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La notte di San Valentino del 2015

Palermo, omicidio Aldo Naro in discoteca: tre condanne per rissa

sabato 10 Giugno 2023
Aldo Naro
Aldo Naro

Il giudice monocratico del tribunale di Palermo, Sergio Ziino, ha condannato tre persone per la rissa avvenuta alla discoteca Goa di Palermo la notte di San Valentino del 2015, in cui morì il giovane medico Aldo Naro. I capi d’imputazione riguardano la partecipazione alla rissa e il favoreggiamento. Il processo è il quarto sulla vicenda e un quinto è nella fase dibattimentale in corte d’assise. Lo scrive il Giornale di Sicilia.

Condannati a un anno e 10 mesi ciascuno il buttafuori cinquantenne Francesco Troia, attualmente alla sbarra in assise per il delitto, e il cinquantatreenne Massimo Barbaro, proprietario della discoteca Goa di Palermo, assistito dall’avvocato Giovanni Di Benedetto. Mentre un anno è stato inflitto al trentunenne Antonio Basile. Troia e Basile sono assistiti dagli avvocati Salvino Pantuso e Filippo Sabbia. La pena è stata sospesa per tutti. Troia e Basile sono stati chiamati a rispondere di rissa aggravata dall’evento morte. Barbaro, invece, di favoreggiamento perché dopo il delitto all’interno del suo locale, avrebbe eluso le indagini dei carabinieri non indicando loro alcun dettaglio utile a dare un volto e un’identità all’omicida, l’allora buttafuori abusivo minorenne Andrea Balsano, che ha ucciso il giovane medico sferrandogli un violento calcio alla nuca.

Ai militari, il gestore della discoteca avrebbe girato false indicazioni su fisionomia e abiti indossati dal ragazzo quella notte. Il giudice Sergio Ziino ha pure condannato i tre imputati al pagamento delle spese processuali e di un risarcimento in favore delle parti civili, ossia i genitori della vittima e la sorella, Rosario Naro, Anna Maria Ferrara e Maria Chiara Naro (assistiti dagli avvocati Antonino e Salvatore Falzone) secondo l’entità che poi verrà stabilita in un giudizio dedicato.

 

 

I familiari di Aldo Naro, profondamente amareggiati dalla lentezza della giustizia, di recente hanno deciso di non assistere più in aula. Questo è uno dei cinque processi che, nel tempo, si sono succeduti.

L’ultimo, ancora in corso, è quello che vede tre imputati alla sbarra, in corte d’assise, per rispondere di omicidio.

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