“Dopo 42 anni, ricordiamo il sacrificio del maresciallo maggiore dei carabinieri Vito Ievolella, instancabile e scrupoloso investigatore, impegnato in difficili indagini che hanno portato all’arresto di numerosi soggetti aderenti a Cosa nostra che lo ha ucciso in un vigliacco e barbaro agguato. È anche grazie a Ievolella se in anni segnati dall’omertà si è riuscito a fare luce sugli affari della criminalità organizzata a Palermo”. Così il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla.
Oggi alle 9.30 si è svolta la cerimonia di commemorazione, in piazza Principe di Camporeale, alla presenza delle massime Autorità civili e militari della provincia di Palermo e di una rappresentanza dell’Associazione Nazionale Carabinieri e delle altre associazioni combattentistiche e d’Arma, il Generale di Divisione Giuseppe Spina, Comandante della Legione Carabinieri Sicilia e la prof.ssa Ievolella Lucia Assunta, figlia del caduto, hanno deposto una corona d’alloro nel luogo ove avvenne l’agguato. Anche il Sindaco, prof. Roberto Lagalla e il Vice Prefetto Vicario, dott.ssa Anna Aurora Colosimo, hanno deposto una corona d’alloro a nome della cittadinanza di Palermo.
Durante la breve cerimonia sono stati ricordati alcuni cenni biografici del Mar. Magg. Vito Ievolella ed è stata data lettura della motivazione con la quale il Presidente della Repubblica ha concesso al caduto la Medaglia d’Oro al valor Civile “alla memoria”.
Successivamente, alle ore 10.00, presso la chiesa Santa Maria Maddalena, all’interno del Comando Legione Carabinieri Sicilia, il cappellano militare Don Filippo Ferlita, ha celebrato una messa in suffragio del caduto.
Il Mar. Magg. Vito Ievolella nacque a Benevento il 4 dicembre 1929. Si arruolò nell’Arma come Carabiniere nel 1948. Nel biennio 1958-1959 frequentò il Corso Allievi Sottufficiali della Scuola di Firenze, al cui termine venne assegnato alla Legione di Palermo, prestando servizio nel capoluogo presso le Stazioni urbane “Centro”, “Duomo” e “Falde”, la cui caserma è oggi intitolata alla sua memoria. Nel 1965, venne trasferito al Nucleo Operativo del Gruppo di Palermo dove svolse complesse indagini, rese ancora più ardue dalle condizioni ambientali caratterizzate da tradizionale omertà.
Il 10 settembre 1981, il Maresciallo Ievolella, a bordo della propria autovettura Fiat 128 con la moglie Iolanda, nell’attesa della figlia Lucia, impegnata in una lezione di scuola guida, venne freddato da sicari di Cosa Nostra in Piazza Principe di Camporeale, a Palermo.
All’agguato parteciparono quattro killer, armati di pistole calibro 7,65 e fucili caricati a pallettoni, che, appena scesi da una Fiat Ritmo rubata, fecero fuoco in direzione del Maresciallo. Nell’occorso, la moglie riportò una leggera ferita alla regione sopraccigliare destra. Il mezzo usato dai killer fu dato alle fiamme e poi abbandonato in via Caruso, dove fu ritrovato dai Carabinieri. Fu chiaro immediatamente che l’assassinio del Maresciallo Ievolella era da inquadrare in un programma mafioso teso all’eliminazione di quanti si opponessero all’espansione degli interessi criminali.
Il Maresciallo Ievolella era molto noto negli ambienti investigativi dell’Arma e tra i Magistrati per le sue capacità professionali, per l’impegno investigativo e per la determinazione nel fare luce, tanto sul delitto comune, quanto su quello mafioso. Il valore e l’impegno nell’attività investigativa, gli erano valsi sette encomi solenni e quattordici lettere di apprezzamento del Comandante Generale dell’Arma. Da parte della stampa, aveva ricevuto appellativi come “segugio temuto dai boss” e “specialista in casi difficili”.
Al Maresciallo Ievolella, il Capo dello Stato ha concesso la Medaglia d’Oro al Valore Civile con la seguente motivazione:
“Addetto a Nucleo Operativo di Gruppo, pur consapevole dei rischi a cui si esponeva, si impegnava con infaticabile slancio ed assoluta dedizione al dovere in prolungate e difficili indagini – rese ancora più ardue dall’ambiente caratterizzato da tradizionale omertà – che portavano all’arresto di numerosi e pericolosi aderenti ad organizzazioni mafiose. Proditoriamente fatto segno a colpi d’arma da fuoco in un vile agguato tesogli da quattro malfattori, immolava la vita ai più nobili ideali di giustizia e di grande eroismo”. Palermo, 10 settembre 1981.