E’ tornato in carcere l’imprenditore Vincenzo Fiore con l’accusa di avere violato gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico a cui era sottoposto nell’ambito un’un inchiesta del 2021 della Procura di Palermo su presunte infiltrazioni mafiose nel settore delle scommesse on line.
Per motivi di salute aveva ottenuto di potersi recare presso alcuni studi medici. Ma, secondo finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria, durante il tragitto si sarebbe più volte incontrato con il padre e un coimputato in altro procedimento.
E’ successo l’8 marzo in via Marchese di Villabianca, il 10 marzo in via XII gennaio, il 15 marzo di nuovo in via Marchese di Villabianca. Vincenzo Fiore, in aggravamento della misura degli arresti domiciliari, è stato portato in carcere al Pagliarelli su provvedimento firmato del presidente della seconda sezione della Corte d’Appello, Antonio Napoli. A febbraio dello scorso anno l’imprenditore era stato condannato dalla stessa corte a nove anni per concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio. Fiore aveva ottenuto gli arresti domiciliari perché il gip aveva tenuto conto del fatto che fosse incensurato e che l’azienda al centro delle indagini sulle scommesse on line nell’orbita della mafia fosse stata sequestrata.