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Pasqua e Settimana Santa in Sicilia, ecco alcuni imperdibili appuntamenti nell’Isola

martedì 16 Aprile 2019

L’Enciclopedia Treccani così recita a proposito della Pasqua: “Il nome della Pasqua è in ebraico pesah, ‘passare oltre’, diventato nell’aramaico-giudaico pisḥā (siriaco peṣḥā), traslitterato in greco in πασχα, ϕάσχα, e ϕασέκ e ne la Vulgata latina pascha. Nella religione ebraica è la solennità con cui si commemora la liberazione del popolo di Israele dalla schiavitù dell’Egitto (Esodo, 12), celebrata con il sacrificio nel Tempio dell’agnello pasquale, la consumazione del pane azzimo e l’offerta delle primizie agricole; per quella cristiana, invece, la Resurrezione di Gesù Cristo”. L’importanza di questa festa si denota anche da alcune espressioni come: “Esser felici come una Pasqua” e “Fare Pasqua“, infatti essa è rigenerazione attraverso la rappresentazione simbolica del Dio Salvatore che muore e rinasce, sconfiggendo la morte e assicurando la rinascita individuale, il rinnovamento.

In Sicilia, riguardo i riti della Settimana Santa, si ha una grandissima complessità di contenuti e simbologie dovute ai numerosi influssi dei popoli che l’hanno dominata e noi vogliamo accompagnarvi in una passeggiata simbolica per raccontarvi alcune tradizioni che ci hanno particolarmente colpito. Ci scusiamo con le altre realtà non citate, ma la nostra isola è uno scrigno di tali bellezze che tutte non riuscivamo proprio a contemplarle.

Naro (AG)
La Fulgentissima (titolo attribuito alla cittadina da Federico II di Svevia per la sua bellezza), ospita dal 1759 le più antiche Sacre Rappresentazioni sulla Passione di Cristo, trasformandosi nella Gerusalemme di Gesù e facendo rivivere le sue ultime ore di vita con una vis drammatica molto commovente e sentita che si rifà al Mortorio, opera drammatico-religiosa, ideata e rappresentata la prima volta l’11 marzo 1807 nel convento del Carmelo, ad opera di Calogero Marchese con il titolo di Mortorio di Cristo. In verità una sacra rappresentazione di scene del nuovo e antico testamento era già avvenuta nel 1759 per opera di Paolo Castelli, insigne medico ed esperto archeologo (1726-1800) e, ancora, con larga partecipazione di personaggi, la Domenica delle Palme nell’anno 1774. I riti della Settimana Santa hanno inizio la Domenica delle Palme per, poi, continuare fino al Venerdì con la Via Crucis e “A scinnenza cruci” e concludersi la Domenica di Pasqua, con “A risuscita“, quando si celebra A sguondru dei simulacri della Madonna e del Cristo risorto, tra due ali di folla plaudente e in festa.

settimanasanta San Cataldo

San Cataldo (CL)
La Settimana Santa parte da Mercoledì, 17 aprile, in cui le comparse, tutte in costume, danno vita a un maestoso corteo storico tra squilli di tromba e trotto di cavalli. Dopo il processo e la condanna a Gesù, si procede sulla via del Calvario. Nella giornata del 18 aprile, Giovedì Santo, protagonisti sono Maria, l’Addulurata, e il discepolo prediletto da Gesù, San Giuvannuzzu. Dalla Chiesa di San Giuseppe si allontanano le statue dell’Addolorata e di San Giovanni, portate in spalla dai devoti. La processione si conclude a tarda sera davanti alla porta della Chiesa Madre, dove si trova il Cristo morto, che viene chiusa improvvisamente mentre la banda inizia ad intonare il Pianto di Maria, marcia funebre di grande contenuto emotivo. La giornata più ricca di eventi è quella del Venerdì Santo, 19 aprile, che comincia alle 6,30 del mattino e si inoltra fino a tarda sera. Nel corso della “Processione dei Misteri” sfilano le vare raffiguranti le scene della Passione realizzate alla fine dell’800 dai fratelli Malecore, maestri cartapestai di Lecce. In mezzo la piazza avviene l’incontro dell’Addolorata e San Giovanni con il Cristo che porta la Croce e da lì viene accompagnato al Calvario. Dopo il tramonto del sole ha luogo un’altra rappresentazione dal vivo: a ‘Scinnenza, che rievoca la Crocifissione e la Morte di Cristo. Dopo la deposizione del Cristo Morto, un lungo corteo accompagna l’urna funeraria verso la Chiesa Madre. La domenica di Pasqua, 21 aprile, alle 18, ha luogo il tradizione “Ncuntru di Gesù Risorto con la Madonna, la Maddalena e I Sampauluna“, giganti processionali di cartapesta che raffigurano gli undici apostoli (manca Giuda). Alle 18,30 parte, invece, la solenne Processione di Gesù Risorto.

