La lotta allo smog nelle città siciliane è ancora in salita. Infatti, nonostante una riduzione dei livelli di inquinanti atmosferici nel 2023, le città faticano ad accelerare il passo verso un miglioramento.
A dirlo è il report Legambiente “Mal’Aria di Città 2024” che dimostra, ancora una volta, che la qualità dell’aria in Italia è un problema. Sono 18 su 98 le città monitorate nel 2023 che hanno superato i livelli limite di polveri sottili, ovvero oltre 35 giorni all’anno con una media superiore ai 50 microgrammi al metro cubo. Palermo e Catania sono tra le città più inquinate della penisola. Analizzando i dati dell’anno appena trascorso sia per quanto riguarda i livelli delle polveri sottili che del biossido di azoto, è venuto fuori quanto si incorre in una seria minaccia per la salute umana e per l’ambiente. Le due città siciliane dovranno ridurre le concentrazioni di oltre il 40% nei prossimi anni per non incorrere in procedure di infrazione, nello specifico Palermo del 44% e Catania del 41%.
“La salute dei cittadini è a rischio” rileva Legambiente, per cui “Governo, Regioni e Comuni devono accelerare. Per ottenere aria pulita, bisogna ripensare subito la mobilità urbana, implementando zone a basse e zero emissioni, ridisegnando lo spazio pubblico urbano con città a 30 km/h e strade scolastiche, investendo massicciamente nel trasporto pubblico locale, nell’ampliamento di reti ciclo-pedonali e nell’elettrificazione di tutti i veicoli”. Per la Ong, “è indispensabile agire sinergicamente anche sulle altre fonti di inquinamento, come il riscaldamento domestico e l’agricoltura”.
Il Piano Regionale di Tutela della Qualità dell’Aria approvato dalla Giunta della Regione Siciliana ha rappresentato e rappresenta uno strumento di pianificazione e coordinamento delle strategie di intervento volte a garantire il mantenimento della salubrità della qualità dell’aria in Sicilia.
Catania, penultima in classifica già due anni fa (precedendo a Palermo), era ultima anche lo scorso anno, subito dopo Palermo. Proprio il capoluogo etneo mostra un pessimo rendimento in diversi indicatori del rapporto, non solo per quanto riguarda l’inquinamento dell’aria, ma anche per consumi di acqua potabile e produzione di rifiuti. L’inquinamento atmosferico è quello che preoccupa di più, con concentrazioni medie annuali superiori a 40 μg/mc.
Palermo, invece, come anticipato era penultima lo scorso anno, ultima due anni fa e ancora penultima nel rapporto Ecosistema Urbano 2020. Il capoluogo regionale siciliano colleziona una serie di mancate risposte (ad esempio su ozono, consumi idrici, perdite della rete o sulle zone a traffico limitato) e pessime performance che pesano come macigni e non le permettono di sollevarsi dal fondo della graduatoria.
Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, nel 2021, in Italia sono state registrate circa sessanta mila morti premature attribuibili proprio al Pm 2,5 e al NO2. A tal fine, la Commissione Europea ha pubblicato nel 2022 una proposta di revisione delle direttive sulla qualità dell’aria ambiente, ovvero una serie di cambiamenti sia per tutelare la salute delle persone che per non farsi trovare impreparati nell’immediato futuro, quando i nuovi limiti rivisti a ribasso, saranno vincolanti a livello normativo e potrebbero comportare problemi dal punto di vista anche economico nei confronti dell’Europa, per l’avvio di ulteriori procedure di infrazione a nostro carico.
E proprio in virtù dei nuovi limiti che entreranno in vigore a partire dal 2030, che inizia il ragionamento su quanto ancora siamo distanti in Sicilia nella tutela della salute delle persone dall’inquinamento atmosferico, e di quanto saremo vulnerabili tra qualche anno.
Proprio Legambiente ha lanciato la campagna itinerante “Città2030“, che fino al 6 marzo farà tappa in 18 capoluoghi per capire quanto manca per una mobilità urbana a zero emissioni, più accessibile e sicura e per chiedere città più vivibili. Si vuole fare il punto sul percorso che i principali capoluoghi italiani dovranno intraprendere per arrivare pronti alle scadenze del 2030.
Ciò che è sicuro è che anche le aree urbane siciliane, piccole e grandi, dovranno necessariamente far fronte a diverse sfide.
E’ quindi fondamentale in primis adottare una strategia che sia in grado di sostenere e finanziare scelte che rendano le nostre città più sostenibili e vicine alle esigenze dei cittadini. Nella situazione abbastanza allarmante raccontata dal report, esistono però esempi virtuosi di progetti di transizione ecologica, che devono essere quindi seguiti e replicati. L’unico modo sostenibile per rilanciare il Paese, a partire dalle città, è pianificare il futuro urbano riducendo l’uso delle auto e promuovendo mezzi di trasporto meno inquinanti, questo è quanto detto dagli esperti.
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