarico.
Altra questione che solleva Di Piazza è quella relativa all’aumento del tetto di spesa per la delega conferita all’Amministratore delegato di Palermo F.C. Rinaldo Sagramola, con un tetto massimo di spesa passato da 100mila euro a 600mila. Reputato, questo, da Di Piazza un “atto di forza in danno della minoranza”.
LA REALIZZAZIONE DEL CAMPO SPORTIVO A TORRETTA
Un capitolo a parte merita la vicenda relativa alla realizzazione del nuovo centro sportivo del Palermo a Torretta, definita dai legali di Di Piazza un “questione di estrema opacità gestoria”. Secondo quanto scritto nel ricorso, durante una riunione del cda del Palermo FC del 27 novembre 2020, Di Piazza dava la propria disponibilità, ma “a condizione che ciò non comporti nuovi investimenti a carico della società oltre a quelli programmati”, sollecitando l’opportunità di procedere “alla rimodulazione del budget di spesa” e chiedendo al presidente Dario Mirri dettagli sulle somme che si sarebbero dovute impiegare e sulle fonti di finanziamento dell’operazione. Sempre secondo i legali di Di Piazza, per l’acquisto del terreno si prevedeva una spesa di 1,2 milioni di euro per l’acquisto del terreno e dell’immobile, più altri 2,5 milioni per la realizzazione di due campi di calcio, della club house, della palestra e degli spogliatoi (oltre all’acquisto eventuale di un altro campo attiguo in una seconda fase).
Successivamente, però, secondo quanto si evince dal ricorso presentato dai legali di Di Piazza, Dario Mirri e Sagramola avrebbero proposto la costituzione di una società a responsabilità limitata per condurre in porto l’operazione, ipotesi verso la quale Di Piazza si sarebbe opposto.
A questo punto, sarebbe intervenuto anche il Presidente del Collegio Sindacale, riferendo di una interlocuzione intercorsa il 25 marzo 2021 con l’amministratore delegato, nel corso della quale quest’ultimo avrebbe rappresentato all’organo di controllo che “la Società Palermo FC non si farà carico di alcun investimento per impianti sportivi (…), ancorché nella seduta del cda del 27 novembre 2020 si fosse deliberato in senso difforme”. Secondo i legali di Di Piazza, quindi, solo in questo momento si apprendeva da Sagramola che, diversamente da quanto deliberato in precedenza, i consiglieri delegati avrebbero “valutato di non procedere alla rimodulazione del budget triennale e che gli impegni finanziari avrebbero dovuto essere assunti da un terzo soggetto, vale a dire la costituenda società immobiliare che potrebbe essere aperta alla partecipazione di terzi investitori”.
La proposta di costituire la società passerà comunque, nonostante il voto di Di Piazza. Dopo questa e le altre questioni narrate fin qui, l’imprenditore uscirà da Hera Hora, della quale era socio tramite la ‘sua’ Italplaza.
IlSicilia.it ha contattato Dario Mirri per chiedere una replica, ma il presidente del Palermo ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione. La nostra testata resta a disposizione per eventuali repliche.
AGGIORNAMENTO: L’udienza presso il Tribunale di Catania è stata rinviata al giorno 8 novembre 2021.