“Tutti dovrebbero crescere felici insieme alla propria mamma. Anche lui. A Pasqua non mangiarlo”, lo slogan dell’Oipa per la Pasqua 2021.
La Pandemia ha reso gli italiani più sensibili. Soprattutto li ha avvicinati di più alla natura e a dimostrarlo è il continuo calo della vendita di carne di agnello.
Il Consorzio per la tutela dell’agnello Igp di Sardegna, infatti, stima, per quest’anno, un calo del 35% nel consumo di agnello durante le celebrazioni pasquali.
“La maggiore consapevolezza di come vengono allevati, trasportati e uccisi i cuccioli ha determinato il crollo delle vendite negli ultimi anni”, osserva il presidente dell’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), Massimo Comparotto.
“Le numerose foto e video diffusi dalle associazioni a tutela degli animali hanno fatto la differenza e sempre più persone scelgono di non acquistare carne d’agnello. Noi invitiamo a riflettere anche su quel che accade a tutti gli altri animali d’allevamento che soffrono allo stesso modo, ma questo è intanto un bel primo passo verso un’alimentazione etica“, aggiunge.
La mercificazione degli agnelli, nelle sue varie fasi, esprime una crudeltà che va contro ogni regola morale. Strappati alle loro madri a 30-40 giorni di vita, vengono pesati e issati sulle zampe, ammassati e caricati nei camion, verso il loro ultimo viaggio. All’arrivo, vengono scaricati come oggetti e destinati alla pratica di stordimento che non sempre viene effettuata secondo regolamento. Poi, senza pietà, vengono uccisi, talvolta ancora coscienti.
“Quest’anno le nostre volontarie di Palermo hanno salvato un agnellino, Peter, pronto per essere ucciso. Ora vive sereno in una fattoria didattica. Lo scorso anno il nostro simbolo per una Pasqua senza crudeltà è stato l’agnello Pablo Emilio, trovato accanto alla mamma morta e salvato dai nostri volontari all’Aquila (v. foto e video). Cucciolo fortunato, destinato a crescere e a morire di morte naturale – ricorda Comparotto -. Le alternative alla carne sono infinite. Chi sceglie di non mangiare animali non è complice di un sistema che considera esseri senzienti come meri oggetti di consumo usati e abusati”.
In controtendenza all’aumentata sensibilità dei consumatori nei confronti della mattanza degli agnelli, va registrata invece la pioggia di denaro in arrivo per la filiera della loro mattanza. Sfiorano i due milioni di euro le risorse in arrivo solo per i pastori sardi grazie al Fondo per la competitività delle filiere. Circa 250 mila agnelli portano in Sardegna 1.838.827 euro il 46% del totale destinato a tutti gli allevatori italiani. Il denaro arriva da un fondo biennale (2020 – 2021) di 7,5 milioni di euro, istituito con il decreto ministeriale del 3 aprile 2020, per attenuare le perdite del settore causate dall’emergenza Covid e destinato agli agnelli macellati a marzo-aprile dell’anno prima. Per quelli marchiati Igp andranno 8,18 euro a capo, ai non non Igp nati, allevati e macellati in Italia andranno 5,45 euro a capo. In tutta Italia sono state presentate 12.935 domande per un totale di 612.937 capi, dei quali 241.235 marchiati Igp (39%) e 371.702 non Igp (61%) per un totale di 4 milioni di euro cosi suddivisi: 1.973.145,83 euro (il 49%) andranno agli Igp e 2.026.854,17 (il 51%) ai non Igp (fonte: Consorzio di tutela dell’Agnello di Sardegna).