Dal momento del suo insediamento come 266° Papa della Chiesa cattolica, Jorge Mario Bergoglio, che ha scelto il nome di Francesco in omaggio al santo poverello di Assisi, ha guidato la Chiesa con una visione che ha cercato di rinnovare non solo le pratiche religiose, ma anche le relazioni tra la Chiesa e il mondo.
Il suo pontificato, iniziato nel 2013, si è contraddistinto per un linguaggio diretto, una sensibilità sociale mai vista prima, e un desiderio profondo di riformare la Chiesa stessa, rendendola più aperta, più accogliente, e più vicina alle persone più vulnerabili della società.
Il messaggio centrale di Papa Francesco è stato quello della misericordia, che ha definito come la “più grande delle virtù”. Ma la misericordia che Francesco ha proposto non si limitava a un’idea astratta o spirituale; era, piuttosto, una misericordia incarnata nella vita quotidiana, una misericordia che sfida la Chiesa e i cristiani a vivere con maggiore compassione verso i poveri, gli esclusi e tutti coloro che sono emarginati.
Questa visione si è tradotta in numerose dichiarazioni che sono diventate il cuore pulsante del suo pontificato.
In questo articolo abbiamo riassunto le frasi “chiave” che hanno definito il suo pontificato.
Una chiesa inclusiva e vicina ai poveri
Fin dall’inizio del suo pontificato, Papa Francesco ha voluto mandare un segnale forte riguardo alla direzione che intendeva prendere. La sua scelta del nome Francesco non è stata casuale: essa rappresentava un richiamo al santo che ha fatto della povertà e dell’umiltà il cuore del suo impegno cristiano. Nel suo discorso di insediamento, Francesco ha subito sottolineato che “la Chiesa è casa di tutti, non una casa di esclusioni”.
La Chiesa, per Papa Francesco, doveva essere un rifugio per chiunque, senza distinzioni di casta, razza o stato sociale. L’accoglienza dei più vulnerabili, delle persone bisognose, dei poveri, è stata una costante del suo magistero.
Questa visione si è concretizzata anche nella sua denuncia delle disuguaglianze globali. Con parole forti, ha messo in guardia contro l’economia che “esclude” e ha parlato di un sistema economico che “uccide” i poveri. Secondo lui, “la povertà è al centro del Vangelo. Gesù è venuto per i poveri.” Un chiaro invito a una Chiesa che abbraccia gli emarginati e si schiera contro le ingiustizie sociali.
Il concetto di “cultura dello scarto”, che ha spesso ripetuto, è diventato uno degli emblemi del suo pontificato: una critica alle società moderne che relegano le persone più fragili ai margini, ignorando la loro umanità e i loro diritti.
La misericordia al centro
Se c’è una parola che ha caratterizzato Papa Francesco, questa è certamente “misericordia”. La misericordia è per Francesco la vera faccia di Dio, la virtù che definisce il cristiano e che deve guidare ogni azione. “Dio non si stanca mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono”, ha affermato, in uno dei suoi messaggi più significativi.
La sua visione di Dio come Padre misericordioso, pronto a perdonare chiunque si penta sinceramente, ha segnato un profondo cambiamento nell’approccio della Chiesa alla questione del peccato e del perdono.
Papa Francesco ha vissuto la sua missione come quella di un pastore che invita alla conversione, ma senza giudicare. Il suo invito è stato sempre quello di non perdere mai la speranza. “Vivere la misericordia significa guardare la realtà con occhi di speranza”, ha scritto nel Giubileo della Misericordia, un anno speciale in cui ha voluto offrire a tutti l’opportunità di vivere la misericordia di Dio, in particolare con l’apertura delle porte sante delle chiese. Un simbolo forte di una Chiesa che vuole abbracciare tutti, senza escludere nessuno.
Una chiesa senza paura della tenerezza
Un altro aspetto centrale del pontificato di Francesco è stata la sua riflessione sulla tenerezza, intesa come un valore che contrasta con le logiche di potere, violenza e controllo. “Non dobbiamo avere paura della tenerezza” è una delle frasi che più rappresentano questo aspetto del suo pensiero.
La tenerezza per Papa Francesco non è debolezza, ma forza.

Essa è il vero modo di prendersi cura degli altri, in particolare dei più poveri e dei più vulnerabili. È un invito a superare l’indifferenza e a vivere con autenticità i legami di solidarietà e di fraternità.
