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Identificati componenti branco

Palermo, fermata baby gang violenta, 5 finiscono in comunità

mercoledì 7 Giugno 2023
rissa

La polizia di Stato, su delega della procura del tribunale per i minorenni, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare attraverso il collocamento in comunità, emessa dal gip del tribunale per i minorenni, a carico di cinque ragazzi, appartenenti ad una baby gang, accusati di lesioni aggravate in concorso. Il provvedimento, eseguito dai poliziotti della squadra mobile, scaturisce da un’indagine avviata dalla sezione “contrasto al crimine diffuso – falchi” a seguito di una violenta aggressione, avvenuta per futili motivi lo scorso 4 dicembre, in via Candelai, una zona teatro della movida cittadina. Un’aggressione con quattro maggiorenni violenta con l’utilizzo di un “tirapugni”. Le vittime portate in ospedale con una prognosi di 40 giorni riportarono anche fratture alla mandibola e trauma cranico che comportarono un intervento chirurgico maxillo-facciale con l’applicazione di protesi. Grazie alle immagini dei sistemi di videosorveglianza sono stati identificati i componenti della baby gang, circa quindici, di cui due maggiorenni denunciati alla procura. Gli autori del violento pestaggio sono stati identificati anche grazie alle foto fatte dagli aggrediti, dall’analisi dei cellulari, dai tabulati telefonici e dai profili social dei componenti della banda. Sono state, inoltre, eseguite perquisizioni e sequestri di apparati radiomobili a carico di altri 8 minorenni, indagati per il medesimo reato, ma non destinatari di un provvedimento restrittivo.

“Il branco di 15 persone che il 4 dicembre ha colpito in via Maqueda angolo via Candelai, è stato identificato e assicurato alla giustizia: 13 sono minorenni, adusi purtroppo alla violenza come unica modalità espressiva”. Lo ha detto il questore di Palermo Leopoldo Laricchia sull’operazione che ha permesso di scoprire a Palermo una baby gang. “Una violenza feroce – ha osservato il questore –, priva di freni, apparentemente immotivata; in realtà la motivazione che nasconde è più preoccupante perché si alimenta dall’istinto di sopraffazione del prossimo, fino ad annullarlo. Le lesioni prodotte alle vittime sono gravissime. E tutto in nemmeno due minuti. Neanche il tempo di avvisare le forze di polizia, figuriamoci di intervenire in flagranza”.

“Le attività investigative subito avviate e condotte dalla Questura – spiega Laricchia – hanno consentito di ricostruire tutti gli aspetti dell’episodio e tutte le persone coinvolte, naturalmente nei tempi indispensabili per un’indagine che possa supportare provvedimenti ben motivati dell’Autorità Giudiziaria. Ora gli atti verranno esaminati sotto il profilo della pubblica sicurezza per valutare l’emissione di ulteriori provvedimenti inibitori previsti dalla legge”.

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