C’è chi dice no. Il progetto della Pedemontana di Palermo non convince il centrosinistra. I capigruppo di minoranza al Comune hanno tenuto lunedì pomeriggio un convegno sulla questione all’ex caserma Falletta. Presenti al dibattito i consiglieri comunali Massimo Giaconia, Antonino Randazzo ed Alberto Mangano. Una delegazione a cui si è affiancata la deputata regionale del Partito Democratico Valentina Chinnici.
La posizione del centrosinistra palermitano sulla Pedemontana
Ad introdurre i lavori c’era l’ex candidato sindaco Franco Miceli. Il presidente dell’ordine degli architetti di Palermo, oggi consigliere comunale, ha espresso i punti salienti di quella che è la posizione del centrosinistra palermitano sulla Pedemontana. Un’opera che, riferiscono i consiglieri, costerà circa tre miliardi di euro e che presenta “più costi che benefici”.
“Siamo preoccupati di questa proposta – dichiara Franco Miceli -. Ha un forte impatto ambientale e paesaggistico. Intercetta una serie di criticità dal punto di vista idrogeologico. Il Comune di Palermo ha bisogno di rivedere la propria difesa idraulica. Tutte le infrastrutture che intercettano le sorgenti d’acqua che affluiscono sulla città potrebbero avere problemi non secondari, con un costo notevole e con un’infrastruttura principalmente composta da gallerie e viadotti. I numeri non ci convincono. Quali sarebbero i flussi di traffico che attraversano tutta la Circonvallazione per collegare A19 e A29 e che giustificherebbero un tale investimento? Questo non è dato saperlo. La Circonvallazione non può essere un’arteria urbana. Ogni progetto che punti a razionalizzare la viabilità nel nostro sistema urbano deve partire dal piano urbano del trasporto pubblico di massa“.
Il tema degli espropri e l’impatto ambientale
Fra i punti più osteggiati dal centrosinistra palermitano, oltre all’impatto ambientale ed idrogeologico della Pedemontana, c’è il passaggio dei lavori su aree attualmente urbanizzate. Fatto che potrebbe comportare degli espropri. “C’è un problema che riguarda gli espropri. L’opera interferisce con il tessuto urbano, seppur periferico. Avremo viadotti che passeranno sopra le case della gente, gallerie che sfonderanno montagne. Ci saranno momenti di criticità sia su Monte Caputo che sulla sorgente del Gabriele, a San Ciro. Sono tematiche complesse da risolvere. Ci sono tre alternative ma tutte molti simili. Il costo si aggira intorno a tre miliardi. Creerà più problemi che soluzioni. Se si vorrà creare un collegamento fra le due autostrade, bisognerà andare molto più a monte. Andare verso Montelepre come sbocco. Ciò per mettere in contatto il sistema metropolitano con l’aeroporto e l’autostrada A19“.