Nel suo pensiero, la tenerezza è anche una caratteristica che deve caratterizzare la relazione tra i cristiani e Dio, un Dio che è padre e che non ci condanna ma ci abbraccia con amore. Questa visione non è solo teologica, ma anche sociale, in quanto invita a rivedere il nostro rapporto con il prossimo, a costruire una società in cui il rispetto reciproco e la compassione siano alla base della convivenza.
L’accoglienza e l’impegno per la pace
Papa Francesco, durante il suo pontificato, ha anche sollevato il velo su una realtà troppo spesso ignorata: la sofferenza dei rifugiati, dei migranti e degli esclusi. Non c’è stata occasione in cui il Papa non abbia invitato le nazioni del mondo ad aprire le loro porte ai rifugiati e a combattere contro la cultura dell’indifferenza. “Ogni volta che ascoltiamo e rispettiamo l’altro, contribuiamo a costruire un mondo migliore”, ha detto, mettendo l’accento sulla necessità di un’umanità che si riconosca nell’altro, nel diverso.
La sua posizione sull’immigrazione e sul diritto d’asilo è stata chiara: l’accoglienza è un dovere morale e religioso.

Un altro tema di fondamentale importanza per Papa Francesco è stato quello della pace. “La guerra è la negazione di tutte le speranze dell’umanità”, ha affermato. Per il Papa, la pace non è solo assenza di conflitto, ma costruzione di una cultura della pace che deve essere promossa quotidianamente. La sua riflessione sulla pace si è intrecciata con l’impegno per un mondo più giusto, dove i conflitti non siano risolti con la violenza ma con il dialogo.
Il dialogo interreligioso e la non-violenza
Una delle caratteristiche più distintive del pontificato di Francesco è stato l’impegno per il dialogo interreligioso. “Il dialogo è l’arma più potente che abbiamo per costruire la pace”, ha detto, invitando i leader religiosi di tutto il mondo a superare le divisioni e a lavorare insieme per il bene comune. La sua visita in diverse parti del mondo e gli incontri con leader musulmani, ebrei e di altre fedi, hanno segnato una svolta storica nella costruzione di ponti tra le religioni.
In particolare, il Papa ha posto la questione della non-violenza al centro del suo messaggio. La violenza, per Francesco, non ha giustificazioni religiose, e la religione non deve mai essere strumentalizzata per giustificare conflitti o terrorismo.
Il suo pensiero sull’amore e la famiglia
Anche in tema di amore e famiglia, Papa Francesco ha ribadito il suo messaggio di apertura. Non ha mai condannato gli amori imperfetti, ma ha invitato a un amore che è autentico e che sa perdonare. “L’amore è l’unica cosa che possiamo portare con noi quando lasciamo questa vita,” ha detto, sottolineando l’importanza delle relazioni affettive come fondamento di una vita cristiana piena.
Nel contesto della famiglia, Papa Francesco ha continuato a lottare contro le rigidità dottrinali, invitando la Chiesa ad essere più comprensiva nei confronti delle persone divorziate e risposate, nonché delle famiglie non tradizionali. Ha promesso che la Chiesa doveva essere un luogo che accoglie tutte le forme di amore e di convivenza.
Le riforme mancate di Francesco: le ombre e le tensioni all’interno del suo pontificato
Quando Jorge Mario Bergoglio fu eletto Papa nel 2013, l’eco del suo “buonasera” dalla loggia di San Pietro sembrava annunciare un nuovo tempo. Veniva “quasi dalla fine del mondo” e portava con sé un’immagine di semplicità, prossimità ai poveri, e una promessa di riforme per una Chiesa più evangelica e meno mondana.

Ma a dodici anni dall’inizio del suo pontificato, resta aperta la domanda: quanto di quella rivoluzione promessa si è davvero compiuta? Quali sono i punti oscuri e critici sull’opera di Papa Bergoglio?
Abbiamo riassunto anche in questo caso alcune frasi e azioni che hanno caratterizzato il suo pontificato.
Curia romana: riforma incompiuta o rinviata?
Uno dei primi obiettivi dichiarati da Papa Francesco fu la riforma della Curia romana. L’organismo centrale di governo della Chiesa, percepito come verticista, inefficiente e autoreferenziale, era al centro delle critiche anche nel precedente pontificato.