Adrano

Adrano (CT)
La sua “Settimana Santa”, che contiene elementi tradizionali le cui radici affondano in epoche lontane, ha inizio con la “Domenica delle Palme”. Il “Giovedì Santo” la struggente processione della seicentesca statua del Cristo alla Colonna, con il capo pendente da un lato, pieno di lividi e di ferite, che suscita in tutta la popolazione un’immensa pietà. Gli uomini sorreggono il fercolo sulle spalle e cercano di imitare le sofferenze di Gesù sotto il peso della croce, a passi lenti, con quella strana andatura di tre passi avanti e due indietro, facendolo a volte vacillare, per rappresentare e far rivivere il tormento, le torture, le agonie che portarono il Figlio dell’Uomo al supplizio della croce. La processione si scioglie a notte tarda, dopo aver portato la statua in visita nelle varie chiese, dove sono allestiti bellissimi sepolcri. La processione della mattina del “Venerdì Santo” vede l’Addolorata andare in cerca del Figlio. La scultura della Madonna Addolorata, opera del Colella di Lecce, è ispirata alla “Vergine sul Golgota”, una pittura ad olio dell’adornese Giuseppe Guzzardi, esposta nel Santuario di Maria Ausiliatrice. La sera del “Venerdì Santo”, Il Cristo Morto, ” ‘U Lizzanti“, viene portato in spalla per le principali vie della città dai giovani universitari con il tradizionale copricapo a punta e accompagnato dalle autorità civili e dalle Confraternite, che indossano le cappe colorate dei rispettivi ordini. Lungo il percorso, la folla esegue in coro un canto funebre di grande effetto emotivo. Nelle ore notturne del sabato viene proclamata la resurrezione del Cristo. La “Domenica di Pasqua”, di mattina, vengono portate in giro per la città le tre statue del Salvatore, della Madonna e dell’Angelo (l’incontro avverrà dopo la rappresentazione della Resurrezione, ossia della Diavolata e dell’Angelicata). In tarda mattinata, nella piazza Umberto, si svolge la sacra rappresentazione settecentesca della Diavolata (in gergo “I Diavulazzi ‘i Pasqua”), che si rinnova da 250 anni e si tramanda da padre in figlio. I personaggi principali sono i diavoli (Lucifero, Belzebù, Astarot), la Morte, eterna nemica dell’uomo, e l’Arcangelo Michele, avversario del demonio. I diavoli cercano di convincere l’Umanità a restare dannata, poiché il cadavere di Gesù Cristo, che è risorto, non è più nel sepolcro, ma interviene l’Arcangelo Michele che sconfigge definitivamente Lucifero. Segue, ma soltanto dal 1980, la rappresentazione dell’Angelicata, che con la Diavolata forma l’opera di Anselmo Laudani “La Risurrezione”: in essa, due Angeli offrono doni alla Madonna e al Cristo Risorto, che la proclama Regina del Cielo. Finita la sacra rappresentazione, davanti la chiesa di Santa Chiara, avviene l’incontro tra Maria e Gesù, la cosiddetta “Pace”; la Madonna incontra finalmente il Salvatore, tocca la piaga del Figlio e un Angelo annuncia all’umanità la redenzione degli uomini.

Prizzi

Prizzi (PA)
Il Ballo dei Diavoli è una spettacolare festa che corre sul confine tra il sacro e il profano. La domenica di Pasqua avviene l’incontro delle statue del Cristo risorto e di Maria Addolorata, scortata da due angeli che portano in mano una lancia. Ai loro piedi si trovano due figuranti che, con tute rosse e una maschera in viso, impersonano i diavoli che devono baciare i piedi delle due statue prima del loro incontro, hanno una catena in mano e sono accompagnati da un altro figurante in tuta gialla e con una balaustra in mano che rappresenta la morte. I tre hanno il compito di disturbare e di ritardare l’incontro tra Madre e Figlio muovendo le loro armi e ballando ai loro piedi, finché, dopo 3 tentativi, la Madre riconosce il Figlio e si libera del manto nero del lutto per rivelare il vestito della gioia, in colori più tenui. Ecco, in questo momento, intervenire i due angeli per colpire i diavoli con le loro lance. Il terzo incontro prevede un ulteriore intervento dei due angeli che colpiscono i due diavoli, il simbolo del male, mentre la morte non è toccata perché è già stata sconfitta dal Cristo. Anche in questo caso la Madonna si libera del manto nero, seguono altri due incontri tra la madre e il figlio. La lotta tra bene e male ha un’ulteriore rappresentazione, sempre a Prizzi, ma stavolta dal sapore più profano rispetto alla precedente. Alcuni cittadini si travestono da “diavoli”, grazie all’ausilio di grandi maschere torve e costumi rossi, e attraversano la città con l’intento di prendere dei prigionieri da condurre all’inferno. Tale luogo altro non e’ che una comune osteria dove i “dannati” sono obbligati a bere vino e offrirlo ai presenti. Solo a tarda sera, quando oramai le botti saranno svuotate, interverrà la Vergine, accompagnata da uno stuolo di angeli, a liberare i malcapitati, nonostante un ulteriore intervento dei maligni che cercheranno ancora di corromperli offrendo loro dei dolci. Alla fine verranno “il maligno” verrà sconfitto.

