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Palermo: immobile confiscato alla mafia destinato alla valorizzazione dei beni culturali | FOTO

giovedì 17 Dicembre 2020

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Un bene confiscato alla mafia, che si trova nei pressi della centralissima piazza Politeama a Palermo, sarà destinato a front-office informativo sulle attività di valorizzazione e fruizione dei beni culturali della Regione Siciliana.

Work in progress e tempi stretti, quindi, per restituire luce e bellezza a questo angolo di città, pensato per la fruizione pubblica.

L’inaugurazione del nuovo spazio culturale è prevista per le prossime settimane, una volta ultimate le operazioni di sistemazione e allestimento.

L’immobile sarà una vetrina illuminata per chi vorrà avere informazioni sulle iniziative dei beni culturali in programma in Sicilia, o per quanti saranno interessati a ricevere informazioni sui siti e musei regionali o, magari, per coloro che desiderino consultare cataloghi d’arte o ammirare le immagini che saranno proiettate all’interno dei locali.

Guardo con molto entusiasmo all’iniziativa – dichiara l’assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà perché penso che trasformare un bene confiscato alla mafia in un luogo di conoscenza e di divulgazione della bellezza sia un importante segnale per la comunità tutta“.

Un modo per affermare la positività della bellezza e della conoscenza come antitesi alla violenza e alla bruttezza della criminalità e della mafia” ha aggiunto Samonà.

L’immobile confiscato, che faceva parte del patrimonio appartenuto ad Antonino Cinà, si trova in piazza Giovanni Amendola, ad angolo con via Paolo Paternostro, ed è costituito da tre ambienti di cui uno soppalcato con tre luci su strada, dove un tempo sorgeva un negozio di ottica.

Il bene, era già assegnato dall’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati alla Regione Siciliana per finalità di interesse pubblico.

Secondo le previsioni del Dlgs n. 159 del 2011, è stato attribuito all’Assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana a seguito della richiesta formalizzata dal dirigente generale del Dipartimento dei Beni Culturali, Sergio Alessandro.

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