Con l’istituzione del Consiglio dei Cardinali (C9), si avviò un percorso che portò, nel 2022, alla costituzione apostolica “Praedicate Evangelium”.

Tuttavia, il cambiamento si è rivelato più strutturale che sostanziale: molte delle dinamiche di potere e delle logiche burocratiche restano, secondo alcuni osservatori, pressoché immutate. I critici parlano di una “riforma di facciata” che ha rimescolato competenze senza scardinare le resistenze interne.
Il nodo delle finanze vaticane: trasparenza a metà
Francesco ha promosso con forza la lotta alla corruzione economica in Vaticano. Ha istituito nuovi organi di controllo, tra cui la Segreteria per l’Economia, affidata inizialmente al cardinale George Pell.
Ma proprio il caso Pell, con le sue accuse poi ribaltate in Australia, e il clima di scontro interno tra poteri vaticani, ha mostrato quanto siano complesse le dinamiche economiche della Santa Sede.

I recenti scandali, come quello relativo all’immobile di Londra, hanno evidenziato le falle nella gestione finanziaria, e nonostante i tentativi di maggiore trasparenza, le riforme sembrano avanzare a fatica.
Le donne nella Chiesa: aperture timide, freni evidenti
Tuttavia, l’accesso al diaconato femminile, più volte evocato, non si è mai concretizzato. Le commissioni di studio istituite non hanno portato a conclusioni operative.
Per molte teologhe e attiviste cattoliche, le aperture sono rimaste simboliche, senza un reale impatto sul piano sacramentale o decisionale.
Tra creature e creatore: gli animali e le parole del Papa che hanno diviso
Le affermazioni di Papa Francesco su animali e circo hanno generato reazioni contrastanti nella società. Da un lato, molti cattolici tradizionali e settori conservatori hanno apprezzato il suo richiamo alla centralità dell’uomo e alla dignità delle relazioni umane.
Dall’altro, associazioni animaliste e ambientaliste hanno criticato duramente le sue parole, accusandolo di sminuire la sensibilità verso la sofferenza animale. In particolare, il sostegno espresso al circo è stato visto da alcuni come una legittimazione implicita dell’uso di animali in spettacoli, nonostante la crescente condanna pubblica verso tali pratiche.
Sui social, il dibattito si è acceso: c’è chi ha accusato il Papa di “antimodernismo”, e chi ha ricordato che la sua critica era rivolta all’eccesso, non all’amore per gli animali. Alcuni media hanno sottolineato la necessità di interpretare le sue dichiarazioni nel contesto più ampio della dottrina sociale della Chiesa e del rispetto del creato.
Sinodalità: processo reale o illusione partecipativa?
Il processo sinodale, una delle cifre più distintive del pontificato, ha alimentato grandi speranze ma anche profonde perplessità. Da un lato, ha dato voce a vescovi, religiosi e laici di tutto il mondo. Dall’altro, i risultati pratici tardano ad arrivare, e molte decisioni restano centralizzate.
Alcuni teologi denunciano una “sinodalità a senso unico”, dove il dialogo è promosso ma i nodi più scottanti – come il celibato sacerdotale o l’accesso delle donne ai ministeri ordinati – vengono rimandati o neutralizzati.
Il rischio, secondo alcuni, è che il Sinodo diventi una grande consultazione senza conseguenze concrete.
Lgbt+, clericalismo e Chiesa “mondana”: frasi e gesti che hanno fatto discutere
Papa Francesco non ha mai avuto timore di usare un linguaggio diretto, anche tagliente. Alcune sue frasi sono diventate celebri, altre hanno suscitato polemiche durissime all’interno e all’esterno del mondo cattolico.
Oltre al celebre “Chi sono io per giudicare?”, che segnò una svolta comunicativa sui temi LGBT+, suscitando aperture ma anche accuse di ambiguità e forti tensioni all’interno della Chiesa, si ricordano le sue invettive contro il “clericalismo”, definito una “perversione nella Chiesa”, o l’attacco ai “preti con la faccia da peperoncino in aceto”, un’immagine forte per denunciare la mancanza di gioia e misericordia.
Molti lo interpretarono come un affronto diretto all’apparato vaticano, suscitando irritazioni profonde e risentimenti che, secondo fonti interne, non si sono mai sopiti.
