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Le indagini

Palermo, riciclaggio di auto rubate ed estorsioni: 20 misure cautelari CLICCA PER IL VIDEO

lunedì 19 Febbraio 2024

La Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip di Palermo nei confronti di 20 persone che farebbero parte di un’associazione criminale accusata di riciclaggio di autovetture rubate ed estorsioni commesse con la tecnica criminale del cavallo di ritorno.

Per sette sono stati disposti gli arresti in carcere, per cinque i domiciliari, per tre l’ obbligo di dimora, per uno quello di presentazione alla pg. Quattro sono indagati senza misure . Il gruppo, con base operativa allo Sperone, sarebbe responsabile di un vasto giro di riciclaggio di auto rubate, alle quali sono stati alterati i dati dei telai mediante punzonature con riferimenti ad auto incidentate, quasi tutte inutilizzabili, acquistate allo scopo. Montando sulle auto rubate ripunzonate le targhe delle auto incidentate gli indagati sono riusciti a “commercializzarle” dopo inesistenti collaudi cambiando, fraudolentemente, la destinazione d’uso da “autocarro” ad “autovettura”, attraverso la complicità di un infedele impiegato della motorizzazione civile di Palermo, di 60 anni, arrestato lo scorso 28 febbraio dalla Polizia Stradale. È stato anche possibile accertare che il gruppo si è reso responsabile di varie estorsioni consumate in danno di proprietari di auto rubate, restituite dopo l’esborso di denaro.

Nel corso delle indagini sono stati accertati 22 casi di riciclaggio di veicoli tra cui Fiat Panda, Fiat 500, Fiat Punto, Smart; Peugeot 107; microcar Ligier, autocarri Iveco. Ben 14 le estorsioni, per la restituzione di auto rubate, commesse con la tecnica del cavallo di ritorno per otto Fiat 500; e sei Lancia Y. Infine otto furti di autovetture, di cui quattro Fiat 500; due Fiat Panda, una Lancia Y e una Jeep Renegade.

Nel corso delle indagini sono stati eseguiti diversi sequestri e perquisizioni nei luoghi in cui venivano nascosti i mezzi rubati, uno allo Sperone a Palermo e uno in provincia, a Partinico. L’inchiesta è partita a giugno del 2022, dopo il furto di una Fiat Panda. Gli agenti del commissariato Brancaccio e la polizia scientifica hanno trovato un ‘impronta che apparteneva ad uno degli indagati. Si è partiti da lui per risalire a tutta l’organizzazione.

Il gip del tribunale di Palermo ha disposto il carcere per Roberto Presti, 28 anni, Mauro Macaluso, 21 anni, Francesco Mandalà, 21 anni, Maurizio Sammarco, 21 anni, Marcello Sirchia, 48 anni, Salvatore D’Arpa, 27 anni, Mirko Lo Iacono, 27 anni. Ai domiciliari vanno Giuseppe Bambina, 62 anni, Roberto Piazza, 20 anni, Emanuele Macaluso, 43 anni, Dario Algeri, 29 anni e Luigi Costa, 59 anni.

Sono state le intercettazioni a portare gli agenti di polizia all’organizzazione che riciclava auto a Palermo. Una volta identificato uno della banda, ascoltando le sue conversazioni, gli investigatori sono riusciti a risalire ai complici. Nel corso dell’ascolto la Polizia ha saputo del furto di un veicolo avvenuto il 22 dicembre 2022. Tre giovani avevano rubato una Fiat 500 e avevano contattato il proprietario.

Due giorni dopo, dopo una veloce trattativa e la consegna di 500 euro, l’autovettura è stata portata in via Oreto e poi ritrovata “casualmente” dal padre della proprietaria. Il 22 dicembre i tre si sono messi d’accordo per compiere il furto non sapendo di essere intercettati: “Oh, amuni che è tardi! Facciamo questo discorso!“, l’altro rispondevaNo, aspettiamo….” e allora il primo aggiungeva “Si, lo sto prendendo ora. Si, l’ho capito…ma…per me l’orario buono è ora. Il tempo che arrivi là si fanno mezzanotte e la già dormono pure…pure i conigli dormono“.

Dopo il furto i tre si sono messi d’accordo per estorcere il denaro al proprietario. Alle 18 della vigilia di Natale del 2022 uno degli indagati dopo avere concordato il tutto con un complice e, soprattutto con i proprietari dell’auto, diceva “…sto lasciando questa e vado a prendere subito quella. E gliela butto lì“. E il complice ha replicato dicendogli “E io sto andando a prendere sti soldi…sto andando a prendere“.

In relazione a tre estorsioni commesse a seguito di altrettanti furti di autovetture è emerso inoltre l’interessamento di due noti mafiosi, uno della famiglia di Brancaccio e uno della famiglia di Villabate, mentre in relazione al furto di un’autovettura di proprietà della moglie di un detenuto mafioso è venuto fuori che i componenti del gruppo criminale si sono impegnati per recuperare subito il veicolo.

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