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Scoppia il caso su Reset

Palermo, la partita delle Partecipate verso la chiusura: si aprono i giochi per il rimpasto

venerdì 6 Dicembre 2024

Metà mandato. Volendo parafrasare la questione in termini ciclistici, Roberto Lagalla inizia a vedere la cima del suo personale gran premio della montagna in questa consiliatura. Una scalata non facile e con pendenze non indifferenti, dettate soprattutto dalla necessità di riequilibrare i conti e di dare un nuovo assetto alle falangi dell’Amministrazione Comunale, ovvero le società Partecipate. Accompagnato dai suoi fedeli gregari di Giunta, il sindaco si è fatto strada fra le avversità politiche offerte dagli attuali cambiamenti in atto nel centrodestra palermitano. Gli equilibri da inizio consiliatura sono cambiati. E anche in maniera evidente. Alcuni personaggi chiave sono usciti di scena. Altri sono rientrati in gioco proprio al fianco del sindaco, leggasi Gianfranco Miccichè. Fra chi ha perso pezzi e chi ne ha guadagnati, c’è bisogno di un nuovo equilibrio nella coalizione a sostegno del primo cittadino. E la chiave di volta per questo percorso può essere soltanto una: rimpasto.

Rimpasto a Palermo, si aprono i giochi

Questa sera, il sindaco accenderà le luci dell’albero di Natale, aprendo così il periodo delle festività. Celebrazioni in tono minore rispetto a quelle attese a Catania. Il capoluogo etneo potrebbe ospitare il concerto di fine anno organizzato da Mediaset, mentre Palermo potrebbe avere a disposizione un nome di sicuro affidamento come quello di Biagio Antonacci ma che da solo faticherà a competere con l’arsenale presentato dalla compagine di Pier Silvio Berlusconi. Nonostante ciò, le festività sono momento di gioia. Insomma, un modo per rassenerare gli animi anche all’interno di quella politica palermitana che sull’avanzo vincolato e sul piano triennale ha vissuto più di qualche momento critico.

Tutto sembra rientrato. Almeno per ora. A feste concluse, si ragionerà sul futuro. E sulle richieste di chi vuole maggiore spazio. Una lista in cui figura sicuramente la Democrazia Cristiana. Come è noto, i centristi guidati da Totò Cuffaro si sono rafforzati in questi due anni e mezzo, con l’arrivo di due nuove pedine (Salvatore Di Maggio e Giovanna Rappa). Cinque consiglieri per un solo assessore. Troppo poco. Almeno a giudizio dei cuffariani. Fino ad ora, il sindaco è riuscito a contenere gli appettiti democristiani. E anche in questo caso, ci potrebbe essere una exit strategy dettata dalle dimissioni di Paola D’Arpa dal ruolo di consigliere d’amministrazione di Reset. Una poltrona ambita proprio dalla DC, in particolare dal capogruppo Domenico Bonanno. Un partito, quello democristiano, al quale i ben informati di Palazzo Comitini associano un possibile ingresso in entrata di un certo peso dal lato più civico della coalizione.

Il vento è cambiato in Forza Italia

A questa mossa si potrebbe affiancare anche una riassegnazione delle presidenze di commissione. Anche se tale aspetto andrà pesato in un’ottica di coalizione. Al momento, la Democrazia Cristiana ne ha solo una (quella guidata da Salvo Imperiale), mentre Forza Italia ne ha addirittura tre, ovvero quelle di Salvo Alotta, Pasquale Terrani ed Ottavio Zacco. E proprio gli azzurri sono un altro fronte sul quale si gioca oggi la partita del futuro rimpasto. La corrente del deputato regionale Edy Tamajo si è ridotta infatti soltanto a due elementi (Catia Meli e Leolpoldo Piampiano). Ciò in quanto prima Gianluca Inzerillo (passato in estate nella corrente di Giorgio Mulè) e poi Ottavio Zacco hanno lasciato la casa madre.

Proprio il presidente della VI Commissione è dato in avvicinamento al gruppo di Marcello Caruso. Tradotto, alla corrente del presidente della Regione Renato Schifani nella quale figura un altro dei nomi caldi di Radio Palazzo, ovvero Salvo Alotta. Una mossa che potrebbe aprire le porte della Giunta allo stesso Zacco. A fargli posto potrebbe essere Rosi Pennino, assessore inizialmente eletta in quota sindaco ma che poco prima del “rimpastino” a fine 2023  è entrata a far parte della corrente dello stesso Tamajo.

I cambi di corrente in Fratelli d’Italia, la riflessione nella Lega

Al momento, Forza Italia vanta tre assessori e la presidenza del Consiglio Comunale (che vale in pratica come un assessorato). Fatto che non sta bene a Fratelli d’Italia. I meloniani hanno già chiesto di pareggiare i conti in Giunta. Anche nella falange più a destra della coalizione di Roberto Lagalla qualcosa si è mosso. Tiziana D’Alessandro, compagna d’avventura alle scorse elezioni amministrative di Giuseppe Milazzo, non sembrerebbe aver gradito l’avvicinamento dell’eurodeputato a Teresa Leto e ha deciso di piazzarsi nei mesi scorsi in quota Carolina Varchi. Ma in compenso, i meloniani hanno tenuto la propria solidità interna.

