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Dopo il successo raccolto al Castell’Ursino di Catania, la carrellata di arredi sacri proposta dalla mostra “Architetture barocche in argento e corallo”, fa tappa a Palermo per la riapertura del Museo Diocesano.
Un allestimento prestigioso che da oggi fino al 9 ottobre consentirà di ammirare capolavori realizzati nei laboratori artistici della Sicilia da maestranze trapanesi e messinesi, nel periodo tra il 1650 e il 1772. Diverse le preziose materie utilizzate, soprattutto argento, corallo e filato d’oro.
Un tesoro artistico distribuito in 11 sale dello storico spazio museale palermitano situato a fianco della Cattedrale. E sistemato in maniera da creare un avvolgente contrasto tra i rivestimenti scuri dei locali e la fastosa luminosità di queste opere. Si tratta di 27 paliotti, ossia i rivestimenti che coprono la parte frontale degli altari, realizzati . Oggetti che celebrano la bellezza del creato, trasportando il visitatore anche in un contesto extra-rituale: a contatto con il mistero.
A ideare e coordinare la mostra, inaugurata ieri, Rosalba Panvini e Salvatore Rizzo per la Soprintendenza di Catania, con la collaborazione della Soprintendenza di Palermo, diretta dall’architetto Lina Bellanca.
Svariati i soggetti raffigurati in queste opere barocche, come il mare, i vasi fioriti, l’Agnello mistico: “non semplici riproduzioni di elementi decorativi tipici di questo stile artistico , ma elementi dai più complessi significati biblico-teologici e spirituali”, spiega Panvini.
Nel parterre degli esponenti delle istituzioni presenti all’avvio della mostra, l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice: «Auguro a quanti si soffermeranno ad ammirare la bellezza estetica di questi capolavori di attivare anche gli occhi del cuore perché contemplino l’Invisibile attraverso il visibile creato dalle impareggiabili mani dell’uomo – ha detto – È fonte di gioia ricordare, come afferma Ireneo di Lione, che “la gloria di Dio è l’uomo vivente, e la vita dell’uomo consiste nella visione di Dio”».
“Questa mostra – ha detto l’assessore ai Beni Culturali Alberto Samonà – è un’occasione preziosa per far conoscere e valorizzare un patrimonio di inestimabile valore della tradizione siciliana perché l’arte sacra dà vita al connubio di significato simbolico, tradizione artigianale ed espressione artistica di cui la Sicilia custodisce preziose testimonianze. Inoltre rappresenta un’opportunità per spingere di più sul fronte del turismo culturale, orientato verso la Sicilia un pubblico qualificato e far conoscere al contempo ai siciliani, attraverso il sublime espresso dai paliotti esposti, la capacità artistica delle maestranze che hanno animato l’Isola, soprattutto nel periodo barocco”.
Dal canto suo, il governatore Nello Musumeci ha sottolineato il ruolo strategico dei beni culturali nella fase politica e economica siciliana: “Solo quest’anno abbiamo impegnato 111 milioni di euro per investimenti nei beni culturali siciliani, da distribuire soprattutto su parchi archeologici e la riqualificazione dei musei (ambito in cui sono stati impegnati 21 milioni, ndr) rendendoli appetibili grazie anche alle tecnologie multimediali e integrandoli con altre attività”. Come usava dire il compianto Sebastiano Tusa, “al museo, anche per prendere un caffè”.