Modica

Modica (RG)
La Pasqua è caratterizzata dall’immancabile appuntamento con la Madonna Vasa-Vasa, una delle feste più partecipate. Il Corso Umberto, affollato all’inverosimile, è percorso da due processioni che partono dalla chiesa di Santa Maria di Betlem, una con il simulacro del Cristo risorto e l’altra con quello della Madonna, coperta da un velo nero a lutto, accompagnate dalla banda musicale della città. Quando le lancette dell’orologio segnano mezzogiorno, le due statue, che hanno percorso le vie cittadine con itinerari diversi, si incontrano in piazza Monumento dove avviene la tradizionale “vasàta”, cioè il bacio, abbraccio simbolico della Madonna con Cristo. E’ questo il momento clou della festa: la Madonna, alla vista del Cristo risorto, allarga e stringe le braccia in segno di gioia ed incredulità, liberandosi dal manto nero che l’avvolgeva, simbolo del lutto, per mostrare la classica veste celeste, mentre decine di colombe bianche si librano in volo a suggellare la felicità per il lieto evento. Questo particolare movimento della Madonna, realizzato sul modello dei “pupi siciliani”, da sempre affascina fedeli e curiosi, rendendo unica e originale questa festa. La stessa scena si ripete in piazza San Pietro e, una terza volta, in Largo Santa Maria. Un tempo i contadini traevano presagi dalle due “vasàte” e, a seconda della loro esecuzione riuscita o meno, auspici per il raccolto. Sempre nell’ambito della Pasqua, si inserisce una piccola ma significativa tradizione, quella di “U Marti i l’Itria”, o Martedì dell’Idria, ovvero il martedì successivo alla Pasqua. Le festività pasquali, che si concludono il lunedì, ma a Modica vengono protratte fino al giorno seguente che è dedicato alla Madonna dell’Idria. La leggenda narra che questa tradizione nacque da un equivoco che coinvolse due contadini del luogo che, giunti in prossimità di Modica, dopo essere tornati da un lungo viaggio, persero il senso del tempo e, credendo si trattasse del giorno di Pasqua, si fermarono per strada a banchettare a base di pastieri e cassate.

Ferla

Ferla (SR)
La solennità di questi sette giorni, è narrata in questa antica nenia popolare che descrive in poche righe i riti della “Simana Santa”: “Di Lunidi s’accumincia lu primu chiantu chiantu ca dura tutta la simana lu Martidi si fa lu Passiu santu lu Mercuri la Santa Quarantana lu Jovidi si disponi Cristu Santu lu Venniri è di lignu la campana lu Sabbutu Maria spalma lu mantu Duminica Gesù Cristo ‘n cielu chiana”. (Lunedì incomincia il primo pianto pianto che dura tutta la settimana il Martedì inizia la Passione Santa il Mercoledì le Sante Quaranta Ore* il Giovedì si espone Cristo Santo il Venerdì è di legno la campana il Sabato Maria si copre col manto Domenica Gesù Cristo in cielo sale). Da ricordare anche i tradizionali riti della “Sciaccariata” e la processione “Do Signuri a canna”.

Castelvetrano

Castelvetrano (TP)
La Festa dell’Aurora è una delle più antiche feste religiose pasquali dell’isola. Le sue origini si fanno risalire al 1860 e festeggia la Resurrezione di Cristo e il suo incontro con la Madonna. La domenica di Pasqua, infatti, nella piazza Carlo d’Aragona, avviene l’Aurora una delle rappresentazioni religiose e popolari più antiche della città che venne introdotta dai carmelitani nel secolo XVII. L’Aurora, così detta per l’ora mattutina in cui si svolgeva, rappresenta l’incontro del Cristo risorto, in una candida veste bianca, portante una bandiera rossa fiammante, e della Madonna, coperta da un lungo manto nero, con la partecipazione dell’Angelo Nunziante, che fa da spola dall’uno e dall’altra. Appena vicini, la Madonna apre le braccia per stringersi al petto il figliolo. A questo atto cade il manto nero e la Vergine madre appare con un ricco manto festivo. La manifestazione si conclude con il volo di colombe e uccelli, musica festosa e grida di giubilo.

Chiudiamo con lo scrittore Gesualdo Bufalino che ha scritto: “A Pasqua ogni siciliano si sente non solo spettatore ma attore, prima dolente, poi esultante, d’un mistero che è la sua stessa esistenza“.

NEGLI ARTICOLI IN BASSO LE CELEBRAZIONI PASQUALI A PIANA DEGLI ALBANESI, CALTANISSETTA, ENNA E TRAPANI:

Le suggestioni della Pashkët, la Pasqua bizantina a Piana degli Albanesi [Il programma]

La Settimana Santa a Caltanissetta, un appuntamento imperdibile [Il programma]

Ritornano le celebrazioni per la struggente Settimana Santa a Enna [Il programma]

A Trapani: le “Scinnute” e la “Processione dei Misteri” [Il programma]

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