Il confronto all’interno del partito Democratico dopo la sconfitta del centrosinistra alle elezioni regionali è solo rinviato. E non sarà una passeggiata. Ieri la direzione nazionale è stata all’insegna della normalizzazione. Una presa d’atto anche consapevole, ma senza banco di imputati.
Al momento le contestazioni più pesanti a Raciti, segretario regionale, sono venute da Garozzo, faraoniano sindaco di Siracusa, Marziano, assessore uscente che ha perso il match con Cafeo nel suo territorio e Mele, ex sindaco di Terrasini. Episodi che non si contestualizzano nel quadro di una protesta organizzata, ma rivelano un malessere più che latente.
Sotto traccia invece si agita un movimento più consistente che non punta a mettere in discussione Raciti, anche se gli addebita il ruolo di alcune scelte chiave, ma preme per una ridefinizione di equilibri territoriali e geopolitici.
In occasione della prossima direzione regionale i toni infatti saranno ben diversi. Da Catania, e più in generale dalla Sicilia orientale, potrebbero arrivare rivendicazioni precise sul ridimensionamento dell’area Palermo centrica, troppo centrale e baricentrica nelle scelte. Da Cracolici a Lupo, ma soprattutto a Faraone.
Concetta Raia, nel dopo voto ha stigmatizzato scelte e comportamenti del vertice regionale, ma neanche il neodeputato Barbagallo di AreaDem di Franceschini pare intenzionato a fare sconti.
Il triangolo delle scelte e dei conflitti, Faraone-Lupo-Cracolici, rischia di diventare dunque un bersaglio identificabile, ma soprattutto comincia a sentire il rumore dei nemici in termini di discontinuità chiesta su nomi e comportamenti.
Faraone in particolare è accusato di aver sepolto sotto il ‘fuoco amico’ un esecutivo regionale, quello di Crocetta, dove pure erano presenti i suoi tre assessori, Gucciardi, Baccei e Contrafatto, per non parlare di Croce in condominio con Sicilia Futura. Il tasso di litigiosità non è sfumato, peraltro, neanche alla vigilia della campagna elettorale.
Quali altri errori finiranno sul tavolo del confronto Democrat?
Sui tempi di attesa di Grasso, eterno indeciso di inizio estate, la responsabilità è stata condivisa da tutti, mentre sull’accelerazione che ha portato alla candidatura di Micari, l’asse Cracolici-Faraone è stato decisivo, non senza l’apporto dello stesso Lupo. Ma il tema dei colpevoli non affascina gli stessi protagonisti del Pd.
Adesso si sceglierà un profilo di consapevolezza. Bagno d’umiltà e poi tutti pronti a ricominciare. A partire dalle liti interne senza fine.