E documenti come il recente “Fiducia Supplicans”, che permette benedizioni per coppie omosessuali, hanno suscitato reazioni durissime in ampie aree del mondo cattolico, in particolare in Africa. Alcuni episcopati si sono apertamente dissociati, segnalando una frattura dottrinale che il Papa ha scelto di non sanare con autoritarismo, ma che rimane aperta.
Il rapporto con i media e il mondo secolare
Francesco ha goduto di grande attenzione mediatica, soprattutto nei primi anni del pontificato.
Inoltre, la sua apertura al dialogo con mondi distanti dalla Chiesa – dagli atei ai musulmani – è stata vista da alcuni come un relativismo pericoloso, in contrasto con l’identità cattolica.
Il Documento di Abu Dhabi del 2019: nuovo paradigma per il dialogo interreligioso, ma grandi critiche interne.

Tra gli atti più significativi del pontificato, la firma con il Grande Imam di al-Azhar della Dichiarazione sulla Fratellanza Umana ad Abu Dhabi rappresentò un momento senza precedenti nella storia del dialogo tra cristianesimo e islam. Francesco definì quel gesto come parte di una “rivoluzione della tenerezza” e dell’incontro, sostenendo che “la religione non incita mai alla guerra, all’odio, all’estremismo”.
Il documento – che promuove il rispetto reciproco, il rifiuto della violenza e la libertà religiosa – suscitò grande consenso internazionale, ma anche forti critiche interne.
Alcuni ambienti cattolici più conservatori sollevarono dubbi sulla legittimità teologica del testo, in particolare su un passaggio in cui si afferma che “il pluralismo e le diversità di religione […] sono voluti da Dio”. Una frase che provocò una vera e propria bufera dottrinale, tanto che il Vaticano fu costretto a precisare che il significato era da intendersi come “volontà permissiva” e non “positiva”.
Questo gesto, comunque, segnò il pontificato di Francesco come quello del primo Papa a porre un gesto così audace in un Paese della Penisola Arabica, aprendo un nuovo capitolo nella diplomazia interreligiosa e nella costruzione della pace globale.
Tradizione vs modernità: lo scontro liturgico
La decisione di limitare drasticamente l’uso del rito antico (la Messa in latino secondo il messale preconciliare) con il motu proprio “Traditionis Custodes” ha provocato forti reazioni tra i cattolici più tradizionalisti.
Molti hanno visto in questa scelta una contraddizione rispetto all’inclusività predicata da Francesco: mentre si aprono spazi ai “lontani”, si restringono quelli dei fedeli legati alla tradizione liturgica.
La frattura con questo mondo, che ha trovato sponde anche tra alcuni cardinali, è diventata uno dei simboli del dualismo interno alla Chiesa di oggi e che si proporranno nel conclave per la nomina del nuovo pontefice.
L’eredità
Il pontificato di Papa Francesco è stato, senza dubbio, uno dei più significativi nella storia recente della Chiesa cattolica. Ha attraversato (e attraversa) dodici anni di grandi cambiamenti, crisi globali e tensioni interne. Il suo tentativo di riformare la Chiesa “dall’interno”, restando in equilibrio tra dottrina e pastorale, innovazione e tradizione, ha lasciato più domande che risposte. Le sue aperture hanno entusiasmato molti e spaventato altri; le sue riforme, pur coraggiose, spesso si sono infrante contro il muro delle resistenze interne.
Non ha portato a compimento il sogno di una Chiesa realmente sinodale, paritaria, trasparente e inclusiva. Ma ha smosso le acque, costretto la Chiesa a confrontarsi con sé stessa e con il mondo moderno, obbligando anche i suoi oppositori a prendere posizione.
Forse non sarà ricordato per ciò che è riuscito a cambiare, ma per ciò che ha avuto il coraggio di porre al centro del dibattito ecclesiale e pubblico: la misericordia, la giustizia sociale, la lotta alla corruzione, il grido dei poveri.
L’eredità di Francesco resta aperta, un punto di snodo fondamentale all’interno della Chiesa per chi verrà dopo di lui. Il Papa “venuto quasi dalla fine del mondo” ha fatto tremare le fondamenta, ma il cantiere della riforma è ancora lì, incompiuto, in attesa di nuove figure capaci di raccogliere il testimone e di portarlo oltre le promesse.