Non si può dire lo stesso della Lega. L’uscita di scena di Marianna Caronia, approdata a Noi Moderati, mette in crisi la posizione del Carroccio al Comune di Palermo. Il blitz provato dalla governance nazionale del partito sulla poltrona della Fondazione Teatro Massimo, poi fallito a vantaggio di Marco Betta, non è stato particolarmente gradito al sindaco. Nelle scorse settimane, l’assessore Alessandro Anello si è dimostrato sicuro della forza del suo partito. Ma i numeri non mentono. E la Lega al momento è composta soltanto da due consiglieri, ovvero lo stesso Anello e Sabrina Figuccia. La presidente della III Commissione, sostituita in Giunta non più tardi di un anno fa dal collega di partito, non ha mai nascosto le proprie perplessità su questa scelta e su alcune decisioni prese dal centrodestra in questo 2024. Da capire se il dualismo creatosi alla Lega possa sparigliare le carte in mano al sindaco.

I possibili sacrifici per Lavoriamo Per Palermo

Comunque vada, se qualcuno deve entrare, qualcun’altro deve uscire. Il principio dei vasi comunicanti non impone eccezioni. Se si aprissero i cordoni del rimpasto, e non è da escludere che ciò non avvenga, il sindaco dovrà rinunciare ad uno dei nomi tecnici presenti in Giunta. Posta l’inamovibilità di Totò Orlando, il quale è riuscito a resistere persino alle spallate del presidente della Regione Renato Schifani, non senza qualche presa di posizione dello stesso Roberto Lagalla, la cerchia si restringe a due nomi. Da un lato c’è Maurizio Carta. L’assessore alla Mobilità Sostenibile è atteso al varco dalla redazione di documenti importanti, in primis il PUG. Ma i ritardi accumulati fino ad ora lo hanno esposto a critiche soprattutto dalle opposizioni. L’ok ottenuto alle varianti sul tram e il vicino via libera al piano industriale di Amat, potrebbero parzialmente riequilibrare il bilancio in suo favore.

Poi c’è Fabrizio Ferrandelli. Entrato in Giunta a dicembre 2023 dopo l’ingresso in maggioranza insieme al compagno di mille avventure ad Azione Leonardo Canto, l’ex candidato a sindaco è diventato un punto fermo della pattuglia di Roberto Lagalla, non senza subire attacchi da parte del mondo civico o delle opposizioni. Una scelta ardua per il sindaco, il quale preferirebbe agire come già fatto in precedenza, ovvero non decidere sulla questione. Ma le richieste dai partiti di maggioranza iniziano a moltiplicarsi e a farsi sempre più pressanti.

La partita delle Partecipate verso la chiusura

D’altro canto, lo scacchiere tattico dei posti di sottogoverno si sta piano piano definendo. Alla fine, Roberto Lagalla ha mantenuto il punto, lasciando Marco Betta nel ruolo di sovrintendente della Fondazione Teatro Massimo. Una battaglia vinta che fa il paio con quella di Giovanni Sciortino all’Amap. Ogni vittoria richiede però dei compromessi, come quello trovato con Fratelli d’Italia sulla figura di Valerio Santoro alla Fondazione Teatro Biondo o come quello che vedrà, nelle prossime ore, il ritorno di Vito Riggio nel ruolo di amministratore delegato in casa Gesap. E proprio quello dell’aeroporto è uno degli ultimi campi senza risultato finale, visto che la nomina del nuovo AD è propedeutica anche alla scelta della futura leadership di GH e all’avvio del bando per selezionare il prossimo direttore generale dello scalo palermitano.

Scoppia il caso sull’accordo a Reset

A proposito di società Partecipate, Roberto Lagalla può vantare un successo non da poco, ovvero l’aver dotato diverse aziende del Comune dei nuovi contratti di servizio. Una lista in cui rientrano AMG, Sispi e Reset. La società Partecipata guidata da Fabrizio Pandolfo ha perso recentemente un pezzo del CdA. Si tratta di Paola D’Arpa. La moglie di Totò Lentini, subentrato in questi giorni ad Antonio Tomaselli nella presidenza di Palermo Energia, ha rassegnato le proprie dimissioni dall’incarico di consigliere. Il nome del successore dovrebbe essere fatto nelle prossime settimane.

Intanto, l’azienda ha incassato l’ok al nuovo contratto di servizio e ha potuto raggiungere l’intesa con i lavoratori sul passaggio a full-time. Un accordo che non è stato sottoscritto da tutti i sindacati (la Cgil non ha firmato) e che ha ricevuto diverse critiche. Fra queste quelle della consigliera d’opposizione Concetta Amella.

Il passaggio da 36 a 40 ore settimanali e il recupero degli scatti di anzianità non possono essere considerati concessioni, ma costituiscono diritti fondamentali – sottolinea l’esponente del M5S -. Legarli a una rinuncia definitiva ai diritti maturati nel tempo, attraverso un atto di conciliazione, significa imporre una scelta inaccettabile che divide i lavoratori e crea disparità all’interno della stessa azienda. Dopo anni di sacrifici e tagli, è inconcepibile che i dipendenti di Reset siano costretti ad accettare condizioni capestro per ottenere ciò che spettava loro fin dal 2014. Subordinare l’aumento dell’orario di lavoro a una rinuncia irrevocabile dei diritti pregressi e vincolare l’accordo a finanziamenti incerti aggrava la situazione. Invitiamo pertanto l’amministrazione comunale a chiarire come intenda garantire la sostenibilità finanziaria di un’intesa che, allo stato attuale, sembra esclusivamente scaricare il peso economico e sociale sui dipendenti“.

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