Chiude un’altra rinomata azienda di Palermo. Si tratta di “Gusti di Sicilia – Risto Cibus”, attività leader nella promozione dei prodotti tipici e della cucina siciliana, che ieri dopo un’agonia durata circa 3 anni ha dovuto abbassare definitivamente le saracinesche dello storico locale di via Emerico Amari e inviare le lettere di licenziamento ai sui ultimi 10 dipendenti. Stavolta la crisi economica strutturale, che da anni miete vittime in tutta la città, non c’entra.
Alla base della triste notizia comunicata dal suo fondatore, l’imprenditore Francesco Giglio, c’è la chiusura al traffico di via Emerico Amari, a causa dei cantieri per la realizzazione delle opere dell’anello ferroviario che in quel tratto dovrebbero collegare il porto al resto della rete. Lavori avviati nel 2014 e che sarebbero dovuti durare per un paio d’anni. “Invece siamo a luglio 2017 e della fine non si intravede neanche l’ombra”, sottolinea Giglio con amarezza.
Una situazione che sta facendo disperare ed esasperare decine di titolari di esercizi commerciali e con essi anche i loro dipendenti. Risto Cibus, infatti, è solo l’ultima del lungo elenco di vittime dei cantieri sparsi nelle varie aree della città. Solo in via Amari si contano altri 14 negozi che hanno dovuto chiudere i battenti, mentre altri 7 sono in procinto di chiudere. A soccombere sono anche le piccole realtà, quelle a conduzione familiare con un solo dipendente.
“Ci eravamo preparati – spiega l’imprenditore – per resistere durante il periodo dei cantieri. Sapevamo che avremmo subito una riduzione degli incassi e difatti il fatturato è calato dell’80%, ma non si può resistere più del dovuto”. In questo periodo Cibus ha dovuto ridurre il personale, nella speranza che tutto si potesse ristabilire entro i tempi previsti. Così, purtroppo, non è stato. “Le difficoltà sono aumentate. Abbiamo avuto problemi di liquidità e quando non riesci a pagare più l’affitto e le bollette capisci che c’è poco da fare”. Il 19 luglio, infine, la dichiarazione di fallimento, per un locale tra i più conosciuti della città.
Prima di gettare la spugna, Giglio e agli altri imprenditori della zona le hanno tentate tutte. Hanno più volte interpellato il Comune, in particolare l’assessore ai lavori pubblici Emilio Arcuri. Si sono costituiti in associazione (AmariCantieri) per tentare di rappresentare con più forza i loro diritti. Hanno presentato esposti alla Procura. Tutti i tentativi, però, sono stati vani.
“Ci ha stupito e continua ancora a stupirci – dichiara Giglio – l’indifferenza e la strafottenza delle autorità, che promettono aiuti e poi non fanno nulla. I 10 dipendenti che ieri hanno perso il posto di lavoro non valgono meno di quelli della Tecnis“. Il riferimento è alla società che sta realizzando i lavori. Un’impresa che più volte, a causa di problemi giudiziari, ha rischiato di perdere la commessa e licenziare i lavoratori. “L’assessore – continua Giglio – non se ne può uscire sostenendo che le responsabilità di tutto questo sono di Rete ferroviaria italiana, né dire che bisogna chiedere i danni a loro”.
“Il sindaco – conclude – dimostri un po’ di pietà cristiana, si faccia carico delle difficoltà che vivono i titolari degli esercizi commerciali e i cittadini che abitano in queste zone. Non si può tenerli in ostaggio sine die”.