Si restaura un importante reperto della presenza ebraica in Sicilia.
Era tempo, si potrebbe dire, ma l’importante è che ci si sia arrivati. Parlo del restauro di un importante reperto della presenza ebraica in Sicilia. Si tratta della vera del pozzo della sinagoga medievale di Palermo – pozzo collocato nel chiostro della chiesa della basilica normanna della Magione – un prezioso reperto degradato da anni di abbandono – sul quale incombeva il rischio di una definitiva compromissione, un che purtroppo l’avrebbe accomunato ai molti reperti ebraici disseminati in questa nostra Regione.
È infatti, finalmente, in corso di realizzazione il restauro di questo importante reperto, operazione richiesta dalla Fondazione per i beni culturali ebraici italiani, ma soprattutto sollecitata dall’instancabile Nicolò Bucaria a cui si devono tante lodevoli attenzioni a quelle importanti testimonianze ebraiche molto spesso trascurate per superficiale ignoranza e, perché no!, per evidente antico pregiudizio.
Oggi, sotto la guida dei professori Giuseppe Inguì e Gabriella Tonini, ad opera di Carlotta Bertella, laureanda del Corso di Laurea Magistrale in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali dell’Università di Palermo si è passati alla fase operativa.
L’ intervento è eseguito sotto la supervisione della Soprintendenza BB.CC.AA. di Palermo, oggi diretta dalla brava Selima Giuliano, con l’autorizzazione del FEC e dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Palermo.
Nota interessante è che per l’esecuzione del restauro siano state utilizzate metodologie e indagini diagnostiche all’avanguardia garantite dal finanziamento e dalla disponibilità del Dipartimento di Fisica e Chimica della Facoltà di Conservazione e Restauro dell’Università e dal professore Giuseppe Inguì che ha fornito i prodotti green di ultima generazione utilizzati per la migliore conservazione dell’opera.
L’intervento ha permesso, peraltro, una migliore lettura e datazione dell’iscrizione ebraica ritenuta in passato una tomba, confermando che si tratta del pozzo di cui rimane memoria ammirata nelle note del rabbino Ovadyah da Bertinoro che soggiornò sei mesi a Palermo nel 1485.
L’iscrizione ricorda Ishmael figlio di Rav Saadyah probabilmente un rabbino e reca la data, letta salvo errore, del 1360 e le armi reali della casa di Aragona in Sicilia inquartate con le aquile sveve a indicare che i beni comunitari ebraici erano sottoposti alla protezione reale.
Tornando al problema dell’attenzione alle memorie ebraiche – ricordando che la presenza degli ebrei in Sicilia (siciliani ebrei) è stata non indifferente almeno fino al famigerato decreto di espulsione del 1492 – si appalesa oggi più di ieri la opportunità di un museo regionale siciliano – un progetto più volte da tanti di noi sollecitato ma, purtroppo, senza successo – che le possa raccogliere in modo razionale e ordinato evitando l’attuale dispersione che ne rende difficoltoso l’apprezzamento da parte del pubblico interessato.
Un museo dell’ebraismo siciliano, che diverrebbe centro di attrazione per nuovi flussi turistici, potrebbe appalesarsi, dunque, come vero e proprio fiore all’occhiello di questo governo regionale.
Ci chiediamo, e vorremmo essere ottimisti, ma questi nostri amministratori regionali sapranno cogliere questa opportunità?